Wal-Mart accusa i primi colpi in Cina

L'austerity introdotto dal Governo cinese impatta negativamente sulle vendite di prodotti di lusso (soprattutto pelletterie e orologi). A tal punto che Wal-Mart dichiara un calo nel 3° trimestre

Wal-Mart, il gigante di Bentonville (Arkansas), primo retailer mondiale con vendite annue globali superiori a 470 miliardi di dollari, ha registrato un decremento dei ricavi in Cina (-1,6%) nel 3° trimestre 2014 (a parità di rete) a causa di un calo nelle vendite di gift card e altri prodotti legati ai doni (ricordate il divieto di regalare orologi di lusso introdotto nel 2012?). La notizia acquista una connotazione più seria se calata nel contesto economico-sociale cinese caratterizzato una stretta dei consumi luxury soprattutto nei negozi di proprietà statale, fenomeno che ha inciso sulla confidenza dei consumatori cinesi e quindi anche sulle performance delle imprese private.

Imprese private che hanno un ruolo tutt'altro che irrilevante nella distribuzione in Cina (Auchan è partner del n° 1 del retail cinese, Sun Art Retail Group): Wal-Mart ha 400 negozi (pensa di chiuderne a breve 25, come informa The Wall Street Jorunal Europe) ma le previsioni per il 2018 parlano di altri 180 esercizi: insomma, il calo c'è, ma questo trend non inficia le strategie di Wal-Mart nel medio-lungo termine.

Nelle quali rientra anche l'integrazione tra il ramo "brick&mortar" e l'attività on-line  attraverso Yihaodian di cui Wal-Mart detiene il 51%.

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