Cesare Ponti, confermato presidente Aiipa, fa il punto sull’industria alimentare

L'assemblea generale dell'AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) si è chiusa con la riconferma alla carica di presidente di Cesare Ponti (in foto): nato a Novara, 29.05.1940 e laureato in Economia e Commercio alla Bocconi nel 1963. Insieme al fratello Franco, rappresenta la quarta generazione alla guida della Ponti spa, fondata nel 1867 da Ponti Biagio.

Cesare Ponti ha relazionato l'Assemblea discussione e valutazione dei dati economici, consuntivo 2010 (produzione +1,6%) e congiunturali 2011; dall'altra, nel segno di un ruolo dell'industria alimentare evoluto e responsabile rispetto a tutti i cambiamenti intervenuti nella società italiana, è stata l'occasione per la presentazione delle iniziative che AIIPA promuove, o alle quali aderisce, per la tutela della salute e dei corretti stili di vita dei cittadini.

Lo scenario delle industrie alimentari secondo Aiipa
Ponti, in uno scenario con luci e ombre, ha definito l'export il punto forte per sostenere le vendite. Dal punto di vista economico, in un Paese che fatica a risalire la china della crisi internazionale ed è in ritardo rispetto ai principali Paesi concorrenti, Germania in primis, la ripresa a livello mondiale degli scambi commerciali è stata determinante per consentire all'industria alimentare italiana di mettere a segno, dopo la battuta di arresto del 2009 (-4,2%), un brillante risultato delle sue esportazioni con un +10,5%, per un valore complessivo per la prima volta superiore ai 20 miliardi di €. Il dato 2010 si inserisce, confermandolo, nel trend molto positivo (+66%) del decennio 2000/2010.

Consumi deboli
Così come l'industria nel suo complesso, anche il settore alimentare ha puntato sull'export per controbilanciare la debolezza dei consumi interni che tardano a recuperare il deficit accumulato dall'inizio della crisi. Nonostante il leggero recupero del 2010 (+ 0,3%), la perdita di oltre 6 punti negli ultimi quattro anni lascia ormai intravedere un cambiamento strutturale del modello dei consumi alimentari, che si riflette nella spesa downgrading delle famiglie italiane. I primi mesi del 2011 confermano purtroppo questa tendenza, presentando una nuova flessione nel primo trimestre. La faticosa e lenta prospettiva di recupero dei consumi trova conferma nell'alterno andamento della produzione alimentare, che realizza nel 2010 un risultato positivo (+ 1,8%) chiudendo però l'anno in frenata, che si trasforma in leggera flessione nei primi mesi del 2011 (-0,6%).

L'impennata delle materie prime

Ad appesantire un  quadro già di per sé non semplice e lineare, il ritorno della speculazione sulle materie prime alimentari  che nell'arco di un anno realizzano un incremento stimato intorno al 45%, con picchi per alcune derrate di oltre il 70%: un trend non solo preoccupante, ma in grado di compromettere i già precari equilibri di filiera, con la componente industriale che da anni vede una progressiva deriva dei margini, non più sostenibile per un settore industriale che fa della qualità, della ricerca e della innovazione i punti di forza di un'eccellenza alimentare simbolo del made in Italy nel mondo.

La sfida della nuova PAC

In un quadro mondiale che si proietta verso cambiamenti epocali, attraversato da trasformazioni di straordinaria rilevanza che investono intere aree geografiche d'importanza politica/strategica, con una domanda alimentare che crescerà parallelamente all'incremento della popolazione mondiale (9 miliardi di abitanti sono le previsioni per il 2050 con un aumento del 70% dei consumi attuali di cibo) è indispensabile che la PAC rimetta al centro dei propri obiettivi la valorizzazione della produzione e la competitività della filiera agro-alimentare europea. Prioritario, inoltre, che i criteri di sostegno non comportino effetti discriminatori e penalizzanti per alcune componenti della filiera stessa, e che gli operatori economici siano messi in grado di competere in un quadro paritario di diritti e doveri, evitando ogni distorsione concorrenziale che alla lunga indebolirebbe la competitività non solo di singoli attori ma dell'intero comparto agro-alimentare europeo.

Prospettive 2011
Ancora una volta l'export sarà il fattore di traino dell'economia alimentare del Paese per compensare l'andamento alterno della domanda influenzata sempre più da elementi strutturali che ne condizionano le capacità di espansione. È necessario quindi:
sostenere maggiori sforzi promozionali  per l'export, che meriterebbe un più adeguato supporto da parte delle istituzioni,
puntare su una maggiore efficienza delle filiere, ottimizzando i rapporti e la cooperazione tra le diverse componenti,
fare affidamento sulla capacità di iniziativa delle imprese, incentivando e sostenendo i programmi di ricerca e di innovazione per rafforzarne la competitività e mettere in grado il sistema di affrontare le sfide del mercato globale.

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