Federdistribuzione: “ultimi mesi 2015 sotto le attese. Preoccupati per il 2016”

“Gli ultimi mesi dell’anno sono stati purtroppo al di sotto delle attese.  Dopo la parentesi estiva che aveva creato un po’ di ottimismo, novembre e dicembre hanno indotto una frenata, riportando la crescita complessiva in quel periodo a pochi decimi di punto, anche per le nostre imprese, che pure hanno ottenuto risultati migliori rispetto alle piccole superfici”. È il commento di Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione, la principale organizzazione rappresentativa della distribuzione moderna alimentare e non, nelle sedi istituzionali, locali, nazionali e comunitarie.
“Siamo ancora in un quadro incerto e altalenante –aggiunge Cobolli Gigli- nel quale non si è verificata quella crescita sostenuta dei consumi che ci si poteva aspettare fino a qualche mese fa, unico fattore veramente in grado di portare il Paese fuori da quella stagnazione strisciante che ancora rappresenta la nostra maggiore preoccupazione e che non riusciamo ad allontanare”.

Il 2015 primo anno positivo dopo una lunga crisi
“Se è vero che il 2015 -prosegue Cobolli Gigli- è stato il primo anno di vendite al dettaglio positive dopo anni di decrescita, il ritmo dell'incremento registrato negli ultimi due mesi genera allarmi per il 2016, anno dal quale ci aspettiamo un segnale definitivo sulla capacità dell’Italia di tornare a correre alla velocità degli altri Paesi".

Federdistribuzione si articola al suo interno in 5 associazioni nazionali che rappresentano un mondo estramemente vario di imprese e canali di vendita differenziati per dimensioni, forme distributive e merceologie. Le imprese associate a Federdistribuzione assommano un giro d’affari 2015 pari a 61,7 miliardi di euro (8,5 miliardi vengono dal franchising), con una quota del 48,5% sul giro d'affari della distribuzione moderna. Alle imprese della Federazione guidata da Cobolli Gigli fanno capo 15.100 punti di vendita (7.500 in franchising) con 223.500 addetti: una rete che rappresenta il 29,1% dei consumi commercializzabili.

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