Il Consorzio del Parmigiano-Reggiano dirotta verso l’export 50mila forme

Per uscire dalla complessa crisi che da tempo fa registrare quotazioni al di sotto del valore dei costi di produzione e rilanciare il mercato, il Consorzio del Parmigiano-Reggiano metterà in atto due azioni approvate dall’Assemblea generale dei delegati del Consorzio. Mentre è atteso per i prossimi giorni il bando dell’Agea (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) per il ritiro di forme di Parmigiano-Reggiano e Grana Padano da destinare agli indigenti per un valore di 50 milioni di euro (27 dei quali per il primo e 23 per il secondo), il Consorzio procederà innanzitutto ad un’integrazione delle risorse pubbliche per 2 milioni di euro, così da consentire il ritiro di 100mila forme (pari al 5% della produzione di otto mesi), a un prezzo superiore alle attuali quotazioni di circa il 7%, cedendo le opzioni di vendita raccolte in queste settimane tra i caseifici alla ditta che si aggiudicherà il bando.
A questa prima azione se ne affiancherà un’altra del tutto inedita nei 70 anni di vita del Consorzio, ovvero un intervento diretto che porterà a ulteriori ritiri di prodotto, pari a 50mila forme, inserite in un progetto promozionale sull’estero finalizzato all’ampliamento dei mercati internazionali.
L’intervento – condotto in sinergia con Buonitalia, che comparteciperà finanziariamente al progetto – riguarderà forme caratterizzate dal marchio di 1° categoria, sottoposte a un’ulteriore espertizzazione a 18 mesi per l’apposizione del marchio export e da avviare sui mercati internazionali a stagionatura completata a spese del Consorzio.

Rischio ponderato
Con il doppio intervento, dunque, dal mercato domestico sarà distolto il 7,5% della produzione di otto mesi, e per il ritiro condotto autonomamente dal Consorzio i caseifici conferenti percepiranno 7,5 euro al kg. “L’obiettivo -spiega il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai- è evidentemente quello di concorrere a tonificare le quotazioni, e la sua importanza è pari alla sua urgenza, tanto da indurci a un’azione che non ha precedenti e porta il Consorzio ad un ruolo decisamente più attivo sui mercati, con un’assunzione di compiti e di responsabilità che vanno al di là della tutela e della promozione dell’immagine del prodotto. In questo modo il Consorzio si fa carico di un rischio, comunque ben ponderato, ma ad esso non ci si può sottrarre nel momento in cui si è di fronte ad un pericolo ben più grave che riguarda centinaia di caseifici e migliaia di produttori”.

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