Pera dell’Emilia-Romagna, raccolto a picco

Il consorzio di tutela Igp collabora con il mondo della distribuzione per qualificare il prodotto disponibile, a fronte di un calo annuo intorno al 70%

Un accordo con il mondo della distribuzione e un appello ai consumatori. A fronte dei dati drammatici relativi al raccolto in corso (il calo è nell’ordine del 70% rispetto allo scorso anno), il Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia Romagna Igp ha deciso di stringere una partnership con il mondo della distribuzione per qualificare al meglio il prodotto disponibile, accompagnata da un’impattante campagna stampa e tv.

Trend negativo

“Quella che stiamo vivendo è una stagione da allarme rosso per il comparto della pera. A raccolto appena concluso, infatti, la situazione si sta rivelando anche peggiore rispetto alle più prudenti previsioni formulate lo scorso luglio”, sottolinea il consorzio in una nota, per poi ricordare che il settore – indotto compreso – impiega ogni anno circa 15 mila persone.

UnaPera, la più grande associazione europea di settore (oltre 5 mila aziende agricole su più 8.500 ettari, pari in media al 70% della produzione dell'Emilia Romagna), dispone quest’anno di circa 30 mila tonnellate di prodotto per il consumo fresco, pari a un terzo di quelle del 2022.

“Se consideriamo che l’Italia può contare per questa annata su circa  50 mila tonnellate di prodotto per il mercato del fresco, a fronte di un potenziale di consumo più che doppio, ci possiamo rendere conto della drammaticità della situazione”, aggiunge la nota.

Tendenza di lungo periodo

Il calo della produzione, soprattutto in Emilia Romagna, è un trend che in questi ultimi anni è andato consolidandosi, complice innanzitutto la riduzione degli ettari coltivati: dai 18.500 del 2017 si è passati agli attuali 12 mila. Una flessione dettata dalle difficoltà tecniche legate a questa coltivazione, indotte in gran parte dalle avversità climatiche. Al di là delle calamità eccezionali, come l’alluvione di quest’anno, il pero è infatti una pianta che soffre in modo particolare l’innalzamento medio delle temperature, che spesso porta ad anticipi nel risveglio vegetativo, con effetti catastrofici se seguono gelate in fioritura o addirittura dopo la comparsa dei frutticini.

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