Riflessioni su liberalizzazioni e mercato

Che panni vestiamo oggi? Genitore, cliente, lavoratore? Una certezza: siamo sempre e comunque protagonisti di “Uno, Nessuno e Centomila”, il geniale Pirandello sì che se ne intendeva e così ben focalizzò la nostra capacità, tutta umana, di cambiar parere, personalità in base ai panni che vestiamo. Una schizofrenia che si esalta a parlare di liberalizzazioni. Categorie agguerritissime come i tassisti, altre ancora poco sensibili come gli albergatori, alcune in perenne lotta come i farmacisti. A stimolare questo bailamme ci sono le “nuove merceologie” che bussano alla porta della legalità, prostituzione e cannabis e qui è un affair da politici. I sindacati dicono la loro, contrari in linea di massima, come lo sono quasi sempre, a qualsiasi forma di liberismo. Lo strumento tasse viene sventolato sotto il naso dell’e-commerce nella speranza che retroceda (alcuni vorrebbero che sparisse). Poi ... poi torniamo a casa, lasciamo i panni del lavoro, ed ecco che la libertà del poter fare, del poter decidere, ma anche la possibilità di risparmiare tempo o denaro ci trasforma in un esercito di liberisti in pantofole. E così sarà, la strada della cultura delle liberalizzazioni è lunga e non certo priva di spinosità, ma è un’onda lunga che non si fermerà, è la strada perchè l’economia possa riprendere a funzionare, secondo le regole che da sempre governano il mercato, il libero mercato, per l’appunto.

 

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