Tre punti per il futuro di Barilla: Asia, Brasile e sviluppo degli Usa

Nel corso dell'intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, Paolo Barilla, presidente degli industriali pastai e dolciari, nonché vice presidente del Gruppo Barilla la pasta sarà sempre più protagonista nel mondo globale e per questo rappresenterà un'eccezionale opportunità per tutto il made in Italy. Tre i punti chiave: ampliare il business negli Stati Uniti e penetrare nei mercati a grande crescita, Brasile e Asia per iniziare.

I Paesi di interesse
«I mercati del gruppo Barilla sono l'Europa, dove possiamo ancora migliorare; in Nord America, dove fatturiamo 500 milioni di euro, abbiamo la possibilità di allargare la gamma dei prodotti complementari alla pasta, i sughi. In prospettiva però abbiamo l'obbligo di puntare sui mercati in grande sviluppo, dal Brasile all'Asia. Per approcciarli stiamo cercando di capire di cos'hanno bisogno: procediamo con cautela ma anche con grande determinazione».
«Abbiamo comunque consolidato la presenza negli Stati Uniti, dove si e rafforzata la nostra leadership del mercato della pasta raggiungendo una quota del 29%, e rinnovato il portafoglio prodotti».


Potenzialità della pasta

«A livello mondiale è il prodotto alimentare più presente sulle tavole globalizzate. Con l'8% delle preferenze complessive precede la carne e il riso. La pasta è inoltre il cibo più amato in Brasile (dove al terzo posto, peraltro, sono citate le lasagne), Sudafrica, Germania e Olanda. Ed è al secondo posto in Gran Bretagna e in Spagna, dove prevale solo l'intoccabile paella.
La penetrazione dei mercati emergenti è ora la sfida più impegnativa per Barilla».

Non solo prodotti sugli scaffali ma storie da raccontare
«Non basta esportare un prodotto straordinario come la pasta, collocarlo su uno scaffale in un supermercato e aspettare che qualcuno te lo acquisti. È necessario affascinare il consumatore attraverso un racconto, una descrizione di come utilizzare il prodotto, anche in riferimento alle culture locali.
I nostri connazionali emigrati hanno dissodato il terreno per noi in Nord e Sud America e in Australia. In Asia però manca la tradizione e la cultura di gustare la pasta. E noi dobbiamo crearla un po' alla volta».

Brasile
«Il Brasile ha 190 milioni di abitanti ed è il terzo consumatore al mondo di pasta. Loro hanno un prodotto equilibrato, miscelato cioè con il grano tenero. Ecco questa è un'opportunità: il ruolo delle imprese italiane è quello di far evolvere il gusto dei consumatori, ma valorizzando un modello di consumo già esistente. Quella del Brasile è un'opportunità».

Il potenziale delle specialità
«In generale, però, le imprese italiane hanno grandi possibilità di crescita anche nelle specialità: prodotto biologico, organico e per celiaci. Quello del mass market è indubbiamente più difficile da affrontare.
Le società pastarie italiane sono tante e mediamente di piccola taglia». «Anche le aziende piccole riescono a farsi spazio sui mercati esteri. Premetto che, rispetto al passato, gli investimenti per andare all'estero si sono moltiplicati e le pre-condizioni per farlo sono che l'azienda sia sana e forte anche in Italia. Tuttavia ci sono produttori piccoli, ma sagaci, che curano i clienti uno per uno e spesso nei paesi meno grandi. Il risultato è che, con questo lavoro di nicchia, ottengono risultati straordinari». (fonte: Emanuele Scarci per Il Sole 24 Ore)

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