Le sfide aziendali per l’internazionalizzazione

Intervista a Katya Kancheva, Business Solution Manager di Comarch

L’internazionalizzazione è una delle sfide più complesse da affrontare, soprattutto per le Pmi. Prima di avventurarsi all’estero è bene investire per strutturare i processi interni in modo che siano pronti ad affrontare gli standard globali, sia in termini di pagamenti, quindi di fatturazione, che sotto il profilo dello scambio dei dati, dei clienti ma anche dei prodotti e servizi che l’azienda propone.

Ne parliamo con Katya Kancheva, business solution manager di Comarch, azienda che opera a livello internazionale con una serie di soluzioni per la digitalizzazione della supply chain.

Cosa rende un’impresa pronta ad affrontare l’internazionalizzazione?

Anche se un’azienda ha prodotti unici potenzialmente vendibili all’estero, non è detto che sia pronta per affrontare il mercato globale. Per farlo deve conoscere le diverse norme che regolano il mercato, integrare nel proprio workflow interno anche flussi di dati esterni e soprattutto rendere le proprie informazioni e documenti leggibili dai partner esteri.

Concretamente, cosa significa?

Gli scambi di informazioni legate al commercio sono operazioni spesso complesse, e soprattutto a livello internazionale è impensabile svolgerle manualmente. Formati diversi, standard diversi, regole diverse per la fatturazione o documenti in formato elettronico, adempimenti legali e fiscali, i dettagli sui prodotti scambiati con i prezzi, tutto questo dovrebbe viaggiare in modalità automatica, liberando risorse e riducendo la possibilità di errori.

La complessità tende a crescere, lo abbiamo visto con le recenti crisi internazionali...

C’è sempre più complessità, e i cambiamenti si avvicendano con crescente velocità. Per questo prima di fare business sul mercato globale occorre conoscere bene la propria supply chain, essere consapevoli che le crisi climatiche stanno cambiando le regole così come i trend di consumo: una mole incredibile di informazioni da gestire.

Quindi che caratteristiche deve avere la tecnologia in azienda?

Deve poter funzionare a livello globale, non solo localmente, o almeno deve permettere di fare rapidamente il passaggio integrando nuove funzioni. Il mio consiglio è di affidarsi a un fornitore di caratura internazionale, che abbia non solo le tecnologie, ma anche il know how sulle peculiarità di ciascun Paese, sia certificato e abbia una forte storia alle spalle, come Comarch.

È una sfida alla portata anche delle Pmi, o solo delle aziende più grosse?

È una sfida alla portata di tutti, se letta correttamente. Oggi ci sono soluzioni tecnologiche pensateproprio per le Pmi, come per esempio l’interfaccia web-EDI di Cormach che si integra con l’IT anche di piccole aziende, magari meno informatizzate, e segue il dato dalla generazione dell’ordine fino alla gestione della consegna e al pagamento: l’intera supply chain. È importante perché molte Pmi sono partner strategici di imprese internazionali. A livello internazionale, la gestione digitale permette di fare un balzo in avanti all’azienda che potrà presentarsi al mercato con strumenti in varie lingue, project management e sicurezza a livelli elevati.

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