Coop fa il punto sul futuro, tra criticità e strade virtuose

Annus horribilis per la gdo che deve affrontare mesi non certo facili. Il Rapporto Coop 2022 traccia gli scenari. E Coop sottolinea le iniziative attuate e da attuare

Lo scenario economico internazionale non è dei migliori. E per la gdo il 2022, e forse ancor di più il 2023, potrebbe rappresentare un anno molto difficile, probabilmente il più difficile degli ultimi 20 anni. I fattori sono tanti. Su tutti due influiscono in modo particolare: l’eccezionale rincaro dei listini industriali e l’esplosione del caro energia. Stando a quanto emerso dal Rapporto Coop 2022 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani,  redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Nomisma Energia, Npd, i prezzi dei beni alimentari venduti dall’industria alle catene della gdo sono cresciuti del 15% rispetto allo scorso anno. E se per ora il largo consumo ha tenuto, grazie a italiani che non hanno voluto tagliare sul carrello, le prospettive per l'autunno-inverno sono diverse.

Le possibili soluzioni

"Domenica negozi chiusi? Non è una buona idea -chiarisce senza mezzi termini Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori)-. Possiamo risparmiare energia riducendo gli orari di apertura chiedendo maggiore flessibilità, tramite una nuova organizzazione dell'illuminazione delle vetrine, rivedendo la catena del freddo e ampliando la presenza del Led". E aggiunge: "Le cooperative di consumatori hanno per loro natura il dovere di essere un presidio di garanzia di qualità a prezzi convenienti per tutti gli italiani, qualunque sia la loro condizione sociale. E’ evidente che la missione è sempre più complessa, visti gli effetti provocati prima dalla pandemia, poi dalla guerra con le sue ripercussioni sul costo dell’energia e delle materie prime".
Dal canto suo, Coop ha attuato un'importante operazione annunciata nei mesi scorsi che coinvolge i prodotti a marchio del distributore. "Noi di Coop abbiamo fatto una scelta di posizionamento proprio nel 2020 nell’anno della pandemia, l’abbiamo annunciata a maggio scorso e la stiamo attuando, pensiamo sia una scelta importante e vincente che si basa sul nostro prodotto a marchio: la migliore integrazione fra i valori di Coop, la sostenibilità e la convenienza -chiosa Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia-. Ad oggi siamo solo alla prima fase del nostro progetto che lo ricordo una volta a regime (entro 2024) includerà circa 5.000 nuovi prodotti Coop che innoveranno l’offerta del 50%. I primi dati non solo ci danno ragione ma riconfermano la straordinaria forza del nostro prodotto; nel segmento della colazione, il primo ad essere stato rinnovato, registriamo nei primi due mesi di lancio (giugno/luglio) un incremento della quota di mercato del prodotto a marchio a quantità dell’8,3% passando quindi dal 23.6% al 31,9%. Il potenziale di risparmio per le famiglie è considerevole. Primi risultati in una congiuntura non facile che rivendichiamo con una giusta dose di orgoglio”.

Su questo aspetto Pedroni aggiunge: "Come Coop abbiamo scelto di fare fino in fondo la nostra parte per difendere il potere di acquisto dei soci e consumatori senza abbassare la qualità e la sostenibilità dei prodotti; da qui la scelta di un forte e innovativo sviluppo della nostra marca, del Prodotto Coop, come faro della nostra offerta; i primi riscontri di questa scelta sono davvero incoraggianti”.

Lo scenario

Il Rapporto traccia anche una panoramica della gdo. Il 2022 registra un lieve ritorno alle espansioni delle superfici, per lo più a discapito dei punti di vendita di prossimità. Cresce il discount che continua a registrare un importante incremento mentre prosegue il declino del formato dell’ipermercato. Non cresce l'e-grocery che si mantiene su quote molto basse soprattutto se paragonate al resto d’Europa; nel 2021 si attesta su un 2,9% con previsioni 2030 che non superano il 6% a fronte di ben altro dinamismo in casa degli inglesi (dal 12% al 19%) o dei francesi (dall’8,6% al 16%).

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