La realtà virtuale e aumentata al servizio del retailing

Le tecnologie di "Media Reality" permettono di progettare la shopping experience su basi misurabili (da Gdoweek n. 4)

La realtà virtuale nelle sue declinazioni di realtà aumentata, sta entrando in diversi contesti grazie alla grande capacità di simulare non solo degli ambienti ma anche e soprattutto delle esperienze.
Questo consente di avere dei riscontri oggettivi su progettualità afferenti alle attività umane, prima di costruirne gli ambiente e definirne i contenuti. Il retail è uno dei contesti principali in termini di opportunità, in quanto si presta alla simulazione esperienziale e virtuale. Lo stato dell’arte è stato analizzato e raccolto in una trattazione sviluppata da Lorenzo Montagna, board advisor di alcune realtà digitali di eccellenza italiana e fondatore di secondstAvVr. Molteplici gli user case che vanno dal food, all’automotive, al settore bancario.

Gdoweek ha incontrato Lorenzo Montagna: “A breve i dispositivi perla gestione della Vr saranno rilevanti quasi come gli smartphone, con integrazione in molte funzioni”. Ma quali sono le potenzialità per il settore retail: “Nel settore retail -afferma Montagna- le opportunità offerte dalla Vr (virtual reality) sono molteplici. È possibile effettuare delle ricerche in real time in cui i soggetti coinvolti possono interoperare anche a distanza grazie alla fedeltà delle simulazioni. Ma ciò che è particolarmente rilevante è la possibilità di conoscere esattamente l’attività dei tester, per quanto tempo osservano una referenza, se tale referenza è afferrata, quanto il tester staziona davanti a uno scaffale. Con precisione assoluta, molto più di quanto possibile con i sistemi tradizionali di eye tracking. Filmando tutto ciò che i tester vedono, si possono far emergere anche i bluff”. Uno studio che ha poi delle ricadute pratiche sul punto di vendita, precisa Montagna: “Disposizione dello scaffale, display, layout, luci e tutto ciò che determina l’ambiente di un punto di vendita può essere progettato in funzione di dati esperienziali reali, derivanti dall’esperienza dei tester”.

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