I consumi stanno ripartendo, ma non è ripresa

Fra i molti dati interessanti contenuti nel Rapporto Consumi di Coop, anticipati da Enrico Migliavacca, vicepresidente vicario di Ancc-Coop, Marco Pedroni (in foto), presidente di Coop Italia e Albino Russo, responsabile ufficio studi Ancc-Coop, alcuni sono così eloquenti che non hanno bisogno di commenti. Rispetto agli ultimi anni, si percepisce un lieve spiraglio di ottimismo, dovuto soprattutto a una timida ripresa dei consumi. Ma la statistica sociale fa paura.

Rischio deflazione
Il primo gruppo di dati riguarda l'effetto della crisi in Italia: in sette anni di recessione sono stati bruciati 230 miliardi di euro. Dal 2007 al 2014 la variazione (negativa) del Pil va da -6,7% nel Nord Italia a -13,5% nel Mezzogiorno. Il mercato del lavoro ha perso 1 milione di occupati, mentre l'aumento della pressione fiscale è pari a 2 punti di Pil.
Nel 2008 gli occupati (esclusi cassintegrati e part-time involontari) erano il 55% della popolazione, nel 2014 sono il 48%. La disoccupazione in Italia al 2014 (previsione) è al 12,5%, ma sappiamo già che fra i giovani l'incidenza è tre volte tanto.

Altro ambito di preoccupazione secondo Coop è l'inflazione che scende “anche troppo”: +0,6% nel 2014, il dato peggiore dal 2009 (+0,3%). Peggiore si fa per dire, perché la deflazione è, per i consumatori, una condizione preferibile della stagflazione, un rischio da cui l'Italia non è immune.

I più sfiduciati in Europa

Il terzo ambito che desta ansia negli operatori è il clima di sfiducia: il Rapporto Coop evidenzia un miglioramento, ma gli italiani rimangono i più sfiduciati in Europa. Il 51% non è soddisfatto della sua vita. Fra i paesi Ue il nostro è quello più pessimista: solo per il 22% dei rispondenti la qualità della vita è buona, contro il 90% dei tedeschi, il 66% dei francesi, il 56% nella media Ue.

L'Italia della rinuncia
È l'Italia della rinuncia quella descritta dai dati Coop: l'83% non fa acquisti al di fuori dei saldi, il 31% non arriva a fine mese con le proprie entrate, il 43% non riesce a sostenere spese impreviste di 800 euro, il 43% non ha votato nelle ultime elezioni, il 35% non va in vacanza, il 43% dei giovani non trova lavoro e il 24% di loro non lavora e non studia.

Un'Italia con forti squilibri nella distribuzione delle risorse monetarie e patrimoniali: il 47% della ricchezza nazionale è in mano al 10% delle famiglie più ricche.

Spese per la casa
Gli italiani spendono per la casa il 40% del loro budget, e se a questo si aggiungono il peso delle spese obbligate e la perdita dell'11% nel reddito disponibile in Italia nel periodo 2007-2013 è facile concludere che per gli altri consumi rimangono briciole. La crisi ha tolto infatti 100 miliardi di consumi (a prezzi 2005) dal 2008 al 2014.
L'alimentare soffre meno, ma la sua quota sul totale consumi va diminuendo ormai da anni: oggi è il 14,5%, nel 2000 era il 15,1%.
Segnali positivi, anche se timidi, potrebbero venire dal mercato immobiliare: tra 2006 e 2013 le compravendite residenziali sono diminuite del 54%, anche se il numero di transazioni dal 2013 al 2016 dovrebbe riprendere, passando da 407.000 a 516.000. In compenso aumenta la spesa delle famiglie per le ristrutturazioni: +150% rispetto al 2010, con una spesa totale di 33 miliardi di euro.

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