Inefficienze, malgoverno, individualismo: i mali dell’Italia visti dagli Usa

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È una critica frontale, dura e profonda, e insieme
un'esortazione a scrollarsi di dosso il torpore che attanaglia il nostro paese,
quella che Michele Boldrin, docente alla Washington University in St.
Louis
  ha lanciato dal palco de
Linkontro. Dal suo osservatorio privilegiato negli Usa, questo “Savonarola col
sorriso”, ha fustigato i mali, i vizi e le inefficienze italiche, a tutti i
livelli, partendo dalla politica, passando dalle istituzioni, fino ad arrivare
al sistema produttivo.  “I nostri
problemi -esordisce Boldrin- erano ben chiari già 20 anni fa, ma nessuno ha
saputo o voluto farci niente. Oggi, tre grandi questioni si parano innanzi
all'Italia: un debito pubblico enorme, la recessione e l'impossibilità delle
nostre aziende di crescere, perché improduttive”.

Il problema è la politica

Le soluzioni sono chiare: ridurre il debito, andare a
cercare la domanda in crescita nel mondo e non continuare a cullarci sugli
allori del Belpaese, ma lavorare per accrescere la produttività del sistema
industriale, anche grazie a una maggiore collaborazione tra le imprese. I toni
più accesi il professore li riserva alla politica, definita “un cancro” al
quale i cittadini devono imporre scelte chiare senza cambiali in bianco:
“Occorre riformare il mercato del lavoro -dichiara- il sistema universitario e
i servizi pubblici non con provvedimenti ridicoli pensati solo per ridurre i
costi, ma per farci assomigliare a un paese evoluto e impedire l'emorragia dei
nostri talenti, fenomeno unico nel panorama occidentale, una vera e propria
diaspora che ci sta impoverendo. Iniziamo a pensare che innovare si apprende,
non si eredita”. L'ultima stoccata Boldrin la riserva all'impresa italiana, e
alla sua incapacità di catturare la domanda mondiale in crescita: “Dobbiamo
iniziare a pensare  -conclude-  che 3 miliardi di persone nel mondo
vogliono comprare e che quando la nostra posizione di privilegio del made in
Italy finirà saremo fuori dal mercato globale. Dobbiamo iniziare a porci la
domanda se tutti bevono Coca-Cola, perché non mangiano pasta Barilla?”.

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