Cresce il business del fuori casa

Il fuori casa come canale privilegiato di sbocco per l’industria alimentare italiana di qualità. Così si potrebbe riassumere il del convegno presentato dalla Fipe, la federazione italiana dei pubblici esercizi, nel corso della prima giornata del Cibus. Di food e horeca hanno parlato, assieme al presidente della Federazione, Lino Stoppani, imprenditori della produzione e della ristorazione e docenti. In particolare, il mondo accademico è stato rappresentato dal professor Luca Pellegrini, dello Iulm di Milano, che partendo dai dati del monitoraggio continuo del mercato dell’out of home che compie con la società di consulenza TradeLab ha delineato alcuni possibili scenari per il futuro uno sviluppo che vedrà presumibilmente anche un ruolo più attivo per la gdo) e Francesco Fagotto, dell’ateneo patavino, che ha invece segnalato da un canto la necessità per gli operatori della ristorazione di cambiare modello di business, dall’altro la contemporanea esigenza di radicali modifiche della normativa fiscale e dei contratti di lavoro.

Italia leader in Europa

Cuore dell’incontro è stata la presentazione della ricerca dell’Ufficio studi Fipe sui consumi fuori casa in Europa. Il valore del mercato è stimato in 335 miliardi di euro nell’area euro e 483 miliardi di euro nell’Unione a 27 Paesi.
Considerando i 13 paesi aderenti alla moneta unica si verifica che analizzando i dati dei quattro maggiori stati consumatori (Germania, Francia, Italia e Spagna) si raggiungono 257 miliardi di euro, il 77% del valore dell’Eurozona e il 54% del valore complessivo riferito all’Unione allargata. Passando alla realtà di casa nostra, la spesa per le consumazioni alimentari extradomestiche rappresenta ormai un terzo dei consumi food degli italiani. Il mutamento degli equilibri tra consumi alimentari domestici e consumi alimentari extradomestici è uno dei segnali più forti del cambiamento dei modelli sociali. Un mutamento, sottolinea la ricerca, che coinvolge sia il modello di produzione (società industriale contro società terziaria), il modello delle relazioni familiari (si mangia fuori casa perché i figli sono costretti a rimanere più al lungo tra le mura domestiche e cercano quando possibile di evaderne), gli stili alimentari (pasti destrutturati, moltiplicazione delle occasioni di consumo, ecc.). Nei Paesi dell’Unione europea il consumo domestico resta, a differenza di quanto accade nel mondo anglosassone, prevalente rispetto al consumo extra-domestico.

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