Preannunciata dagli analisti finanziari
come l’Ipo più grande
di sempre nell’ambito di Internet,
la quotazione di Facebook
al Nasdaq (100 mld $ la valutazione
dell’intero capitale) apre un nuovo capitolo
nella storia del social network più
diffuso nel mondo. Un fenomeno globale,
quello creato da Mark Zuckerberg, per cui
si stentano a trovare aggettivi, che ha introdotto
nuovi paradigmi nel marketing.
Per comprendere il suo impatto sulla relazione
tra imprese e consumatori abbiamo
incontrato Luca Colombo, country manager
di Facebook Italia.
Qual è la realtà di Facebook in Italia?
In Italia il numero d’utenti ha raggiunto
quota 21 milioni, di cui 13 milioni accedono
a Facebook su base quotidiana.
Vengono effettuati 2 milioni di check-in
e 1,5 miliardi di “like” al mese.
Quanti degli accessi avvengono dal canale
mobile?
Le connessioni a Facebook via mobile riguardano
7,5 milioni d’utenti ogni mese.
Qual è stato inizialmente l’approccio
delle aziende a questa piattaforma e
come si è evoluto?
L’approccio delle aziende alla piattaforma
Facebook è avvenuto in maniera graduale
e diversificata. Le aziende si muovevano in un’ottica d’acquisizione di fan, rincorrendo
principalmente il maggior numero d’utenti.
Ora le aziende hanno capito che la costruzione
di una community legata al brand è
fondamentale per avere il giusto approccio
alla piattaforma. I consumatori vogliono
informazioni dal brand, interazione con
la marca, offerte o promozioni dedicate,
condivisione con gli altri utenti con cui si
condivide la stessa passione. La semplice
creazione della Pagina non è sufficiente,
ma deve essere sviluppata con attività e
iniziative che coinvolgano appieno l’utente.
Come si colloca Facebook all’interno
della dieta mediatica degli italiani?
Internet sta rubando tempo alla televisione?
Secondo una ricerca che abbiamo commissionato
a fine 2011 a Nextplora Internet
non ‘ruba’ tempo alla Tv, ma cambia le
modalità di fruizione del mezzo televisivo:
il 52% del campione quando guarda la
televisione usa anche il Pc e il 31% naviga
sui Social Network. Tra questi, il 96% è
iscritto a Facebook. Una tendenza al multitasking
che, oltre alle ovvie fasce 16-24
e 25-34, si sta allargando anche alle altre
età. È evidente come Facebook amplifichi
e rafforzi il messaggio televisivo. Sul fronte
broadcaster basti pensare a commenti
e contenuti che animano Facebook prima,
dopo e durante la messa in onda di alcuni
programmi. Sul fronte advertiser, oltre alla
naturale amplificazione del messaggio,
si riesce a raggiungere audience e fasce
d’età con segmentazioni impensabili per
la Tv generalista. Si delineano quindi due
tendenze: per i broadcasters Tv i social
network appaiono oggi necessari per fidelizzare
l’audience Tv, offrire forme di interazione
verso la televisione (voti, commenti,
video) e declinare il proprio contenuto
televisivo sul social network. I planner
pubblicitari invece saranno sempre più al
centro di una strategia di comunicazione
sinergica con la Tv.
Secondo le vostre osservazioni, come
viene percepita dal popolo dei social
network la presenza delle aziende in
questo canale? Quali sono gli errori
da non commettere a vostro avviso?
I consumatori dimostrano sempre più interesse
per le aziende che sono presenti
sulla piattaforma Facebook, sviluppando
il concetto di lovemark: i consumatori sono
coinvolti dai brand come in una relazione
affettiva e apprezzano quelli che sono stati
capaci di instaurare un senso di lealtà in
loro. Un consumatore diventa fan della
pagina di un brand perché è interessato
a instaurare un rapporto con la marca, a
ricevere e comunicare informazioni, rispecchiandosi
nei valori della marca stessa.
Questa è la grande opportunità per le
aziende, che non devono di utilizzare la
piattaforma Facebook senza instaurare
una conversazione con gli utenti e senza
coinvolgerli in un’esperienza di condivisione
reciproca.
Per moltissime aziende Facebook è
un canale privilegiato di comunicazione,
in che misura può anche diventare
un canale di vendita?
Facebook rappresenta un canale da cui
partono processi d’acquisto, attraverso
gli elementi condivisi dalle aziende e dagli
utenti.
Quali nuovi servizi avete pensato per
le aziende che vogliono entrare nella
vostra piattaforma?
Una delle ultime novità che Facebook
offre alle aziende è Facebook Offers,
una nuova opportunità per veicolare offerte
commerciali agli utenti. L’azienda
definisce l’offerta e la pubblica, l’utente
interessato, cliccando su ‘Ricevi l’offerta’,
riceverà un coupon via email con i dettagli.
Il consumatore potrà mostrare il coupon
direttamente al punto divendita dedicato
per usufruire dell’offerta. L’azienda può
monitorare l’andamento delle proprie
offerte, aumentandone la visibilità e la
condivisione, conteggiando e analizzando
la semplice
creazione della
pagina da sola
non basta
commenti e “I Like”. La condivisione delle
Offers tra utenti aumenta l’interazione e
la visibilità dell’offerta stessa, portando
anche utenti verso la pagina aziendale,
creando maggiori possibilità di aumentare
il proprio numero di “I Like”.
Su quali principi si fonda la vostra
politica di tutela della privacy?
Facebook è attenta e focalizzata
sull’aspetto privacy. Ogni utente iscritto
decide quali informazioni condividere e
con chi, potendo personalizzare nei minimi
dettagli le proprie impostazioni. Ogni applicazione
che l’utente decide di utilizzare
inoltre richiede un’approvazione sulle informazioni
che si vogliono condividere nella
piattaforma. Il nostro obiettivo è rendere le
indicazioni sulla privacy sempre più chiare
e semplici per gli utenti.
Dal punto di vista tecnologico, come
vi siete attrezzati per gestire una
massa così imponente di accessi e
di upload?
Facebook è un’azienda tecnologica
all’avanguardia che continua a investire
nello sviluppo e nella creazione di nuovi
server e codici, con sempre maggiore attenzione
alla sostenibilità e alla qualità. Il
progetto più importante è l’Open Computer
Project: il centro d’elaborazioni creato
negli ultimi due a Prineville, nell’Oregon,
costrui-to da Facebook in collaborazione
con le grandi aziende del settore come
Intel, Amd, Hp e Dell. Il centro è nato
dall’esigenza, visto il crescente numero
d’utenti e quindi di dati condivisi, di avere
server sempre più potenti ed efficienti a
livello di costi, energia e impatto ambientale.
Il nuovo data center utilizza il
38% d’energia in meno rispetto a quelli
attuali e riduce del 24% i costi. Altro dato
notevole è l’indice dell’utilizzo d’energia,
quantificato a 1,07, molto più basso rispetto
al valore di 1.5 ßdelle strutture
precedenti. La vera novità del progetto è
la sharing expertise: ogni documento con
progetti, dati e programmazione è pubblico
e può essere visualizzato da chiunque,
disponibile sul sito del progetto http://
opencompute.org/.
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