Editoriale | L’offerta di biologico è una delle arene su cui si gioca oggi la competizione

Cristina Lazzati
L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Gdoweek n. 17, 15 novembre 2021)

Per il nostro Paese, il biologico rappresenta un asset importante, basti pensare che le vendite nel 2021 hanno raggiunto i 4,6 miliardi di euro (+5% rispetto a luglio 2020). Anche l’export made in Italy cresce, con +11% rispetto allo scorso anno. L’Italia è il primo produttore di bio in Europa al punto che il bio made in Italy potrebbe diventare presto un marchio.

Se poi entriamo nella grande distribuzione, vediamo che anche lì, il bio ha fatto passi da gigante, prima nei freschi, poi nei confezionati e ora, nella sua versione eco od organic, anche nei detersivi e nella cura persona. Molte catene della gdo hanno arricchito la loro offerta, una spinta data anche dall’aumento della domanda. Quindi, da specialty, il bio è ormai mainstream e arena di competizione. Sdoganato dalle insegne con Dna tedesco o Nord europeo, da Lidl a Despar, che lo hanno portato sotto forma di mdd, a costi moderati, abbattendo così la barriera psicologica del prezzo. Di conseguenza, per un’insegna, avere “bio” nella propria offerta, non basta per differenziarsi, si è ampliata la domande di referenze e si è accentuata l’attenzione al prezzo.

In sintesi, il bio è soggetto a tutte le tendenze che riguardano il mondo del food, ma un po’ di più! Per esso la comunicazione on- pack e instore è strategica. E, a proposito di packaging, il bio, più del convenzionale, deve essere in grado anche di offrirsi con confezioni che siano rispettose dell’ambiente e facilmente riciclabili.

Senza dimenticare il localismo: non è un caso che, tra i trend per il 2022 di Whole Foods Market, al primo posto ci sia la “Ultra Urban Farming”. Infatti, dalla prima terrazza di coltivazione idroponica sopra il supermercato di Brooklyn sono passati un po’ di anni e l’offerta si è ampliata, grazie al vertical farming, e la distanza adesso è di pochi metri tra coltivazione e vendita.

Anche l’attenzione all’ambiente è attesa ancora di più nel bio. Non stupisce che, sempre nella classifica di WFM, entra Kernza®, un cereale perenne, sviluppato da The Land Institute che appartiene a quei cereali che aiutano a sostenere e migliorare la salute del suolo. In sintesi, se è vero che il bio non è più specialty, altrettanto vero, che è meglio non trascurarlo.

(Editoriale Gdoweek 17, 15 novembre 2021)

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