Le Pmi puntano sull’innovazione per competere

Il 98% delle Piccole e medie imprese italiane ritiene che l'innovazione sia indispensabile per competere sui mercati nazionali e internazionali, ma anche per ridurre i costi di produzione, il 95% svolge attività di ricerva e sviluppo al proprio interno e, in media, investe il 10,3% del proprio fatturato.
È quanto emerge dall'indagine Impresa e Innovazione, svolta dall'Associazione imprenditore dell'anno di Ernst & Young tra la fine del 2007 e l'inizio del 2008 su un campione di imprenditori di aziende con fatturati compresi tra i 25 e 600 milioni di euro e un massimo di 700 dipendenti, appartenenti a diversi settori di mercato.

L'innovazione fa la differenza
Dall'analisi dei dati della ricerca emerge su più fronti che la competitività è l'obiettivo principale delle strategie delle piccole e medie imprese: in particolare, se per il 98% degli imprenditori l'innovazione è indispensabile per competere, per il 79% l'innovazione consente di differenziarsi dalla concorrenza e favorisce l'aumento delle quote di mercato.
L'evoluzione sempre più rapida dei mercati e l'elevato livello di competizione portano tuttavia gli imprenditori italiani a indirizzare la propria attenzione anche ai costi: il 45% ritiene infatti che l'innovazione sia fondamentale per ridurre i costi di produzione, a tutto vantaggio della leadership sui mercati.
Di rilievo anche l'attenzione al territorio: il 34% del campione afferma di incentivare i processi innovativi all'interno della propria azienda anche con l'obiettivo di migliorare l'impatto ambientale delle proprie attività produttive, e questo grazie all'innescarsi di un circolo virtuoso per cui una produzione più efficace significa un minor utilizzo di materiali e di energia, limitando anche i tempi di produzione. Un po' meno sentita è la propensione alla responsabilità sociale: solo il 25% degli imprenditori riconosce infatti che l'innovazione porta anche al miglioramento delle condizioni di lavoro.
Interessante la propensione tecnologica delle Pmi italiane: il 70% basa la competitività della propria azienda sulla tecnologia e il 47% ritiene, grazie alla propria attività di R&S, di essere avanti di due anni rispetto alla concorrenza. Il 68% dichiara di avere introdotto negli ultimi due anni innovazioni concrete che migliorano prodotti e/o servizi. Il 43% ha creato prodotti e/o servizi prima non esistenti, mentre il 45%, negli ultimi due anni, ha apportato migliorie ai processi; nel 23% dei casi, invece, sono stati introdotti nelle aziende processi completamente innovativi.

Brevettare è meglio
Il brevetto si conferma lo strumento più utilizzato dalle aziende per proteggere le proprie innovazioni: lo dichiara il 69% degli interpellati. Pur affermando di innovare, il 31% delle aziende preferisce invece non ricorrere al brevetto.
Nel complesso, il 72% degli imprenditori conferma che la propria azienda ha brevettato dei prodotti negli ultimi 20 anni.
Secondo l'indagine Ernst & Young, inoltre, nell'80% dei casi le aziende costituiscono al proprio interno team altamente specializzati ed esclusivamente dedicati alle attività di R&S, confermando l'importanza strategica di queste attività, che puntano anche a responsabilizzare e coinvolgere il personale dipendente, prevedendo un riconoscimento per chi sviluppa nuove idee.
Nonostante l'innovazione arrivi quasi esclusivamente dall'interno, tuttavia le Pmi non si chiudono in sé stesse e non considerano le attività di R&S di proprietà esclusiva: l'81% integra le proprie competenze e coinvolge nei propri progetti clienti e fornitori, giungendo a realizzare innovazioni sul campo, con elevate probabilità di venire accettate e promosse dal mercato.
Relativamente ai finanziamenti per la R&S, nel 56% dei casi durante gli ultimi 5 anni le aziende hanno potuto disporre almeno in parte di finanziamenti pubblici.

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