Kiabi potenzia l'integrazione tra canale fisico (i negozi) e mondo web. Franchising, eCommerce, sostenibilità fra le direttrici di sviluppo nel 2021

Kiabi, insegna e marchio francesi, attivi sul mercato italiano da molti anni (è una delle catene di punta della famiglia Mulliez, Auchan), con 42 anni di esperienza nel campo della moda, punta a sviluppare la propria rete al dettaglio tramite un progetto di affiliazione commerciale, lanciato nel 2020,  e caratterizzato, fra l'altro, dalla gestione dello stock in conto vendita. L'apertura dei nuovi negozi privilegerà posizioni strategiche nei capoluoghi di provincia, preferibilmente situate in un centro commerciale primario, con aree di vendita di almeno 1.000 mq.

Nel gennaio 2021 Kiabi ha lanciato il servizio gratuito ritiro in negozio in 4 ore in tutti i punti di vendita italiani, dove è possibile pagare e ritirare il prodotto in tutta sicurezza durante gli orari di apertura. Attraverso questa modalità è possibile consultare lo stock disponibile nel punto di vendita prescelto direttamente dal sito Kiabi.com. L'équipe Kiabi contatta direttamente il cliente via sms e finalizza l’acquisto.

Kiabi è arrivata nel mercato italiano venticinque anni fa con l'apertura del primo negozio a Milano. Oggi l’insegna campeggia su 33 punti di vendita, è il primo e-retailer del mercato dell’abbigliamento online per volumi di vendita. Il sito kiabi.com registra più di 200 milioni di visite all’anno. La piattaforma di vendita online rappresenta il 20% del fatturato del brand: il giro d'affari è cresciuto del 43% rispetto al 2019, con il 60% di nuovi clienti nel 2020.

Sostenibilità: gli angoli second-hand

Entro il 2025 le collezioni saranno al 100% eco-sostenibili, con modello economico circolare. L’azienda vuole riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti esistenti, trasformando i rifiuti in risorse: per tagliare il traguardo del 100% di materiali sostenibili utilizzati per la produzione di indumenti e accessori tessili.

Focus anche sull’organizzazione logistica e di trasporto per ridurre l’impronta di carbonio sull’ambiente. Il 22% degli acquisti di Kiabi sul 2020 è avvenuto con materiali più sostenibili. Sono stati prodotti 2,5 milioni di pantaloni denim trattati con il metodo eco-wash, 37 milioni di t-shirt e 2,8 milioni di body da neonato in fibre di cotone da agricoltura biologica e integrata.

Maggiore attenzione Kiabi dedica anche allo smaltimento e al riciclo tessile puntando sul progetto della seconda mano. In Francia ha dato il via a 2 laboratori di personalizzazione per adattare, prolungare la vita dei capi presso gli store di Cormontreuil e Merignac. Ha lanciato 6 corner dell’usato nei negozi stessi.  L’obiettivo 2021 mira a 25 corner di seconda mano in Francia, Italia, Spagna e Belgio.

Un format sempre più ibrido

Il modello x-canal facilita alla clientela l'accesso al servizio da web e dai punti fisici. I clienti possono rivendere i loro capi d’abbigliamento di qualunque marca e acquistare online indumenti di seconda mano. Il negozio Kiabi di domani sarà ibrido, un vero e proprio luogo di vita, protagonista di un’economia virtuosa.

KIABI, dati chiave 2020

Fatturato: 1,692  mld €

Fatturato web mondiale: 180 mln €

226 milioni di visite all’anno su kiabi.com

>25 milioni di clienti nel mondo

+2,4% la crescita

330 negozi in Francia

133 negozi all’estero

463 negozi totali

>5,8 milioni di fan nei social media

8.000 dipendenti nel mondo, 580 in Italia

200 i dipendenti all’ufficio Stile, con a capo Alexander Pesty

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