Cibus: il copacking? Un driver di sviluppo per l’export

La private label diventa una protagonista nel mercato globalizzato, con logiche
di segmentazione e marketing fino a qualche anno fa di appannaggio esclusivo dell'industria di marca internazionale.
Il convegno Store Brand Trend & Challenge di ieri a Parma, con Cristina Lazzati, vicedirettore Area Retail Business Media Gruppo Sole24ORE, e a cura di Adem Lab, Università di Parma e Nielsen, descrive una marca commerciale sempre meno privata, capace anche di
migliorare la propensione all'export anche delle Pmi tricolori, nel rispetto della tradizione e della tipicità e di aprire le porte alla vasta clientela della distribuzione
moderna internazionale, riducendo l'impatto dei costi e semplificando
le procedure. "Assistiamo -dichiara Romolo De Camillis, di Nielsen- a strategie dei principali retailer che stanno dando nuovi contenuti alla pl, a una segmentazione più
puntuale, a meccanismi di creazione di valore, a un nuovo dialogo col consumatore". "La marca commerciale -dichiara Gianpiero Lugli, ordinario in Economia della distribuzione all'Università di Parma- in futuro sarà sempre più frutto della condivisione tra insegne che
operano su mercati differenti
non sovrapponibili, in un'ottica
di collaborazione". "L'export vale il
60% del nostro fatturato -dichiara
Francesco Pizzagalli, Ad di Fumagalli Salumi- sia a nostro marchio che a
marchio del distributore. Abbiamo
investito per soddisfare le richieste
dei retailer internazionali, anche in
termini di sicurezza e qualità del
prodotto, ma oggi, anche grazie a
tempi di pagamento in 35 gg, siamo
fortemente convinti della bontà di
questa scelta strategica".

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