La gdo nel Mezzogiorno è cresciuta del 55% in sette anni

Attualmente, sfiora il milione di unità -sono 972.1800, per la precisione- la rete di vendita in Italia (contando quelli in sede fissa e in forma ambulante), compresi i distributori di carburante, le farmacie, le rivendite di tabacco e altri generi di monopolio e le forme speciali di vendita che vanno dalla vendita per corrispondenza via internet, al porta a porta e ai distributori automatici. Lo rileva il Rapporto sulle economie territoriali, realizzato dall’Ufficio Studi Confcommercio, che realizza anche un’analisi dell’evoluzione della rete di distribuzione commerciale tra il 2002 e il 2008.

I numeri del retail
Relativamente ai veri e propri esercizi commerciali, l’unico comparto che registra perdite in termini di unità numerica è lo specializzato alimentare, diminuito di 11.540 pdv, cui si contrappone una considerevole crescita delle strutture della gdo, passate da 1.809 unità a 4.203 (contanto tutti i canali), determinando un ridimensionamento del gap tra Nord e Sud Italia, che tra il 2002 e il 2008 vede un incremento del 55%, pari a 1.800 aperture.
A livello regionale, il piccolo dettaglio alimentare registra le maggiori flessioni in Friuli Venezia Giulia (-17,3%), Trentino Alto Adige (-16,3%), Lombardia (-14,9%) e Piemonte (-14%);. Il piccolo dettaglio non food, invece, registra un incremento di 63mila unità: i negozi di abbigliamento-calzature-cosmetici crescono di più nel Lazio (+28,8%), Sicilia (+17,4%), Sardegna (+16,7%), Campania (+14,4%).
Relativamente alle grandi superfici specializzate, l’indagine rileva, al 1° gennaio 2008, 1.400 store concentrati in modo particolare nelle regioni del Nord dove si trovano molti territori ad intensa urbanizzazione: qui si contano 922 punti vendita mentre il resto è localizzato nel Centro (204 unità) e nel Sud (274).
La rete del commercio ambulante ed itinerante supera, sempre al'inizio del 2008- le 160mila unità, con un incremento di poco superiore a 35mila strutturre, di cui quasi la metà concentrate nel Mezzogiorno.

Considerazioni
Il rapporto Confcommercio evidenzia che, “Pur nell’incertezza della crisi che perdurerà ancora a lungo, oggi l’Italia è ancora caratterizzata da un ampio e diffuso pluralismo dei formati e delle formule commerciali e contempera anche elementi di vitalità - il fiorire di nuove imprenditorialità - assieme a elementi di debolezza (primo fra tutti la questione della produttività totale che, nel 2008, si è ridotta di circa 1,5 punti percentuali)”.
Il dato più preoccupante in assoluto riguarda, comunque, la riduzione netta, negli ultimi sette anni del numero dei piccoli esercizi alimentari specializzati al dettaglio. Si tratta di un dato che, rapportato alla crescita della popolazione italiana nello stesso arco di tempo (pari a circa due milioni), evidenzia due aspetti contrapposti: da un lato la crescita potenziale del bacino di utenza per singolo negozio; dall’altro, la riduzione, per questa tipologia distributiva, del suo peso commerciale, a causa soprattutto dell’incremento dei costi fissi di gestione e della progressiva riduzione dei margini unitari dovuta alla stagnazione dei consumi.
“Sui piccoli negozi, sui grandi specializzati e non, sull’intero settore dell’ingrosso, sull’intera filiera della distribuzione, -si legge ancora nel rapporto- pesano, in prospettiva, le tensioni, ancora solo abbozzate, di uno sviluppo competitivo esclusivamente basato sul prezzo o sulle estensioni di referenze trattate. Il margine unitario, comprensibilmente, è oggi lasciato in secondo piano. Ma una sua contrazione prolungata deve fare riflettere già oggi sulle implicazioni negative in termini di sostenibilità del business”.

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