Cresce il business a quattro zampe

59 milioni di animali domestici abitano le case degli italiani: praticamente uno per ogni abitante umano. Un segno di grande attaccamento dei nostri connazionali per cani, gatti & co, ma anche un fenomeno economico sempre più rilevante, come spiega anche il rapporto reso oggi noto da Assalco, l'Associazione nazionale tra le imprese per l'alimentazione e la cura degli animali da compagnia.

NUMERI

Secondo i dati del rapporto, curato in collaborazione con Iri, Anmvi (l'Associazione dei veterinari) e Zoomark, nel 2007, il mercato pet ha superato i 1.750 milioni di euro; in
particolare 450 milioni sono stati spesi per l'alimentazione dei cani e 669 milioni per i gatti.
A volume si tratta di circa 450 mila tonnellate, vendute in massima parte in gdo e negozi specializzati.
Il pet care, denominazione che definisce i prodotti per il benessere, la cura e l'igiene degli animali da compagnia, vale circa 420milioni di euro.

Il mercato italiano degli animali da compagnia

Valore
(mio euro)
Quota a
valore
2007/06
alimenti cane 450,00 25,7% +6,0%
alimenti gatto 668,60 38,2% +4,6%
snack & treats 44,00 2,5% +7,8%
alimenti altri animali 169,70 9,7% nd
pet care 419,10 23,9% nd
totale 1.751,40 100% nd

Fonte: Assalco

CONSUMI

Il consumo di pet food, negli ultimi 20 anni -ha rilevato il presidente di Assalco Luigi Schiappapietra-, è cresciuto in maniera costante e con percentuali a doppia cifra, passando dalle 75.600 tonnellate del 1983 ai valori attuali e solo negli ultimi tre anni si è assistito a un rallentamento della dinamica di crescita, complici le difficoltà congiunturali.

Negli ultimi anni, infatti, gli acquisti si sono polarizzati sulle fasce estreme, con il 25% delle vendite in fascia superpremium e il 47% in fascia discount.

Gli italiani sono però i più propensi agli acquisti di fascia alta, come ha rilevato una recente indagine condotta in cinque paesi (Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Spagna): l'attuale 25% infatti risulta in aumento rispetto al 21% registrato nel 2006 ed è ben più alto rispetto all'11% dei francesi o al 13% dei tedeschi.

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