Secondo Astra i consumi dopo la crisi sono low cost & high quality

Più verdura (+9%) e frutta (+8%), meno pane, crackers, snack salati, condimenti e formaggi (-11%/13%), in quantità ancora inferiori biscotti, cioccolata, merendine, vino, birra e gelati industriali (-14%/-18%) e a livelli minimi nel carrello entrano i dolci, la carne rossa, le bevande gassate e i surgelati (-20%/ -25%). I numeri sono evidenziati da una ricerca condotta da Astra e commissionata da Ketchum Public Relations sul cambiamento dei consumi dopo la crisi.

Cambio di abitudini
Una diversificazione degli acquisti però che non ha inciso sul volume degli acquisti, rimasta sostanzialmente stabile e anzi con segnali interessanti di ripresa negli ultimi mesi. I consumatori inoltre non hanno nessuna intenzione di rinunciare alla qualità dei prodotti, e continuano a cercare non solo la bontà degli ingredienti, ma chiedono anche la  garanzia di massima sicurezza ad ogni livello della filiera produttiva.

Tendenza di lungo periodo
Come ha sottolineato il presidente di Astra Enrico Finzi si è ormai delineata la richiesta di una lower costs economy, caratterizzata da prezzi finali più contenuti, con un fenomeno che interessa sia l'Italia sia tutta l'economia occidentale.
La ricerca mostra, infatti, il disagio, sempre più marcato, dei consumatori nei confronti delle marche, causato anche dall'inevitabile confronto con i prezzi in vigore prima della crisi. Questo si trasforma in una maggiore fedeltà all'insegna a scapito di quella nei confronti della marca, nel boom delle marche private, nell'aumento della fiducia verso i piccoli produttori artigianali (+8%) a discapito delle medie-grandi industrie (-22%).

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