Irlanda del Nord, proposte food in private label

IrlandaL'industria alimentare dell'Irlanda del Nord vale oltre 5 miliardi di euro, impiega 90.000 addetti ed esporta in 70 Paesi il 70% della propria produzione. L'export ha segnato una crescita più marcata tra 2010 e 2014, +31,1%; i settori più attivi sono la carne (+54%), il pesce inclusi molluschi e crostacei (+24%), e poi tè, spezie e cacao (+24%). Dopo l'accordo del Venerdì Santo siglato da Blair nel 1998 l'isola ha visto una rinascita economica segnata anche dalla scelta di privilegiare il settore primario, quindi agricoltura, pesca e allevamento, proponendo i prodotti locali alla ristorazione e alla grande distribuzione, sia con il marchio legato al produttore sia mediante le private label delle insegne del continente europeo e del Regno Unito.

Nigel Hardy, responsabile Ufficio Marketing Food della sezione Food&Tourism di Invest Northern Ireland
Nigel Hardy, responsabile Ufficio Marketing Food della sezione Food&Tourism di Invest Northern Ireland

Irish or english brand
“L'industria alimentare -spiega Nigel Hardy, responsabile Ufficio Marketing Food della sezione Food&Tourism di Invest Northern Irelandl'agenzia governativa impegnata nello sviluppo dell'economia locale- rappresenta il 27% dell'industria manifatturiera in Irlanda del Nord, ed è di gran lunga più rilevante di qualsiasi altro settore. La divisione di cui mi occupo conta 350 aziende, che sosteniamo favorendo gli investimenti nelle attrezzature e nella formazione del personale con investimenti governativi compresi tra i 18 e i 25 milioni di euro l'anno, di cui circa 6,3 milioni per il direct marketing. Abbiamo una rappresentanza in Italia, Spagna, Francia e Germania, in Nord America e nel Far East: in tutto 26 sedi”. Il marketing dei prodotti è impostato sul tema della sicurezza alimentare, sostenuta concretamente dal programma di controlli di filiera Food Fortress. Con un vantaggio valoriale aggiuntivo: la possibilità di proporsi come un produttore inglese, oppure come produttore irlandese, assecondando l'immagine più gradita ai consumatori di ciascun Paese.

Carne e latte
“I comparti più grandi sono quelli legati alla carne rossa, quindi agnello e manzo, e al lattiero caseario -prosegue Nigel Hardy-; l'area legata al maiale segue immediatamente per valori quella del manzo, poi vengono agnello e pollame. Per la carne il primo mercato di destino è la Francia, per latte e derivati Africa e Medio Oriente. L'altro grosso comparto è quello dei super alcolici, il whisky e la irish cream, della quale produciamo l'80% a livello mondiale, anche come pl per esempio per Tesco e Marks & Spencer. L'industria del pesce è invece fra le più piccole, ma è molto specializzata con granchi e aragoste. Infine, ci sono circa 200 imprese artigianali che producono conserve in scatola, formaggi locali e pane”. In Europa il mercato di sbocco che mostra la crescita più marcata è quello spagnolo, verso il quale si dirigono carne ma anche biscotti, marmellate e burro. “L'obiettivo è ripetere in Italia il successo ottenuto in Spagna”, afferma Hardy. La percentuale maggiore del mercato dell'export alimentare si concentra nelle pl, circa il 90%, “perché sono pochissime le aziende nord irlandesi a detenere un brand conosciuto”, spiega Hardy. I prodotti nord irlandesi sono particolarmente presenti nelle pl inglesi in ogni fascia di prezzo, visto che qui i brand più conosciuti sono attivi da un centinaio di anni e la presenza di pl è molto marcata.

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