Marketing & Retail Summit 2023: prospettive gdo da Aldi a Conad

Riflessioni e visioni strategiche dai vertici del settore intervenuti all'evento di riferimento per il retail e il largo consumo

Non vivacchiare ma vivere, non crogiolarsi nell'odierna policrisi, ma adottare in pianta stabile un approccio innovatore. Questa la prospettiva con cui Cristina Lazzati, direttrice di Mark Up e Gdoweek (Gruppo Tecniche Nuove) apre il Marketing & Retail Summit 2023, appuntamento annuale di riferimento per il settore della distribuzione e del largo consumo. Oltre ad offrire spunti strategici per tutti i business, la mattinata ha visto sul palco i vertici della gdo offrire la loro prospettiva presente e futura rispetto ai temi caldi del fare ed essere impresa.

Aldi si concentra sul Nord Italia, tra test "stranieri" e italianità

Come raccontato da Lara Taller, director national customer interaction services di Aldi, intervistata dalla caporedattrice di Mark Up e Gdoweek Marina Bassi: “Abbiamo aperto i nostri primi store nel 2018 in modalità mockup store per poi creare un concept che si proponeva di essere innovativo e accattivante per il consumatore italiano. Non grigiore e anonimato sullo stile tedesco, ma qualcosa di più luminoso, ordinato, pulito e in linea con le diverse esigenze estetiche ed esperienziali del Belpaese. Questo concept più creativo e colorato è piaciuto molto ed è quindi stato esteso progressivamente anche agli altri mercati. Anche il concetto di qualità è cambiato, aumentato, rendendo sempre più arduo capire quale sia la differenza da questo punto di vista tra discount e supermercato. In linea con quanto detto prima dall’architetto Lucchetta stiamo riqualificando molte aree, come per la filiale di Bologna, dove abbiamo preservato, ad esempio, un ulivo secolare”. L’esperienza di spesa del consumatore sta sicuramente cambiando, anche a seguito di pandemia, guerra e la presente inflazione. "Si è passati dalla spesa grossa con le scorte a un cherry-picking, legato anche alle promozioni contingenti, più attento da diversi punti di vista. Noi rispondiamo con l’80% di fornitori italiani e la stragrande maggioranza di marchio privato che ci consente anche di rispondere tempestivamente alle esigenze della domanda. È importante anche fare dei test, perché spesso si hanno risposte inattese, come nel caso di sapori provenienti da oltreconfine. Ricordo un gusto di patatine particolare che è andato sorprendentemente benissimo e ora riproponiamo ogni tre mesi. Abbiamo inaugurato 160 negozi e due centri logistici, sviluppandoci in modo organico e aprendo di media 3 negozi al mese. Crediamo che il mercato del Nord Italia non sia ancora del tutto saturo e per ora ci concentriamo ancora su questo. Tra le prossime riaperture importanti quella di Forlì post inondazione. Pensando, invece, all’online, ci sono diversi test in corso negli altri Paesi in cui siamo presenti, ma per l’Italia è ancora un po’ prematuro parlarne e siamo concentrati sul canale fisico".

Conad: food e diversificazione al centro (auspicando un protocollo anti-inflazione)

“Non solo food ma soprattutto food, questo è il futuro che ci stiamo immaginando per Conad. Serviamo famiglie che sono radicalmente diverse da 20 anni fa, basti vedere che negli spot scompaiono i bambini e compaiono i cani. Si tratta di un cambiamento di cui prendere atto rispondendo di conseguenza con i prodotti e il servizio, multicanalità in primis”, preannuncia Francesco Avanzini, direttore generale operativo Conad al dialogo con Cristina Lazzati: “La superette a Milano è una cosa, fuori Milano un’altra, al Sud ancora: non si può decidere in un solo luogo cosa sia meglio per tutti gli altri, questa è la vera multicanalità. Non si tratta solo di cambiare i nomi delle insegne in base al format ma di immaginare negozi diversi a partire da driver come la salute, il fresco e il digitale. Tutto questo va fatto con efficienza, un tasto dolente per l’Italia, che pullula di buyer e ha invece bisogno di competenze più differenziate. Occorre costruire un’imprenditorialità che sia al passo con i tempi”. Passando al tasto dolente del contesto inflattivo, costante oggetto del contendere tra gdo e industria, Avanzini sottolinea: “Abbassare il prezzo delle promozioni è una bugia e non lo faremo, ma ridurremo laddove possibile. Puntiamo alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa comune e stiamo aspettando che anche l’industria salga a bordo. Non vedo il settore preoccupato se non della propria trimestrale, onestamente. Le pmi italiane che perdono volumi prima o poi non ce la faranno più, a eccezione di quelli che ci fanno le private label, a conferma che si tratta di un business model win-win".
"Il potere d’acquisto non è certo cresciuto e i segnali non sono incoraggianti. Serve una maggiore presa di responsabilità rispetto al fatto che i clienti sono patrimonio di tutti e non solo di chi fa lo scontrino. Le promozioni non bastano: la prima cosa che possiamo fare da parte nostra è rivedere gli assortimenti in modo più equilibrato, non solo attraverso la mdd ma anche recuperando il ruolo dei freschissimi, dell’ortofrutta e di altri reparti iper-strategici", fa eco Maniele Tasca, direttore generale Selex.

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