L’economia ittica dell’Emilia Romagna

La Regione, famosa per eccellenze alimentari, turismo e distretti industriali, vanta una posizione di rilievo e ben diversificata nell’economia del pescato e dell’acquacoltura (da Gdoweek n. 13)

I porti in Adriatico, da Cattolica sino al Delta del Po, abbracciano un territorio dove l’economia ittica riveste un ruolo importante sia per le eccellenze delle produzioni sia per la diversificazione che le imprese hanno saputo creare negli anni, a fronte del calo delle catture, orientandosi verso l’acquacoltura, ma anche attivando una politica di marketing più basata sul brand. Per fare il punto sulla situazione abbiamo parlato con Piergiorgio Vasi, responsabile gestione  delle  politiche  della  Pesca  marittima  e  dell’Acquacoltura  della  Regione Emilia-Romagna.
Qual è la situazione attuale del comparto ittico in Regione?
Nei primi nove mesi del 2016 l’export di pesci e altri prodotti della pesca e prodotti dell’acquacoltura dell’Emilia-Romagna è diminuito del 4,2% rispetto all’analogo periodo del 2015, dopo l’aumento del 12,0% di un anno prima. In Italia è stato rilevato un aumento in valore del 3,5%. Le quantità esportate sono invece diminuite del 4,4%, a causa di una crescita dei prezzi nazionali all’export pari all’8,3%, più contenuta rispetto al 9,9% dell’anno precedente. Al mercato europeo va il 91% dell’export. Il principale acquirente si è confermato la Spagna. Seguono più distanziate Francia e Germania. Nonostante la riduzione del 50% del pescato, rispetto a 10 anni fa, l’Emilia-Romagna è ancora al quinto posto per produzione ittica fra le regioni italiane. In questi anni poi l’aumento della produzione di acquacoltura la pone leader in Europa nel comparto mitili e vongole veraci. In Regione nel 2016 risultavano attive nel settore acquicolo 1.362 ditte con un rialzo annuo del 7,6%.
Qual è la sua opinione delle politiche europee in tema di affari marittimi e della pesca?
La politica europea in tema di pesca e acquacoltura rappresenta una importante sfida per la modernizzazione del settore ma di difficile attuazione. Le imprese italiane, e quelle dell’Emilia-Romagna non fanno eccezione, spesso non sono sufficientemente capitalizzate né sono adeguatamente preparate alla capacità amministrativa che richiede un finanziamento su di un progetto di rinnovamento e sviluppo della propria azienda. I regolamenti europei sono visti come un ostacolo e anche quelli che prevedono finanziamenti come il Feamp (Fondo europeo degli affari marittimi e della pesca) hanno difficoltà a partire in tutta Europa. Spesso le misure così come sono state ideate e scritte dalla Commissione e dal Parlamento sembrano non tener conto della realtà del settore che mal si adatta alle complessità amministrativo-finanziarie richieste dalla normativa europea.
L’ittico in Regione è ricco di imprese di qualità: si può affermare che l’eccellenza della food valley vale anche nel seafood?
Purtroppo molte imprese locali sono costrette dall’economia di mercato a trasformare prodotti provenienti dall’importazione, mentre sarebbe davvero importante una sfida sulla trasformazione dei nostri prodotti massivi stagionali, che scontano ancora prezzi troppo bassi sul mercato e che a seguito della loro trasformazione potrebbero contribuire ad un maggior valore aggiunto. Ma qualcosa si sta muovendo anche grazie alle nuove tecniche di trasformazione. Alcune imprese si stanno aprendo infatti all’uso dei prodotti locali e alla loro prima trasformazione per la ristorazione. Certo sarebbe importante il recupero ed il rilancio di certe produzioni di grande tradizione come l’anguilla e le sardine marinate di Comacchio o la papalina (saraghina) sotto sale di Cesenatico.
Che futuro vede per l’acquacoltura dei frutti di mare lungo la costa romagnola e nell’area del Delta del Po?
L’acquacoltura di mitili e vongole veraci, cui si sta affiancando una innovativa produzione di ostriche, rappresenta come detto una eccellenza di tutto l’Alto adriatico. Sono convinto che, anche grazie alle possibilità che potrà mettere in campo Il Distretto di Pesca e Acquacoltura del Nord Adriatico, queste attività saranno destinate a crescere sempre più, con ricaduta anche sui produttori di macchinari per la lavorazione dei prodotti ittici, un settore della meccanica ampiamente sviluppato in tutta l’area costiera del Nord Adriatico.

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