Sound of Things, l’audio social che aggrega le persone

In un’epoca dominata dall’immagine, dunque dal senso della vista, dove ogni tanto fa capolino l’olfatto, mentre l’udito emerge solo quando c’è un fastidio, la piattaforma ideata dalla startup di Merano (Bz) SoundOfThings Srl guarda la socialità e anche il marketing da una prospettiva diversa. Forse eccentrica, ma non solitaria, infatti ha trovato già un’azienda che ha deciso di investire sul nuovo canale, Eni Gas e Luce.

SoundOfThings viene definito dal Ceo Germano Marano “una piattaforma per descrivere il mondo attraverso il suono delle cose, delle persone e delle esperienze, un social network e anche una piattaforma di marketing per le aziende”.

Come funziona SoundOfThings

Lo strumento è una app per lo smartphone, il mezzo di comunicazione è il Sound Emotion, una breve registrazione, dura 17 secondi al riparo da diritti Siae, e l’ambiente di condivisione è il Sound Village, luogo d’incontro virtuale e reale. Un Sound Emotion è un ricordo audio creato dall’utente con il proprio smartphone, legato a un mood proposto, ovvero un ambiente sonoro emotivo costruito con la musica, e a un environment che aggiunge altri elementi non musicali (suono del traffico, per esempio), entrambi proposti dalla app, e infine a un’immagine, una foto scattata dall’utente alla fine della registrazione. Il risultato è un mini-montaggio audio co-costruito in cloud dalla app sulla base del materiale registrato in tempo reale, arricchito da ciò che la app consiglia all’utente, appunto musica e suoni ambientali.

Questi contenuti aggiuntivi che si trovano già in SoundsOfThings e che l’utente seleziona vengono invece creati da musicisti professionisti che si iscrivono nel Composer Portal, una community professionale che può sfociare in guadagni reali quando a scegliere le tracce aggiuntive saranno le aziende con le loro campagne. I momenti acustici composti da tutti questi elementi vengono condivisi dagli utenti all’interno del Global Sound Village e possono essere fruiti virtualmente da tutti.

Quando viene creato un sound emotion, la app automaticamente attribuisce dei tag, grazie a una AI che legge suono e immagine. In più, l’utente può geolocalizzarli, ovvero restringerne la fruizione a un’area circoscritta definita sulla mappa. Nascono così i Sound Village e i Sound Hut (capanne), contenitori di sound emotion geolocalizzati, e anche sponsorizzati, corrispondenti a un luogo fisico reale. Solo chi transita fisicamente in quel luogo potrà ascoltarli e a sua volta entrare nel village con il proprio sound geolocalizzato.

L’idea è animare una inaugurazione, un evento, una festa reali attraverso una emozione sonora condivisa virtualmente, legare reale e virtuale per generare traffico. Le aziende coinvolgono i propri contatti segnalando l’apertura di un sound village; l’utente con la app riceve una notifica e visualizza i villaggi su una mappa; chi si reca all’evento e crea il proprio sound emotion, oltre a partecipare a un concorso o iniziativa promozionale, può fare letteralmente parte della campagna dell’azienda, traendone guadagno in base alla lead generata e ai click degli utenti sulla propria emotion.

“I giovani ascoltano musica e giocano con i suoni -ha detto il dj Mario Fargetta, primo tra i Composer arruolati dalla app- penso che l’idea verrà recepita molto bene e si divertiranno tantissimo”. È questo dunque il target di elezione del social acustico, che mira a captare in maniera non passeggera le fasce d’età che evitano il pur diffusissimo facebook preferendogli Snapchat, youtube o Instagram. L’idea punta anche sul potere evocativo del suono, che ben si adatta a una campagna di marketing. Inoltre, la piattaforma permette di inviare messaggi diretti e di chattare, un’ulteriore occasione di comunicazione commerciale. Il prossimo passo è il lancio internazionale che partirà da Londra, dove la app è già operativa. “Miriamo a diventare un business globale - afferma Germano Marano - come alternativa ai social visuali. Speriamo che il mondo cambi, e in realtà sta già succedendo, basta guardare le campagne già fatte da McDonald’s e Expedia basate su concetti molto simili”.

 

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