Marks & Spencer migliora in un contesto negativo per il retail UK

Mark&Spencer (M&S, o Marks&Spa come viene affettuosamente chiamato a Londra) un'icona del commercio e della cultura sociologica brit, un marchio che ha una storia centotrentennale (nacque nel 1884 con il Penny Bazaar al Leeds Kirkgate Market), e che oggi opera in 54 nazioni con una rete da impresa multicanale e una forza lavoro di qussi 86.000 persone, ha comunicato dati economico-finanziari positivi e promettenti, soprattutto se proiettati sul contesto del retail inglese appannato dalle problematiche emerse nei conti di giganti come Tesco.
Nelle 52 settimane terminanti il 28 marzo 2015 i ricavi complessivi del gruppo guidato dal 2010 da Marc Bolland, ammontano a 10,3 miliardi di sterline (+0,4%), divisi tra componente food (5,2 miliardi), General Merchandise (GM) che pesa 4,1 miliardi, e ricavi dal business internazionale (1,2 miliardi).
Inversione di tendenza dopo 5 anni
Dopo alcuni anni (5 a partire dal 2010), M&S torna a registrare un incremento nel Pbt (utile ante imposte) che sale a 580,4 milioni contro i 506 del 2014 e i 444,8 del 2013.
Fra le previoni per il biennio 2015-2016 spiccano l'aumento del margine di primo livello nel comparto GM (+200 bps), soprattutto grazie a miglioramenti in atto sul fronte dell'approvvigionamento, e di 10 bps nell'alimentare, riflesso di aumentate efficienze operative.
I costi della gestione caratteristica dovrebbero aumentare del 4% per l'effetto combinato dell'inflazione e dello sviluppo di nuovo spazio di vendita. Anche il capex di gruppo è previsto in aumento (50 milioni di sterline) a 550 milioni dai 500 attuali.
Sviluppo sui Simply Food
Per i punti di vendita food si prevede un incremento della superficie di vendita pari al 45%: il contenimento del capex sul lungo periodo non impatterà sulla pipeline dei Simply Food che saliranno da 200 a 250 unità nei prossimi tre anni (marzo 2017). Sulla rete internazionale lo spazio crescerà  del 5%.
M&S ha 852 punti di vendita in Uk e 480 all'estero, con una percentuale di vendite da prodotti alimentari che ha superato quella del business tradizionale e storico, l'abbigliamento. Il food pesa infatti il 57% dei ricavi, mentre il fashion e il non alimentare in genere hanno la quota residua (ma non irrisoria) del 43%.

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