Mapic, progetti faraonici d’Egitto

Gli investimenti vanno dove ci sono i soldi e il Mapic è uno specchio fedele di come sta cambiando la geografia non tanto dei consumi quanto delle opportunità che si stanno aprendo sui mercati internazionali del dopo crisi. Se fino al 2008 i progetti più ambiziosi riguardavano i Paesi dell’Est Europa e le Repubbliche baltiche oggi sono i Paesi arabi ad attirare le maggiori risorse; in prima linea l’Egitto, che vedrà nei prossimi anni la realizzazione di strutture commerciali che, in pieno rigore filologico; si potrebbero definire faraonici.

I progetti italiani
Per restare nei lidi patrii, oltre al profluvio di nuovi outlet che ci attende e al quale abbiamo già accennato ieri si evidenziano alcune tendenze di cui parleremo diffusamente nei prossimi numeri di Gdoweek: 1) Coinvolgimento dei retailer locali per sfuggire all’omologazione delle gallerie (e delle gallerie con i centri storici); 2) Food court più ricche; 3) Ancore alimentari di dimensione minore: gli ipermercati da 15mila mq interessano poco; 4) Più leisure per trasformare i centri in strutture il tempo libero.
Inutile dire che di qualsiasi progetto i promotori vantino una catchment area misurabile in centinaia di migliaia di utenti e, soprattutto, la mancanza di sovrapposizione con strutture preesistenti. Questo anche in aree del Nord già straaffollate; solo il tempo potrà dire se si tratta di analisi realistiche.

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