Altromercato: cresce il fatturato (+13%)

Bottega Altromercato Torino_1
L'anno fiscale di Altromercato si chiude con un incremento di fatturato, attestato a oltre 33 milioni di euro, a +13%

L'anno fiscale di Altromercato si chiude con un incremento di fatturato, attestato a oltre 33 milioni di euro, a +13% rispetto all’anno precedente. Si tratta del primo anno in cui è stato applicato per la società il Piano Industriale 2020-2023. L’esercizio 2020/2021 si è comunque chiuso con una perdita di 779 mila euro, in linea con quanto previsto in sede di presentazione di budget. Le vendite di materie prime sono aumentate in modo significativo grazie all’avvio di nuovi accordi pluriennali pari a circa 3 milioni di ricavi.

Le categorie performanti

Il maggior incremento lo hanno raggiunto i prodotti food confezionati (+5%), la linea benessere persona (+19%) e le materie prime (soprattutto zucchero e cacao) con un aumento del 58%. Il differente mix di vendite rispetto alle previsioni (dovuto soprattutto alle conseguenze dell’emergenza sanitaria sui vari canali) ha inciso sul primo margine, aumentato dello 0,3% rispetto all’anno precedente ma inferiore del 2,3% rispetto alle previsioni sugli oltre 33 milioni di fatturato la grande distribuzione ha pesato per il 25,3%, l’Industria per il 23,8% e le Botteghe Altromercato per il 22,8%. Cresce anche il canale ristorazione (+13%), che beneficia della riapertura delle scuole primarie.

Le dichiarazioni

Questo Piano Industriale ha comportato un grande lavoro di razionalizzazione di proposta, di focalizzazione sul food e in particolare sulle filiere identitarie -spiega Alessandro Franceschini, presidente di Altromercato-. Abbiamo creato una struttura centrale per gestire il retail che, sul lungo periodo, sta lavorando per rendere il canale delle botteghe ancora più rappresentativo dei valori della nostra marca. Questo è uno dei motivi per cui i partner industriali ci scelgono, oltre all’impegno nella creazione delle filiere etiche realizzate con e insieme ai i produttori secondo le regole del Commercio Equo e Solidale. Abbiamo investito in partenariati con i gruppi industriali per potenziare il protocollo Made in Dignity e in un processo di riposizionamento del messaggio culturale consortile grazie ad una precisa strategia di rilancio e valorizzazione del nostro marchio concepito in una logica di brand activism". E aggiunge: “La grande sfida del nostro Piano Industriale si basa su due concetti: raggiungere una serenità economica di sistema, diventando nuovamente protagonisti nel mercato dell’economia sostenibile in Italia, e nel contempo lavorare anche per rendere le botteghe efficienti e integrate”.

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