Walmart cede Bonobos e mette a bilancio una minusvalenza

Il gigante Usa della gdo ha dismesso il brand di moda, confermando la difficoltà nell'integrare aziende nate in contesti diversi

Pagato nel 2017 ben 310 milioni di dollari, Bonobos è stato rivenduto da Walmart ad appena 75 milioni. Dunque il leader mondiale della gdo ha preferito mettere a bilancio una pesante minusvalenza pur di disfarsi del brand di abbigliamento maschile da 200 milioni di fatturato nel 2022, che finora ha stentato a decollare. A comprare sono stati Express Inc e Whp Global, quest’ultimo già proprietario di marchi come Toys “R” Us, Anne Klein e Joseph Abboud. Whp Global ha messo sul piatto 50 milioni di dollari per Bonobos, mentre Express partecipa all’operazione con 25 milioni, che la portano ad acquisire le attività operative e ad assumersi le  passività del business Bonobos.

Una nuova dismissione per il gigante della gdo

La dismissione si aggiunge a una serie di altri insuccessi di Walmart nel campo dell’abbigliamento. I casi più emblematici hanno riguardato il portale di vendite online Shoes.com e il brand di lingerie Bare Necessities. Entrambe le cessioni si sono concretizzate nel 2020, mentre l’anno precedente era stata ceduta ModCloth, azienda di moda femminile. Mentre è di pochi mesi fa la vendita

di Moosejaw , retailer di attrezzature e abbigliamento outdoor, a Dick's Sporting Goods Inc. La società era stata acquisita nel 2017 per circa 51 milioni di dollari, mentre non è stato fornito il prezzo di cessione.

Da Walmart non hanno fornito indicazioni particolari sull’operazione, limitandosi a ricordare che nei sei anni di controllo della società, quest’ultima è passata da 70 milioni di articoli “a diverse centinaia di milioni”. Per poi aggiungere che era “il momento giusto per vendere Bonobo”.

La cessione dovrebbe concludersi entro luglio, all'ottenimento delle autorizzazioni previste.

La difficoltà di integrare i marchi di abbigliamento

Tutte queste operazioni stanno a indicare la difficoltà di integrare società native digitali all’interno di un grande gruppo fortemente radicato sul territorio come Walmart, che pure in questi anni ha dimostrato di credere molto nell’e-commerce. Tanto da essere al secondo posto nelle vendite online secondo il Digital Commerce 360 ​​Top 1000.

A dire il vero, gli insuccessi di Walmart riguardano il settore dell’abbigliamento più in generale. Negli ultimi lustri sono stati fatti diversi tentativi per ampliare l’offerta al di là degli articoli essenziali come calze e biancheria intima, ma quasi mai questi sforzi hanno pagato. Così negli ultimi tempi il gruppo si è concentrato su filoni di business alternativi, a cominciare dal delivery, piuttosto che sull’incremento dell’assortimento dei prodotti.

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