Gorillas: il food delivery tedesco lascia l’Italia

La società tedesca, dopo la firma del Ccnl, licenzierà 540 dipendenti. L’azienda non arriva ai risultati necessari alla sopravvivenza nel nostro Paese

La start up di food delivery Gorillas è pronta a licenziare 540 dipendenti e a lasciare l’Italia. L’azienda, approdata nel nostro Paese solo 13 mesi fa, aveva già anticipato di trovarsi in difficoltà nel mercato italiano; difficoltà dovute principalmente al repentino cambio di abitudini dei consumatori. Infatti, dopo aver chiuso lo scorso ottobre con un round di investimenti record da un miliardo di euro, la società tedesca aveva cominciato a maggio a risentire dei fattori esogeni che hanno interessato l’Europa.
E così, inflazione e crisi geopolitica incidono nuovamente su un’azienda in forte espansione costringendola a tagli e non solo in termini di personale. Inoltre, altro fattore cruciale, la fine della pandemia. Il food delivery, come ben sappiamo, è stato uno di quei settori che dei vari lockdown ha beneficiato. Gorillas, infatti, diventa unicorno nel 2021, nel pieno dell’esplosione delle consegne a casa; tuttavia, con le riaperture e il parziale ritorno alla normalità, i consumatori italiani hanno drasticamente ridotto le proprie abitudini acquisite con il Covid-19, tornando al ristorante o alla spesa in store.

La denuncia Cisl

Gorillas ha dovuto far fronte a un piano di ristrutturazione annunciato a maggio di quest’anno, con la promessa di fare il possibile per restare sui mercati italiano, spagnolo, belga e danese, e assicurando una diminuzione di soli 300 lavoratrici e lavoratori. Ma, nonostante la sottoscrizione (in aprile) dell’accordo per inquadrare i propri rider con il Ccnl di settore della logistica, trasporto merci e spedizione, la società si è trovata costretta ad annunciare il licenziamento di 540 dipendenti. La denuncia arriva da Fit-Cisl, il sindacato con il quale Gorillas aveva sottoscritto i contratti, che sottolinea la grande portata della decisione, che non si limita alla scelta della società tedesca in Italia, ma al settore in generale: “Questo episodio ripropone il dibattito su come tali piattaforme di food delivery si insedino nel nostro Paese in assenza di chiare e definite regole che tutelino le lavoratrici e i lavoratori. Siamo certi che il Ministero del Lavoro si interesserà alla vicenda pertanto, nei prossimi giorni, chiederemo un incontro ufficiale al Ministro Orlando per affrontare l’incresciosa questione”.

L’Italia non è stata terreno fertile

Dal canto suo, Gorillas fornisce la propria versione, tramite il sito internet: “Al momento, il 90% dei nostri ricavi proviene da cinque mercati chiave che hanno intrapreso un chiaro percorso verso la redditività: Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Stati Uniti. Per questo motivo abbiamo deciso di concentrarci su questi paesi, nei quali vediamo un forte potenziale per il prossimo futuro. In Italia, Spagna, Danimarca e Belgio stiamo valutando tutte le possibili opzioni strategiche per il marchio Gorillas”. La società sottolinea, poi, l’esigenza di un cambiamento in relazione agli obiettivi aziendali annunciando il licenziamento di 300 membri del team, che, tuttavia, come anticipato, salirebbero a 540. “Sebbene questa sia stata una decisione estremamente difficile da prendere, queste sono mosse necessarie che aiuteranno Gorillas a diventare un’attività più forte e redditizia con una maggiore attenzione ai suoi clienti e al suo marchio” conclude l’azienda.

Fuggi fuggi o scelta aziendale?

Da un lato, quindi, la visione del sindacato che vede nella scelta di Gorillas un fuggi fuggi anche in virtù dei neo-contratti siglati, dall’altro le dichiarazioni della società le cui scelte sembrerebbero dettate da un puro e semplice pragmatismo aziendale. A darci un’opinione in merito Barbara Labate, Ceo di ReStore: “Dal mio punto di vista la scelta di Gorillas non è assolutamente collegata al fattore Ccnl. La società tedesca vantava già nel proprio organico rider assunti, a differenza di altri competitor, di conseguenza non penso che i contratti stipulati con il sindacato abbiano creato problematiche all’interno dell’azienda. Bisogna capire -continua Barbara Labate- che un’azienda di delivery per funzionare ha bisogno di una media di 200 ordini da 40 euro al giorno. Probabilmente Gorillas non è arrivata a questi risultati in paesi come l’Italia. È una questione di utili. Così, se devi andare a quotarti, hai necessità di tagliare quelli che sono i rami secchi”.

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