L’aceto punta forte sulle specialità

Lo scaffale è concentrato sulla marca Idm e sulle Mdd. Ma l’intera esposizione è rivitalizzata dalle numerose novità (da Gdoweek n. 2)

Categoria di base che ha vissuto un discreto processo di differenziazione, l’aceto cerca di svincolarsi almeno in parte dal vissuto di prodotto banalizzato e dalla mera logica di prezzo. Negli ultimi anni il display si è arricchito, è aumentato il numero medio di referenze, trasversalmente a tutti i canali e aree geografiche, offrendo al consumatore più opzioni di scelta. Il business è concentrato in particolare in ipermercati e supermercati, che totalizzano oltre il 60% in volume, ma nel recente passato hanno evidenziato un trend significativo di crescita soprattutto i discount. Il valore sviluppato si può stimare superi i 115 milioni di euro per un volume di poco oltre i 60 milioni di litri. Soffermandoci sulla segmentazione, in valore l’assortimento è rappresentato per quasi il 43% dall’aceto standard, per una quota vicina al 39% dalle specialità, per il 16% dall’aceto di mele, mentre la quota restante, marginale, è coperta da altri tipi di aceto. Dando uno sguardo all’andamento delle vendite nella gdo, il punto di vista di Carmelo Carriero, direttore acquisti Crai, è che “il mercato dell’aceto nel suo complesso sia in leggera contrazione, al suo interno però crescono le specialità come l’aceto balsamico e le glasse che insieme all’aceto di mele bio fanno il 40% del comparto. Questo dimostra che i consumatori sono sempre più attenti alla qualità e ai prodotti del territorio anche nell’ambito di categorie considerate di servizio”. Dal canto suo Matteo Di Gregorio, buyer Gruppo Gabrielli, sottolinea che “negli ultimi anni il trend in assoluto più dinamico è quello dell’aceto di mele, che cresce anno su anno grazie ai suoi riflessi salutistici”. Thomas Bottacini, category manager private label Migross, conferma che “il comparto dell’aceto risulta complessivamente abbastanza stabile; ma se andiamo ad analizzare nel dettaglio le categorie nelle quali è suddiviso (aceto di vino, di mele e balsamico) notiamo una crescita di interesse verso quello di mele, soprattutto se biologico”. Secondo quanto dice Giovanna Mennella, responsabile reparto conserve, scatolame e condimenti in Coop Italia “la categoria nel 2017 ha generato buone performance di crescita. I segmenti più dinamici sono l’aceto di vino bianco, l’aceto di mele e il succo di limone mentre l’aceto balsamico, che rappresenta il segmento più importante in termini di fatturato, mostra una leggera flessione”.

A sentire il leader Ponti, il quadro a livello nazionale appare in realtà più che positivo. Il mercato dell’aceto resta infatti estremamente dinamico: gli ultimi dati confermano la tendenza alla crescita dell’intero comparto, registrando un +6% a volume (Iri at ott. 2017). Il driver principale resta il classico aceto di vino ma in percentuale la crescita maggiore proviene dall’aceto di mele che a volume ha raggiunto quasi la dimensione dell’aceto balsamico. Rilevante anche il contributo fornito al comparto dall’aceto di alcool di recente introduzione e sviluppo nel mercato italiano. Il balsamico resta il segmento a maggior valore ed il fulcro dello scaffale, in cui trovano spazio specialità che ne aumentano la versatilità di utilizzo. La tendenza di consumo si rivolge a condimenti delicati e meno aggressivi, da cui la crescita oltre che del mele, anche del condimento bianco (di cui Dolceagro Ponti rappresenta quasi il 90%). Ciò spiega anche l’enorme successo delle glasse che pur rappresentando solo il 2% dei volumi del mercato valgono un decimo del valore.

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