Vino: un 2021 effervescente in gdo (e non è solo Prosecco)

La crescita degli spumanti è uno dei trend più dirompenti, secondo l’anticipazione della ricerca Iri per Vinitaly. Pricing in crescita

È stato un 2021 boom per gli spumanti in gdo, cresciuti a due cifre (+17,9% a volume e +20,0% a valore). Una marcia nettamente superiore, quella delle bollicine, rispetto ai vini a denominazione (Docg, Doc. Igt, in bottiglia da 0,75 l) che comunque crescono dell’1,8% a volume e del 5,9% a valore (totale Italia, discount, ecommerce, dati Iri). Sono alcuni degli elementi che emergono dall’anticipazione della ricerca Iri per Vinitaly che verrà presentata l’11 aprile a Vinitaly, dove sarà commentata da rappresentanti di Conad, Coop, Carrefour, Federvini, Unione Italiana Vini, nel corso della 18esima edizione della tavola rotonda su vino e DM organizzata da Veronafiere.

L’effetto aperitivo

La crescita degli spumanti è uno dei trend più dirompenti, anche a livello globale. L’effetto aperitivo (si fa anche a casa), ma anche l’evoluzione dei piatti della cucina italiana, che tendono a essere sempre più leggeri, vegetariani, influenzati da quelli etnici, si fa probabilmente sentire nella scelta, oggi, della tipologia di un vino. E per il prossimo futuro ci sarà da fare attenzione ai vini zero-low alcool, aromatizzati che conquistano i giovani. L’exploit delle bollicine nazionali, che rispecchia quello sull’export dove il Prosecco fa da locomotiva, contrasta con la frenata dei rossi fermi, la tipologia più venduta (-4.4% a volume, +1,0 % a valore) e si fa più sentire sui rossi frizzanti (-7,9%; -7,5%). Rispondono meglio i bianchi (-0,1%, +4.6%) e i rosati (-2,9%, +5,6%), ma anche i frizzanti bianchi (+2% e +1,8%) e rosati (+4,5%, +1,4%).

Cresce solo il formato della bottiglia a 0,75 litri

Il mercato del vino italiano (700 milioni di litri) vale 2 miliardi e 269 milioni di euro (3 miliardi di euro con l’aggiunta delle bollicine), meno della metà rispetto a quello esportato, che nel 2021 ha raggiunto il record di oltre 7 miliardi. Sui formati cresce solo la bottiglia da 0,75 l. E questo incide sulla performance finale (- 2,2% a volume, +2,1% a valore). In negativo gli altri: dal brik (-5,2%, -6,3%) al bag in box (-1,2%, -1,7%). Vista la forza trainante dei millennial nel dettare i trend, qualche riflessione andrebbe fatta sulla possibilità di introdurre formati più innovativi come la lattina, che è tra i driver d’acquisto potenziale in diversi mercati esteri, dove si chiede un packaging più personalizzato: qualche cantina ha cominciato a sperimentarla.

Il prezzo destinato a salire con i rincari

Il prezzo medio del vino a denominazione d’origine è di 5,55 euro. Una quotazione che difficilmente potrà mantenersi a listino nel 2022. La guerra in Ucraina ha accelerato processi inflattivi che già si erano fatti sentire a fine anno su energia, materie prime, logistica e packaging: 1,3 miliardi di costi aggiuntivi, secondo l’allarme lanciato dall’Unione italiana vini.

Gli autoctoni dominano nella classifica degli emergenti

Molti punti di vendita dei principali retailer hanno oggi poco da invidiare a diverse enoteche. L’offerta è sempre più parcellizzata, con attenzione in particolare al territorio, dove l’Italia eccelle per i vitigni autoctoni. Una scelta premiante. Andando a vedere la classifica dei vini “emergenti”, quelli che hanno fatto registrare nel 2021 un maggior tasso di crescita a volume, sono prodotti con vitigni indigeni. Ai primi tre posti ci sono vini del Veneto: Lugana (Veneto-Lombardia), un tempo considerato il vino dei tedeschi (+34%), l’Amarone (+32%), Valpolicella Ripasso (+26%). Nella top ten compaiono il Vermentino (+22%), la Ribolla (+19%), il Sagrantino (+16%), la Passerina (+14%) e il Grillo (+13%). Da notare che oltre all’Amarone nella classifica dei migliori 10, per maggior tasso di crescita, ci sono anche i nobili Nebbiolo (+22%) e Brunello di Montalcino (+13%). A dimostrazione che la domanda è sempre più indirizzata verso la qualità e a una premiumizzazione delle etichette.
Sulle bollicine con maggior tasso di vendita a volume procede la marcia inarrestabile del Prosecco (+22%), che fa da traino ad altre denominazioni, con ottime performance anche dei vini dolci. Cresce per esempio il metodo classico (+24%), a conferma che anche lo spumante più di qualità può trovare spazio in gdo, ma il primo posto va al Moscato (+29%); seguono un sorprendente Fragolino (+16%), Muller Thurgau (+15%), Asti (+14%) e Brachetto (+12%).

I vini più venduti: balzo del Vermentino

Nella classifica dei vini più venduti un risultato eccezionale è quello del Vermentino, vino prodotto in Liguria, Sardegna e Toscana (+21,9% a volume, +25.5% a valore), balzato al quinto posto tra i più venduti in gdo con oltre 8 milioni di litri. Chianti (+3,7%, +5,4%), Lambrusco e Montepulciano d’Abruzzo (+0,2%, +3,7%) rimangono ai primi tre posti, anche se il secondo in flessione (-6,7%, -5,7%). Nella top 15 la seconda migliore performance è della denominazione Valpolicella, incluso Ripasso, che beneficia (tecnicamente) dell’effetto Amarone (+15,9%, +16.9%). Da notare poi la crescita del Pignoletto, che trova un crescente gradimento come “alternativa” al Prosecco (+5,6%, +2,6%); ormai costante la crescita del Primitivo pugliese (+5,2, +11%). Tra i vini siciliani, nonostante siano oggi considerati tra quelli più cool (si pensi all’Etna Rosso), è in flessione il Nero d’Avola (-2,1%, -2.1%). Forse c’è da lavorare sulla comunicazione.

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