Le famiglie italiane nei primi mesi del 2014 sembrano essere tornate “moderatamente” ottimiste, aprendo una partita di aspettative fiduciose nei confronti dell’attuale governo, una fiducia, però, condizionata nel tempo, che vedrà una vera conferma nell’attuazione degli interventi annunciati. È ciò che emerge dall’indagine sul "Clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane nel primo semestre 2014", realizzata dall’Osservatorio Censis – Confcommercio (nella foto Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio) e presentata stamattina in un incontro con la stampa alla sede nazionale della Confederazione, a Roma.
Nel 2013 più del 50% ha visto peggiorare le proprie capacità di spesa e continuano a pesare la disoccupazione e i carichi fiscali.
Il sentimento d’incertezza continua a gravare sulle famiglie, malgrado ciò per la prima volta dal 2011 sembra migliorare il clima di fiducia. Infatti, la percentuale di ottimisti supera quella di coloro che hanno un atteggiamento sfiduciato rispetto a un futuro prossimo (37,3% contro 24,6%).
Il direttore del Censis, Giuseppe Roma, e il responsabile dell'Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, hanno presentato una ricca documentazione: l'Outlook Italia Confcommercio-Censis, relativo al primo semestre 2014.
Politica, tasse, e disoccupazione
I dati tengono conto di alcuni elementi fondamentali, identificati tra i fattori che frenano l'economia del Paese. Al primo posto, in un’ipotetica scala delle priorità, c'è la mancanza di lavoro (40,8%), seguita dall'inadeguatezza della classe politica (37,2%) e dalle tasse troppo alte (23,3%). Per una buona parte degli italiani il governo Renzi dovrebbe far uscire il Paese dalla crisi, attraverso interventi mirati soprattutto alla creazione di nuova occupazione e decisioni politiche che abbiano quale risultato quello di ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese. Negli ultimi dodici mesi si è acuita nelle famiglie la difficoltà di mettere danaro da parte, e nello stesso tempo ci si preoccupa di non poter mantenere il proprio tenore di vita.
Rinunce a svaghi e ristoranti
Dallo studio emerge anche che più del 50% delle famiglie ha visto peggiorare le proprie capacità di spesa. Infatti, relativamente ai consumi si sono rinviante le necessità rimandabili, come la ristrutturazione della casa, l’acquisto di elettrodomestici e di automobili.
Ne è venuta una conseguenza diretta sul taglio complessivo dei consumi: il 62,3% ha limitato la scelta di pranzi e cene fuori casa, il 58% di cinema e svaghi, il 51% l'acquisto anche di generi alimentari.
L’indagine è stata effettuata su un campione di 1.200 famiglie stratificate per macro-area di residenza, la rilevazione è stata realizzata tra il 24 marzo e il 2 aprile 2014 attraverso la somministrazione di un questionario a risposte chiuse per via telefonica con metodo CATI.