Niente più definizioni. È tempo di lasciare spazio alle visioni

    L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Gdoweek n. 6)

    Quando un giornale si chiama Gdoweek denuncia subito la sua età, un po’ come quando si dichiara di sapere chi è il Tenente Sheridan o la Brillantina Linetti. Un tempo, Gdoweek era il fratello più giovane de L’Alimentarista, altro titolo che raccontava l’era della propria nascita, ancor prima Il Droghiere. Oggi Gdoweek è un brand iconico, quindi non si tocca, ma dentro (al giornale e al settore) ormai c’è ben altro e di più.

    È la stessa gdo ad essere cambiata profondamente, le catene sono sempre più omnichannel, i formati di cui continuiamo a parlare per comodità, non sono più definiti dalla metrature e anche l’ultimo baluardo: il discount, oggi, esce dalla definizione classica, massificata, e si declina come vuole la singola insegna ... non più discount ma format Aldi, Eurospin, Lidl ...

    Poi ai B&M si sono aggiunti gli e-tailer, Amazon, ovviamente, ma anche gli italiani, Cortilia, Tannico, ... l’arena competitiva si amplia a dismisura, se aggiungiamo gli ibridi, sempre più frequenti, che mescolano vendita e ristorazione, la lista si allunga. Infine, non parliamo più di soli centri commerciali, oggi ci sono i lifestyle center, uffici, negozi, abitazioni, gallerie d’arte e musei, e soprattuto ristorazione, non mi riferisco agli chef stellati, che ci sono da sempre, ma alle catene, McDonald’s, ma anche Spontini, gli specialisti della carne, come Road House, gli etnici come Calavera (sempre Gruppo Cremonini), Wagamama, Sushi Daily che è ormai un corner in moltissimi ipermercati. E fin qui ci siamo limitati al mondo del food. Altrettanto vasta e variegata è l’offerta lato fashion, arredo, design ... Nascono nuove esigenze, negozi pensati per essere “instagrammabili”, luohi che non vendono ma si limitano a “mostrare”, perché lo shopping si fa online, spazi temporanei, pop up, per l’appunto, spazi fissi con un’offerta che cambia a seconda del tema, abbracciando così la teoria che fa del “negozio” un medium a tutti gli effetti.

    Abbiamo uno scenario che perde i confini e guadagna in centralità del cliente; cadono le definizioni e ad esse si sostituiscono le visioni. È un fatto: Il futuro è nelle mani dei visionari.

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