Acque minerali, il rallentamento è naturale

Sotto attacco da due fronti, quello aperto
dalla cosiddetta “acqua del sindaco” (l’uso
dell’acqua del rubinetto perché più economica
ed ecologica, si veda anche Gdoweek
n° 8 2010 dell’1 marzo) e quello delle
caraffe filtranti, l’acqua minerale riesce a
difendersi con qualche affanno, spuntando
su base annua un risultato di vendita lievemente positivo,
ottenuto con un sacrificio sui prezzi. Il reparto
è notoriamente tra i più problematici in gdo, perché,
pur essendo quello in termini assoluti più importante
per il fatturato, non è di sicuro tra i più redditizi, visto lo
spazio che richiede a fronte di una marginalità ridotta
ai minimi termini. Una commodity di cui un pdv non
può fare a meno, ma guardato spesso con sufficienza,
con scelte espositive che talora apparirebbero più
adatte in un hard discount. C’è però da dire che alcuni
esperimenti di dare vita a una sorta di “boutique”
dell’acqua non hanno avuto un gran successo: un cliente
attratto da una bella bottiglia una volta può anche pagarla
tre o quattro euro, ma non lo fa la seconda. Anche
se il processo di concentrazione tra imbottigliatori sta
continuando (i primi tre produttori ottengono con i loro
marchi il 45,2% del mercato), rimane il fatto che anche la
più ampia superficie commerciale non riesce a proporre
oltre il 15% delle oltre 250 etichette canalizzate in gdo. Il
mercato, infine, è caratterizzato ancora dalla presenza di
marchi molto forti localmente, ma con distribuzione limitata
ad aree geografiche che consentano di contenere i
costi di trasporto e, quindi, di presentarsi sugli scaffali a
un prezzo concorrenziale.

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Acque minerali, il rallentamento è naturale
Mercato | Gdoweek | 5 aprile 2010 |

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