Ci sono, e sono anche numerose, le risorse finanziarie stanziate dall'Unione europea per l'Italia, il problema è che spesso i destinatari non riescono e intercettarle o finiscono per perderle. A testimoniarlo, dati alla mano, in occasione della sessione di Big&Small Un credito per la crescita è stato innanzitutto Valerio Valla, fondatore di Studio Valla e protagonista del network Big&Small.
I numeri parlano del 47%
"Nel bilancio 2000-2006 -ha spiegato Valla- all'Italia sono toccati quasi 32 miliardi di euro, mentre per il periodo 2007-2013 l'ammontare è stato di 28 miliardi e mezzo. Le amministrazioni, centrali e regionali, hanno incontrato tuttavia forti difficoltà sia nel reperire le quote di cofinanziamento necessarie sia nel rispetto delle tempistiche. Solo grazie alle procedure di accelerazione adottate nel 2011, al 31 ottobre scorso lo stato di attuazione dei programmi finanziati è arrivato al 47%. Non dobbiamo quindi rischiare di farci trovare ancora impreparati per la prossima programmazione 2014-2020 per la quale l'Italia, con più di 32 miliardi, sarà secondo beneficiario dopo la Polonia. Nel prossimo settennio, tra Fondi strutturali ed ex Fas sono previsti finanziamenti complessivi per 111 miliardi: opportunità che non possiamo rischiare di farci sfuggire".
200 mila euro in media per 62 mila Pmi
"La quota maggiore degli investimenti della Bei in Italia -ha quindi assicurato Andrea Kirschen, divisione infrastrutture Bei Italia- è rivolta proprio alle imprese. Tra il 2008 e il 2012 sono state 62 mila le Pmi finanziate, per un importo medio di 200mila euro e un totale di 12,5 miliardi concessi. Le risorse ci saranno anche per il futuro: per il prossimo triennio abbiamo infatti previsto per le imprese circa 8 miliardi di finanziamenti".
"Quello che manca alle imprese italiane -ha aggiunto Gian Carlo Bertoni, esperto di internazionalizzazione- sono professionalità in grado di accompagnarle all'estero, professionalità che mancano in questo Paese perché non sono state formate".
Credito più facile con politica alla Federal Reserve
"Il problema -ha riassunto Antonio Tajani, vice presidente della Commissione Europea- è che le Pmi italiane non sanno esattamente cosa offre l'Europa. I fondi in arrivo per internazionalizzazione, ricerca e innovazione ammontano a decine di miliardi e stiamo prevedendo importanti misure anche per l'accesso al credito. È tuttavia evidente che serve una politica monetaria diversa: la Bce dovrà assomigliare più alla Federal Reserve. Oggi l'euro è troppo caro, serve quindi una banca in grado di governare la moneta. Ritengo inoltre che le imprese riceveranno benefici dalla proposta, recentemente approvata dal Parlamento e che porta la mia firma, sulla tutela del Made in e le relative garanzie al consumatore. Stiamo lavorando anche per misure nel settore turistico, in particolare in vista dell'Expo. Spero infine che vada in porto la direttiva pagamenti che obbliga le pubbliche amministrazioni a saldare nei confronti delle imprese entro 30 giorni e credo fortemente nelle missioni, che stiamo realizzando in numerosi paesi di tutti i continenti, per accompagnare all'estero le medie, piccole e anche piccolissime realtà produttive italiane".
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