La moda inglese delocalizza in Italia

Pringle of Scotland, uno tra i più diffusi marchi di moda britannici, ha annunciato di voler trasferire una parte della sua produzione in Italia. L' riferisce una nota dell'Ice, Istituto nazionale per il commercio estero, secondo cui il gruppo dovrebbe chiudere lo stabilimento scozzese di Hawick per aprirne uno nuovo nel Norditalia, dove Pringle ha già da tempo delocalizzato buona parte della sua produzione.
Pringle of Scotland non è l'unico brand britannico ad aver scelto il nostro Paese: Aquascutum, uno dei nomi per antonomasia del lusso britannico, produce in Gran Bretagna soltanto le linee "storiche" e ha affidato a Antichi Pellettieri, di Cavriago in provincia di Reggio Emilia, la produzione di sciarpe, borse e scarpe per il 2008. Lo stesso vale per Paul Smith, i cui prodotti sono solo per il 5% Made in Britain e per il 42% Made in Italy.
La lunga tradizione del comparto tessile, l'alta qualità dei filati e dei tessuti e la presenza di manodopera altamente qualificata sono fattori che rendono conveniente spostare la produzione in Italia, uniti a una domanda composta sempre più da clienti "etici", sensibili in particolar modo allo sfruttamento del lavoro minorile e dell'ambiente, e per i quali il "made in Italy" è senza dubbio da preferire al made in China.

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