Rifiuti, la Gdo può dare il suo contributo

L'emergenza rifiuti in Campania è ormai da mesi uno dei temi più importanti del dibattito pubblico. Gdoweek, settimanale del Gruppo Sole 24 Ore Business Media, ha parlato del ruolo della distribuzione nell'ambito delle politiche di riciclaggio e di sostenibilità con l'economista ambientale Guido Viale.

Da tempi non sospetti lei parla di “società dei rifiuti”: a suo parere in Italia la situazione è fuori controllo solo in Campania?
No, è fuori controllo in tutto il mondo e soprattutto nei cosiddetti paesi in via di sviluppo -quelli che una volta si chiamavano Terzo e Quarto mondo-, compresi i paesi emergenti come Cina, India e Brasile che continuano ad essere il recapito finale di rifiuti pericolosi e tossici, come computer o navi dismesse, che i paesi sviluppati non si sono ancora attrezzati per gestire. L'Italia si trova in una situazione particolarmente critica per quattro ragioni di fondo:
- la scarsa disponibilità di suolo inutilizzato adatto (per motivi idrologici, viari e demografici) a collocarvi discariche;
- il ritardo culturale in materia delle amministrazioni pubbliche, ma anche delle associazioni imprenditoriali;
- la mancanza di fiducia dei cittadini nei confronti delle loro amministrazioni;
- il tessuto produttivo, con preminente presenza di piccole e medie imprese, perlopiù terziste, che lavorano con materiali non di proprietà, di cui spesso non conoscono origine né composizione, con conseguente dispersione della produzione di rifiuti speciali;
- la presenza di potenti organizzazioni criminali colluse con le amministrazioni locali e nazionali.

In occasione dell'emergenza rifiuti in Campania, lei ha proposto di vietare da subito la vendita di prodotti imballati food e non food in tutta la regione: si trattava di una provocazione o la ritiene davvero una misura necessaria e praticabile?
Non è una provocazione, ma l'unica soluzione per impedire che durante il periodo dell'emergenza -destinato a durare anni, e non mesi o settimane, come pretende l'attuale Commissario straordinario- la massa dei rifiuti urbani prodotti ogni giorno in Campania (7200 tonnellate al giorno) ecceda la capacità di una loro collocazione sia in discariche fortunosamente aperte o riaperte che in impianti di selezione e stabilizzazione riabilitati, sia in altre regioni, che, nel migliore dei casi, hanno offerto di accogliere l'equivalente di una o due giornate della produzione campana di rifiuti.

Le risulta che qualcuno l'abbia adottata?
Per quel che ne so, non c'è stato alcun precedente di applicazione di questa proposta, ma non esiste neppure alcun caso di emergenza rifiuti come quella campana, che dura ormai da 15 anni senza prospettive di soluzione a breve. Esistono comunque numerosi esempi europei -e anche, in misura molto ridotta, italiani- di contenimento alla fonte di rifiuti urbani. La gdo ne è spesso protagonista. Tra questi, il cauzionamento dei vuoti a rendere, che in molti paesi costituiscono ormai la maggioranza dei contenitori di liquidi alimentari; la vendita alla spina di prodotti sfusi, detersivi, ma anche prodotti alimentari come pasta, riso, olio, ecc.; la promozione di prodotti lavabili in luogo dei prodotti usa e getta (per l'incidenza che hanno sul volume e la problematicità dei rifiuti urbani, questo interessa soprattutto i pannolini per bambini e adulti incontinenti); nel settore ristorazione, l'eliminazione delle stoviglie usa e getta in mense e pubblici esercizi e l'introduzione di servizi mobili di lavaggio delle stoviglie in occasione di fiere e feste all'aperto.

Ha parlato anche di spacchettamento alle casse, di raccolta “porta a porta” e anche di tassare le bottiglie di acqua minerale: non pensa che il tutto, se anche prendesse piede, si tradurrebbe in un costo aggiuntivo per i consumatori?
Il costo che in consumatori pagano e hanno pagato per la gestione dei rifiuti senza raccolta differenziata - in parte attraverso la Tarsi e la Tia, in parte attraverso il sovvenzionamento pluriennale, a carico dell'erario statale, del commissariamento straordinario di ben cinque regioni- è superiore a qualsiasi altro intervento teso al contenimento dei rifiuti urbani prodotti o alla loro raccolta differenziata anche alla fonte. La logistica di ritorno è il futuro della distribuzione, come ben sanno i responsabili della supply chain. La sua estensione al consumatore finale marcerà di pari passo con la diffusione della spesa telematica e dell'e-commerce. Quanto all'acqua minerale, basterebbe far pagare ai produttori/distributori il costo effettivo della raccolta, del recupero dei suoi contenitori -e non solo il costo differenziale della loro raccolta separata- per adeguarne il prezzo al costo effettivo. Oggi, quello che i consumatori non pagano all'acquisto lo pagano tutti in costi di gestione dei rifiuti e di degrado ambientale. L'Italia comunque è il paese europeo che ha l'acqua degli acquedotti più pura e che consuma tuttavia più acqua minerale, tra l'altro trasportata da una capo all'altro del paese. Per questo in Campania e forse altrove, per tutto il tempo dell'emergenza, più che una tassazione propongo la completa proibizione della sua vendita, tranne nelle situazioni in cui l'acqua dell'acquedotto non sia potabile.

Le autorità sanitarie hanno dichiarato che in Campania il pericolo maggiore è dato dai rifiuti organici abbandonati per strada insieme al pattume vario. Cosa si potrebbe fare per incentivare la raccolta differenziata, almeno per quanto riguarda l'umido?
In molti contesti della regione si può promuovere il compostaggio domestico. È sicuramente complicato, ma è la strada più breve, insieme al blocco degli imballaggi superflui e dell'usa e getta, per uscire dall'emergenza. Per il resto, con la raccolta differenziata porta a porta si può ottenere dell'umido di qualità che può provvisoriamente essere trattato anche in impianti di altre regioni.

Cosa pensa della proposta di abolire gli shopper di plastica? Si tratta di un obiettivo minimo facilmente raggiungibile?
È realizzabile anche subito, non nel 2010. Va sostituito con uno o più retini di nylon che ogni persona dovrebbe portare sempre con se, anche per far fronte ad acquisti estemporanei.

Immaginiamo un'azienda che voglia abbracciare l'ecosostenibilità dei suoi imballaggi: quali sono le scelte da bandire e quelle da adottare?
Il vuoto a rendere anche per gli imballaggi primari e secondari, con soluzioni che ne permettano la compattazione in fase di restituzione. Il problema non è l'imballaggio o il suo materiale, ma la messa a punto di una rete logistica.

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