Quanti fermenti lattici e probiotici comprano i consumatori in gdo? Qual è il loro percepito e cosa può fare la comunicazione per spingere le vendite? Questi i temi al centro del convegno Fermenti lattici e probiotici: qualità dei prodotti ed educazione del consumatore le chiavi per conquistare un mercato in crescita, organizzato da Gdoweek e Mark Up in collaborazione con Sacco system, biotech fornitrice di questi elementi per l’industria alimentare.
Inquadrare la percezione dei fermenti lattici e probiotici
Il convegno, moderato dalla direttrice di Gdoweek e Mark Up Cristina Lazzati, ha preso partenza dalla ricerca di Marilena Colussi. Per comprendere la percezione e il ruolo dei fermenti lattici e probiotici nelle scelte della gdo, sono stati intervistati buyer e category dei reparti fresco/lattiero-caseario, responsabili mdd, direttori marketing e commerciali di 18 insegne.
Fermenti lattici e probiotici in gdo
Emerge un quadro positivo di interesse verso questi prodotti, ritenuti salutari dai consumatori, tant’è che tra i retailer, il 47% ritiene che sia abbastanza positivo l’effetto della dicitura “ad alto contenuto di fermenti lattici” sulle vendite. “La dinamica è positiva -dice Colussi- e conferma l'interesse della gdo verso fermenti lattici e probiotici”. Tra il 53% (per la mdd) e il 56% (per l'idm) degli intervistati tra i manager della gdo li ritiene abbastanza importanti nella composizione dell’assortimento: Nessuno crede che la loro crescita si arresterà: “La presenza di fermenti lattici e probiotici -evidenzia Colussi- comincia ad essere un elemento nella selezione assortimentale”. Negli ultimi 12 mesi la vendita di prodotti lattiero caseari con alto contenuto di probiotici e fermenti lattici è stata molto positiva per il 24% del campione, abbastanza positiva per il 47%.
Gdo: strategie per i fermenti lattici e probiotici
Come cambiano gli assortimenti nel retail riguardo i latticini con contenuto di fermenti lattici e probiotici? “È la grande sfida -spiega Paola Fuochi, direttrice category management di Crai Secom-: gli yogurt, in particolare funzionali, devono essere una categoria di destinazione, con un assortimento più ampio e profondo. Questo è un primo passo. La base dell’innovazione è nel prodotto dell’industria di marca, per differenziarsi serve r&d nella marca del distributore”. Utile poi l’esame dei dati per avvicinare il consumatore a questa categoria, grazie a uno studio delle carte fedeltà, passando poi a proposte mirate.
Per valorizzare i latticini nella private label serve caratterizzare il prodotto, inserendolo in linee dedicate al benessere. In Selex “abbiamo deciso -evidenzia Luca Pirino, buyer mdd latticini e formaggi di Selex- di inserire lo yogurt da bere nella linea salutistica Vivi Bene Selex, togliendolo da quella mainstream. Le vendite sulla mdd sono molto aumentate, a tripla cifra. Abbiamo analizzato molto le nostre mdd, facendo selezione, per esempio su un prodotto come il kefir”.
“Anche il confezionamento -chiarisce Andrea Bellini, category buyer lattiero caseario libero servizio di Conad Nord Ovest- ha un ruolo molto importante, sia per i produttori che per i distributori. Il packaging dei prodotti lattiero caseari con probiotici deve riportare i claim salutistici in evidenza. Servono pack più chiari per avere maggiore fiducia (e fidelizzazione) da parte dei consumatori”.
“L’aspetto del benessere su alcune merceologie è centrale -illustra Enrico Moda, senior buyer mdd freschi e surgelati di Decò Italia-, non è solo un trend: la ricerca di salutismo, durerà. Alcuni derivati del latte sono naturalmente salutari. È importante l’informazione per il consumatore, che purtroppo oggi è deficitaria: lo spazio su una confezione d’altronde è poco”.
Parola all’idm: la view di Granarolo
La ricerca e sviluppo di Granarolo si concentra su temi come l’allungamento della shelf life dei latticini. “Certi prodotti, ad esempio lo yogurt -spiega Fabio Beninati, r&d manager di Granarolo-, possono essere ripensati in termini di occasioni di consumo, che possono essere ampliate. Lo yogurt greco ora è molto attraente, essendo naturalmente ricco di proteine. Uno yogurt denso e compatto può essere un sostitutivo della maionese in cucina”. La sfida è ora quella di riuscire “a comunicare la presenza di ingredienti particolari -continua Beninati-, il tutto in un pack sostenibile”.
Il percepito del consumatore
Lato pubblico, il 41,5% consuma latticini con fermenti e probiotici ogni giorno, il 37% lo fa più volte a settimana. Gli intervistati, 100 donne e 100 uomini tra i 25 e i 70 anni, si sono detti interessato agli ingredienti: il 23,5% ha riferito di leggere quasi sempre l’etichetta e il 36,5% lo fa molto spesso. Questo restituisce il quadro di un consumatore abbastanza consapevole delle sue scelte (si è detto così il 65,5% del campione, mentre il 22% si definisce molto consapevole). Il 79% ritiene i fermenti lattici un prodotto salutare e il 66% è interessato a sapere se un prodotto contiene fermenti lattici o probiotici.
Cambiare l’approccio al cibo
Per comunicare con più efficacia questa categoria e i suoi benefici “serve un approccio funzionale al cibo -Domenicantonio Galatà, esperto di nutrizione-, che consideri la natura qualitativa più di quella quantitativa. Il latte è un veicolo multifunzionale, un’ottima base di nutrienti. La nostra alimentazione invece è ormai sempre più povera e non è colpa dell’industria”.
Le etichette testimoni raccontano i consumi degli italiani
Il 94% dei consumatori consulta le etichette, il 44% controlla il luogo d’origine. “Siamo sempre più convinti -dice Marco Cuppini, research and communication director di Gs1 Italy- che le etichette siano una fonte di informazione”. Le etichette sono in grado anche di comunicare i claim, come “senza” o “ricco di”. Tra i trend da annoverare tra i più rilevanti riportati in etichetta c'è quello del senza zuccheri e dell’alto proteico, oltreché delle fibre: tradotto, il consumatore si dimostra sempre più attento al salutismo. Il mondo del rich-in vale 5 miliardi di euro nel 2024 (anche se i volumi sono in flessione dell’1,3% rispetto al 2023). Importante anche il free-from, un mercato che vale oltre 8 miliardi quest’anno.