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Ortofrutta italiana sui mercati extra Ue

Sarà finanziato per il 50% dall'Unione Europea, che ha stanziato 4 milioni di euro, per il 20% da AGEA (Ministero delle Politiche Agricole e Forestali) e per il 30% dalle imprese interessate: stiamo parlando del piano triennale di promozione dei consumi di ortofrutta fresca e trasformata italiana, che a partire dal prossimo gennaio coinvolgerà alcuni dei mercati extra Ue in cui l'export dei nostri prodotti ha maggiori potenzialità di sviluppo, come Stati Uniti, Russia e Giappone. Il progetto, che avrà come capofila il CSO -Centro Servizi Ortofrutticoli-, farà leva sugli aspetti salutistici e le potenzialità nutrizionali dell'ortofrutta fresca e trasformata, lanciando modelli di consumo legati alla dieta mediterranea, che oggi rappresenta uno degli stili alimentari più accreditati per il benessere fisico e per combattere il problema dell'obesità nei paesi occidentali.

Coinvolti molti big del settore
Nello specifico, sono previste azioni mirate sui seguenti prodotti: pesche e nettarine, kiwi, pere, susine e arance rosse e, per il trasformato, passate di pomodoro, ortaggi in scatola, legumi, frutta sciroppata, prodotti surgelati. Tra le aziende coinvolte dall'iniziativa figurano Apoconerpo, Apofruit, Salvi, Mazzoni, Europfruit, Spreafico, Zani, Oranfrizer, Conserve Italia e Orogel. Nel 2007, l'Italia ha ottenuto da Bruxelles l'approvazione di ben 13 progetti, per un finanziamento complessivo pari a 34 milioni di euro. Nel 2006, le proposte approvate erano state 6, per un totale di 7,4 milioni di euro di risorse ottenute.

La spesa veloce si fa in stazione

Aspiag Service lancia la sfida sul terreno della facilità e rapidità nel fare la spesa. Raccogliendo la richiesta dei consumatori, che hanno sempre i minuti contati ma che non rinunciano alla qualità, ha ideato “Despar è facile…”, un layout originale pensato per chi vive in modo dinamico, dove tutto è a portata di mano, facile da individuare e da scegliere.

Il primo pdv è stato inaugurato il 15 novembre nella stazione ferroviaria di Treviso, con piacevole stupore dei viaggiatori che non si aspettavano di trovare l'insegna Despar sul primo binario.
Il layout è originale e invitante, a partire dagli effetti cromatici.
Il supermercato è suddiviso in tre aree, corrispondenti ad altrettante tipologie d'acquisto. Basta scegliere uno dei tre colori per orientarsi (e acquistare a colpo sicuro).

Arancio è la zona take-away dove trovare tanti snack pronti da gustare, panini, pizze e varie prelibatezze, dolci e salate, per tutti i gusti. C'è anche un ricco assortimento di bevande: acqua, succhi di frutta, bibite, birra.
Azzurro è la zona dedicata alla festa, dove cercare un regalo all'ultimo minuto, con ampia scelta di giocattoli, libri, fiori, ma anche dolci, cioccolata, vini, spumanti e liquori, valigeria, articoli da viaggio e tanto altro.
Verde è l'area market dove il cliente può dedicarsi alla spesa di tutti i giorni senza farsi mancare nulla, dall'antipasto al dessert, dall'igiene personale e della casa all'acquisto del cibo per gli animali.
L'orario d'apertura è continuato dalle 7:00 alle 21:00. Dopo la prima apertura a Treviso, un secondo “Despar è facile..” è stato inaugurato l'11 dicembre, nella stazione ferroviaria di Trieste. A breve ne seguiranno altri, collocati sia all'interno delle stazioni sia nei centri storici delle città.

La top ten delle Pmi alimentari

Da uno studio settoriale condotto da Icm Advisors, società internazionale indipendente di business advisory e ricerca economico-finanziaria, emergono le dieci piccole-medie imprese più performanti nel settore alimentare. Acetum, Casa Vinicola Sartori, Casoni Fabbricazione Liquori, Fonti di Vinadio, Gruppo Galbusera, Icam, Molinari Italia, Morato Pane, Mutti e Valsoia sono infatti, a detta di Icm, le Pmi chespiccano in termini di crescita del fatturato e redditività. Ciò che ha contribuito maggiormente allo sviluppo di queste imprese è senza dubbio la capacità di crearsi una ben definita identità di marca legata a fattori quali l'unicità del made in Italy e l'eccellenza qualitativa del prodotto. Fra gli asset intangibili, il brand è d'altra parte un punto di forza del settore alimentare e sta acquisendo sempre maggiore valore economico-finanziario. Facilmente identificabile e valutabile, il marchio rappresenta in media dal 20 al 40% del valore d'impresa, con apici in aziende totaly brand-driven in cui arriva ad abbracciare il 40-60% del valore di mercato della società.

Uno sguardo al settore
Negli ultimi anni il comparto alimentare ha registrato un andamento poco brillante dovuto in parte all'elevata frammentazione e a un insufficiente livello di servizi. In aiuto a questo stato di complessità il settore si è giocato nel 2006 la carta delle esportazioni, che hanno trasformato il modello organizzativo del comparto tanto da renderlo, probabilmente, uno dei pilastri dell'industria europea. Ciò nonostante, l'industria alimentare italiana deve puntare a migliorare il livello competitivo delle sue aziende, fortificando l'immagine e il peso del made in Italy sui mercati mondiali e contrastando il fenomeno sempre crescente della contraffazione e delle imitazioni.

I brasiliani di JBS SA entrano in Cremonini

Il più grande produttore ed esportatore di carne bovina nel mondo, la brasiliana JBS SA, si allea con Cremonini, leader italiano nello stesso settore e primo produttore europeo di carne in scatola (marchio Montana).
Per la società di Castelvetro di Modena (si veda in particolare l'intervista a Vincenzo Cremonini, amministratore delegato di Cremonini spa, MARK UP maggio 2006, pagg.18-21), si schiudono nuove prospettive di business e proficui scenari commerciali, soprattutto per quanto riguarda l'ampliamento delle fonti di reperimento della materia prima, e le reciproche sinergie in chiave distributiva. «A Cremonini l'operazione garantisce l'accesso privilegiato ai principali bacini d'approvvigionamento mondiale della carne bovina, oltre che il rafforzamento del presidio globale dell'intera filiera produttiva -commenta Vincenzo Cremonini -. L'aumento di capitale rafforzerà la struttura economica e finanziaria di Inalca (uno dei marchi di produzione del gruppo, controllata al 100% da Cremonini spa) che potrà accelerare il proprio sviluppo in Europa, Russia e Africa».

Un'operazione da 225 milioni di euro
Il controvalore complessivo dell'affare è di 225 milioni di euro, calcolato sulla base di un “enterprise value” di Inalca spa pari a 600 milioni di euro. Al termine dell'operazione, che avverrà prevalentemente mediante aumento di capitale in Inalca spa, JBS SA e Cremonini spa deterranno, ognuna in parti uguali, il 50% del capitale Inalca. Cremonini spa si è riservata una “put option” in base alla quale potrà esercitare il diritto a cedere la propria quota del 50% nell'arco temporale compreso tra il quarto e il decimo anno a partire dal closing dell'operazione. La put option potrà essere esercitata a condizione che l'Ebitda consolidato di Inalca sia pari ad almeno 60 milioni di euro e un prezzo determinato in base a un multiplo dell'Ebitda variabile da 5 a 10 volte. JBS SA, che ha registrato un fatturato consolidato nei primi 9 mesi del 2007 pari 2.865 milioni di euro, è il più importante esportatore di carni trasformate a livello mondiale con una capacità giornaliera di macellazione pari a 51.800 capi (Cremonini ne macella 3.500). JBS è acronimo di José Batista Sobrinho, il Cremonini del Brasile, fondatore di un impero da 10,5 miliardi di dollari (stima 2007), le cui origini risalgono al 1953, da un piccolo allevamento di Anapolis, cittadina nello stato del Goias.

I numeri dei due gruppi
A JBS fanno oggi capo 23 stabilimenti in Brasile, 6 in Argentina, 8 negli Usa e 4 in Australia. Cremonini spa è uno dei più importanti gruppi alimentari europei con un fatturato di 1.044,5 milioni di euro relativo solo alla produzione (il consolidato di gruppo è stato nel 2006 di 2,38 miliardi euro), presente non solo nella macellazione e nella trasformazione di carne bovina, ma anche nel food service con la società MARR, nella ristorazione a bordo treno e nelle stazioni ferroviarie, aeroportuali e autostradali

Il consumo e la percezione del caffè

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Si riposiziona il marchio Galbi

Galbani ha appena lanciato, con marchio Galbi, una nuova linea di dessert a base di panna cotta, Delicata Panna Cotta, che si accosta alla linea a base di ricotta e a quella dei budini. Un'area presidiata da aziende importanti come Danone, Parmalat, Muller, Scaldasole, Cameo, ma con ulteriori previsioni di crescita. La vera notizia consiste però nel fatto che per la distribuzione dei freschissimi, cui afferiscono le tre linee di dessert, Lactalis, proprietaria di Galbani, ha deciso di appoggiarsi alla società Lactalis Nestlé, da tempo operante all'estero, mentre in Italia solo da inizio 2007 con il nome Lactalis Nestlé Prodotti Freschi Italia (LPNF Italia). Le linee Galbi si vanno quindi ad aggiungere a marchi come Frùttolo, Mio, Lc1 e Sveltesse, per i quali LNPF Italia ha da tempo acquisito competenze specifiche, in grado di valorizzare al meglio l'offerta Galbani sui freschi, altrimenti caratterizzata verso prodotti con shelf life più lunga.

Una nuova strategia di posizionamento
Di fatto per Galbi si è anche pensato un nuovo posizionamento, che sarà supportato dalla campagna pubblicitaria, per la quale, accanto ai valori storici di Galbani, collegati alla affidabilità e qualità, si aggiunge la dimensione del piacere e del buon umore. La nuova linea di panna cotta comprende due referenze con gusto cioccolato e caramello. Entrambe in cartone da 2x100 gr, con un apporto calorico di 182 Kcal a vasetto, che è leggermente superiore a quello dei budini e delle ricotte. Nella fase di lancio, novembre - gennaio, della Delicata Panna Cotta verrà fatta una promozione con taglio di prezzo per le 6 referenze di Cremoso Budino (linea che comprende il budino al cioccolato: l'articolo più altovendente di Galbi, con 1.000 tonnellate vendute nel 2006 pari al 76% del fatturato) e le 4 referenze Dolce Ricottine. I budini, nella usuale confezione da 4x115 g, saranno proposti al prezzo di 2,15 euro, mentre a partire da febbraio il costo salirà a 2,55 euro. Le ricotte passeranno da 1,60 a 1,80 euro. Dopo questi tre mesi di prezzi contenuti per invitare alla prova dei prodotti, a partire da febbraio partirà la campagna Tv basata sul claim “La dolcezza porta dolcezza”, che punta sulla valorizzazione del concetto di buonumore.

Unicoop investe sull’ambiente

Lo stile dell'architetto pistoiese Adolfo Natalini non passa inosservato: le linee volute per il nuovo centro commerciale di Empoli ricordano per alcuni elementi ricorrenti i Gigli di Campi Bisenzio (Fi).
Il risultato di questo nuovo progetto, la cui locomotiva è rappresentata da un superstore Coop e da altri esercizi commerciali nella galleria, è nell'insieme delle sue scelte sinergiche: armonico e funzionale, tecnologico e sostenibile. Porta la firma congiunta degli architetti Natalini e Funaro, con la collaborazione di Inres.
L'intervento di Empoli, costato complessivamente 80 milioni di euro, ha portato alla realizzazione di un nuovo svincolo della superstrada Firenze-Pisa-Livorno e nuove opere di collegamento con la viabilità urbana.

L'impianto a pannelli
Elemento fondamentale del progetto è senza dubbio l'impianto fotovoltaico: 4.500 mq di pannelli che forniscono alla struttura energia pulita, a oggi il più grande in Italia a livello di centri commerciali. Si calcola che in questo modo il supermercato di Unicoop Firenze sia in grado di far fronte al 30% del proprio fabbisogno energetico, con un risparmio che supera i 500.000 kwh e un abbattimento della produzione di Co2 pari a ben 250 tonnellate l'anno.
Particolare attenzione è stata rivolta all'impatto ambientale, fatto che ha determinato una gestazione del progetto molto lunga per trovare un equilibrio tra parco, zone sportive e infrastrutture, ma soprattutto la giusta mediazione con il territorio. Il colpo d'occhio finale è quello di un arioso porticato, affiancato da due torri (la principale similitudine con i Gigli), che si affaccia sul verde: un polmone naturale urbano di oltre 7 ettari con piste ciclabili, vialetti, colline e un laghetto. Il parcheggio è stato realizzato sotto l'area di vendita e può ospitare 1.600 auto, di cui 1.000 al coperto. La galleria è caratterizzata da una struttura a gradoni, ornata di verde, che permette l'accesso dal parco.
L'offerta complessiva raggruppa 60 attività, di cui 35 negozi tradizionali, tre grandi superfici specializzate nel non-food (Media World per l'elettronica di consumo, Oviesse per l'abbigliamento e Obi per il bricolage).

La pubblicità che si vede dall’aereo

La trovata è di Ad-Air Group. La società londinese è riuscita, dopo cinque anni di ricerche, a creare il primo network aereo globale. Si tratta dell'istallazione di giganteschi cartelloni visibili dall'alto quando gli aerei sono in decollo o in atterraggio. Le aree individuate corrispondono a quattro territori chiave: Nord America, Europa, Asia Pacifico e Middle East. Fra i trenta hub selezionati, da London Heathrow a Paris Charles De Gaulle, da Dallas Fort Worth Int. a Chicago O'Hare Int., da Tokyo Narita Int. a Bangkok Suvarnabhumi Int, sono compresi anche Milano Malpensa e Roma Fiumicino.

Ad-Air ha già ottenuto il permesso di realizzare le sue zone pubblicitarie in dodici di questi aeroporti. Del resto, una simile pianificazione rappresenta una formidabile opportunità di marketing, dal momento che i passaggeri a bordo vivono momenti di passività (nell'imminenza del touchdown finiscono i programmi d'intrattenimento) e non possono far altro che guardare fuori dei finestrini. Difficile, quindi, non notare la pubblicità posta negli spazi limitrofi dei più importanti aeroporti.
Le dimensioni di questo tipo di impianto sono il triplo di quelle dell'Old Trafford, lo stadio del Manchester United. I messaggi realizzati su questo supporto (una sorta di rete di plastica sospesa da terrra) possono raggiungere l'ampiezza di 20.000 metri quadrati di superficie.
Dimensioni a parte, il circuito gode di innegabili caratteristiche allettanti, come la qualità dell'audience: in media chi vola, sia per business sia per piacere, ha una certa disponibilità economica e appartinene a un livello socio-culturale medio se non alto.

Disney estende il brand all’ortofrutta

La Walt Disney Company, azienda leader nell'intrattenimento per bambini, ha di recente esteso il proprio marchio anche a frutta e verdura. L'ultima iniziativa di brand extension della multinazionale ha visto apporre il logo Disney su prodotti salutari come la frutta e la verdura, con l'intento dichiarato di promuovere una sana alimentazione e pensare, così, al benessere dei suoi piccoli clienti.

All'interno della divisione prodotti per il consumo è stata creata di recente una linea di referenze a marchio “Disney Garden”, che comprende sia ortofrutta biologica sia convenzionale, realizzata in collaborazione con i più importanti produttori di frutta e verdura, e con spedizionieri statunitensi e internazionali. La commercializzazione di questi item è gestita dalla società statunitense Imagination-Farm, che si occupa anche di verificare che i fornitori rispettino rigorosi standard di qualità, e che è stata fondata con la finalità di incrementare il consumo di ortofrutta da parte dei bambini.

Le referenze di frutta e verdura caratterizzate da personaggi - Minni, Topolino, Paperino, Pluto - e dai protagonisti di cartoni animati - “gli Incredibili”, “Toy Story” e “Cars” - si presentano infatti come alternative agli snack, essendo al tempo stesso facili da gustare a scuola così come a casa. La gamma Disney Garden include “Disney Garden foodles”, snack nutrienti per gustare ad esempio mele a fette, uva e formaggio. “Disney Garden Fresh Veggies & Sauce” sono invece ortaggi di quarta gamma tagliati a pezzettini: ad esempio monetine di carote, che vanno cotte 5 minuti nel microonde. Non mancano inoltre le referenze monoporzione: “Disney Garden Quick Snacks” è infatti una linea di ortofrutta (mele o sedano) pronta per il consumo.

Nuovo negozio monomarca per Bialetti

Gioca in casa il nuovo flagship store Bialetti. Inaugurato in quel di Brescia, dove ha sede l'azienda, lo store rappresenta una vetrina sul mondo Bialetti fatto di design, prestigio e caffè. Fiore all'occhiello di Bialetti Industrie, lo store bresciano rientra in un progetto ambizioso che porterà entro fine anno all'apertura di 8 punti di vendita di proprietà sul territorio italiano. L'azienda conta, inoltre, di espandere lo sviluppo anche all'estero entro il 2008 . Con un format che vuole essere, dunque, un modello di riferimento per l'estensione della rete retail, il flagship store bresciano si presenta su una superficie commerciale di 160 mq e strizza l'occhio a design e soluzioni razionali nonché innovative senza, però, sottrarsi dall'esprimere calore e accoglienza.

Un'esposizione che valorizza il made in Italy

L'esposizione raccoglie tutti i prodotti cult del marchio dell'Omino con i baffi: da Moka Express a Mukka Express fino all'innovativa Cuor di Moka. Non manca l'alto di gamma con Bialetti Collection che raccoglie le versioni più raffinate nel campo delle caffettiere, degli strumenti da cottura in acciaio e alluminio antiaderente, dei piccoli elettrodomestici e degli accessori coordinati per la cucina e la tavola. Al suo interno anche un angolo degustazione arredato per evocare nel visitatore momenti piacevoli della giornata come, per esempio, la prima colazione, e un angolo caffetteria per ritrovare il gusto della convivialità e della socialità targata made in Italy.

In esclusiva negli iper Finiper 3.000 Suv DR5

Nei 25 Iper del Gruppo Finiper sarà messa in vendita, a partire dal 12 dicembre, l'autovettura DR5, un SUV prodotto da DR Motor Company. Si tratta di una partnership innovativa per entrambi i soggetti coinvolti. Per il distributore, un “articolo” nuovo, anche se per il Gruppo Finiper non è un'assoluta novità: in passato ha, infatti, enfatizzato alcune sue nuove aperture con vendite promozionali di auto. In questo caso, però, l'operazione è più strategica che tattica, un'estremizzazione di tutto-sotto-lo-stesso-tetto; infatti, la DR5 viene lanciata e venduta per 6 mesi a un prezzo diverso da quello di listino, 15.900 euro anziché 16.900, in esclusiva presso tutti gli Iper del gruppo. Per DR Motor Company si apre così la possibilità di entrare in uno spazio in cui il proprio target si muove con elevata frequenza.

Un contatto diretto con il pubblico
Tutti i punti di vendita della catena proporranno uno spazio interno dedicato dove il venditore della casa produttrice guiderà il cliente all'acquisto. Saranno così evitati anche i costi relativi agli investimenti di routine in comunicazione, ponendo a contatto diretto la clientela potenziale con il prodotto. Una vera e propria concessionaria in buona sostanza, messa nella condizione di incontrare un vasto pubblico. È una prova ulteriore della flessibilità e della centralità delle strutture della distribuzione moderna, come già si è potuto osservare con la vendita dei parafarmaci e della benzina.

Parte da Rovigo il rilancio della Serenissima

Si candida a diventare il primo porto dell’Adriatico. La sua collocazione è prevista, secondo i piani, entro la fine del 2010 se non ci saranno intoppi, al largo del delta del Po, in mare aperto a poco più di 2 miglia nautiche dalla costa: in modo da poter essere raggiunto dalle chiatte di carico/scarico, ma anche da presentare una profondità superiore ai 25 metri. Si tratterà di una piattaforma a mare a disposizione delle grandi navi da trasporto intercontinentali, capace di offrire uno scalo ideale per le imbarcazioni in arrivo dalla Cina. La struttura ha una dimensione progettuale iniziale di 55.000 mq, con doppio lato di attracco e spazi coperti per ospitare il cross-docking nelle rotture di carico. Arrivo e ripartenza possono avvenire in modo rapido e concorrenziale. Come richiesto dal mercato.
 
Un grande polo infrastrutturale 
Rovigo vuole riportare il Veneto al centro dei giochi. Come? Immagina un futuro logistico di prima grandezza per un territorio che gode di doppia componente di favore: una preziosa libertà di spazi in una regione sovraffollata e un reticolo di infrastrutture di trasporto servite, finora, per aggirare la provincia e catapultarsi verso mete di maggiore interesse e rilevanza strategica. Ha deciso di coinvolgere tutti gli attori in campo, appoggiandosi a Verona, Padova e Venezia, con il chiaro intento di non escludere nessuno. Ed è, forse, questa la chiave di lettura che porterà al risultato finale. Intanto attorno all’interporto del capoluogo sono sorti altri 7 poli logistici per circa 14 milioni di mq strutturati, solo 6 dei quali rimasti ancora sul mercato. Sono pronti a smistare l’afflusso di merci proveniente da Oriente. Lo faranno via acqua (Mantova, Ferrara, Cremona, Venezia, Trieste), ferro e gomma, approfittando dell’incrocio dei due grandi corridoi di transito europei sulle direttrici est/ovest e nord/sud. I promotori mirano a sfruttare ogni opportunità territoriale concessa: il sistema viario fluviomarittimo già navigabile, per esempio, ma anche gli ampi lotti edificabili disponibili (nel Polesine come nell’entroterra) nonché un sistema viario stradale ormai a regime. L’intera iniziativa, in gran parte già operativa, non manca di riscuotere interessi concreti.

Un progetto che guarda a Oriente
È in arrivo a Rovigo anche la svedese Ikea, pronta ad aprire il maggiore centro logistico meridionale del suo sistema di movimentazione merci europeo; la stessa piattaforma a mare ha già ricevuto concrete offerte di acquisto da parte di investitori bancari cinesi. Proposte che non sono state accettate: la gestione rimarrà a Interporto Rovigo, mentre fra i soci promotori spicca il porto di Venezia. Attualmente il sistema accoglie mais e soia, acque minerali, inerti, forniture meccaniche. Ovviamente le potenzialità sono estremamente più elevate. Si assiste, per certi versi, al rilancio strategico di una vocazione antica: come se la regione volesse rimettersi in competizione con gli scali anseatici del nord europeo con un progetto che intende far decollare il Veneto di 3ª generazione. Il lancio dell’intero sistema logistico andrà di pari passo con gli investimenti turistici, volti a creare un unico pacchetto propositivo: quella idrovia da centinaia di km, capace di integrare il Garda, le lagune, il delta, le città rinascimentali, le spiagge e, ovviamente, Venezia.

L’obiezione
Il delicato equilibrio naturale non ha mai impedito agli olandesi, per esempio, di darsi strategie globali. Sarà così anche per il Polesine e la laguna del 2010.

Carrefour scommette sul proprio brand

I programmi di Carrefour per il prossimo anno vedranno aumentare ulteriormente l'enfasi sulla marca-insegna. In particolare, continuerà l'opera di razionalizzazione delle private label, che oggi rappresentano il 27% del fatturato, attraverso una maggiore offerta di prodotto (in particolare food), ma anche con una concentrazione sui prodotti a marchio Carrefour.

Il riposizionamento nel mercato francese
Grazie a un ufficio acquisti centralizzato e globale, crescerà anche il non food, soprattutto tessile, casa e abbigliamento, con l'introduzione di maggiore design e qualità. In Francia, si stanno testando anche nuovi sistemi di merchandising sia sul food sia sul non food; i risultati dei test verranno implementati nel 2009. Negli ipermercati francesi, due terzi dei prodotti sono stati riposizionati (o lo saranno entro il 2008), mentre il numero degli articoli è passato da 17.500 ai 20.000 (di cui 4.000 prodotti nuovi). Il gruppo ha ridimensionato l'offerta di numero 1, il primo prezzo dell'insegna, da cui sono state depennate 700 referenze, mentre è stata arricchita l'offerta di biologico ed equo-solidale.

In Italia presto addio all'insegna DìperDì
Inoltre, molti dei proventi previsti sono attesi dall'estero, con l'annunciato ingresso in India attraverso un partner locale: la firma della joint venture è prevista per il primo trimestre 2008, e la prima apertura per il 2009. Per garantire la crescita internazionale, non sono escluse nuove acquisizioni: al momento il Gruppo sta negoziando la quota di maggioranza di Migros Turchia. Per quanto riguarda l'Italia, Jose Luis Duran, presidente di Carrefour, ha espresso anche l'obiettivo di riconvertire i circa mille convenience DìperDì in GS Express, oltre che di vendere alcuni ipermercati definiti «buchi neri, che distruggono valore ogni giorno».

La riconversione dell'insegna Champion
Se in Spagna i Champion sono stati riconvertiti in Carrefour Express senza troppi problemi, avendo una quota di mercato intorno al 2%, sull'analoga operazione in Francia, dove l'insegna ha l'8,5% di market share, Carrefour va più con i piedi di piombo. Sul formato ipermercato, i test sono in corso su 7 pdv (in totale sono 60 gli ipermercati Champion) e sembrano dare risultati positivi. Più complicata l'operazione supermarket, che andrà a coinvolgere 940 pdv. Al momento, sono i sei Champion della Bretagna ad essere stati coinvolti nel test del nuovo formato. I sei pdv, che vanno dai 1.600 ai 2.500 metri quadrati, sono stati riconvertiti ed inaugurati tutti tra la fine di ottobre e metà novembre.

Nuovo spazio per le referenze food
Tra le differenze più evidenti: l'introduzione del grigio quale codice colore dominante e una comunicazione aerea leggera e minimalista; inoltre, si moltiplicano le referenze food, in particolare i piatti pronti surgelati (da circa 50 referenze a 100) che, per l'occasione, lasciano il classico modello armadio e optano per una presentazione in vasca più armadio (in Italia, adottata già dallo scorso anno dall'ipermarket Carrefour di Limbiate). A ciò si aggiungono espositori per freschi e freschissimi -dagli affettati da asporto, all'ortofrutta di quarta e quinta gamma- con espositori con vasca e scaffali inclinati, in modo da evidenziare il fronte del pack. Mantenuta qualche referenza a marchio Champion, così come la linea Pl Reflets de France, cui però è stata accostata la filiera garantita Carrefour. Infine, grande enfasi è stata data alla complementarietà: un'assoluta novità per l'insegna.

Aspiag Service acquista da Lombardini

Aspiag Service (Despar Nordest) ha raggiunto un accordo con il Gruppo Lombardini l'acquisto dei 62 supermercati Pellicano (33.000 mq la superficie totale) di Veneto e Friuli Venezia Giulia, che nel 2006 hanno realizzato un fatturato stimato di circa 140 milioni di euro. Il totale dei punti di vendita Aspiag, che lo scorso hanno ha chiuso con un bilancio di 1,322 milioni di euro, arriva così a quota 584 (inclusi gli affiliati).
“Per noi - ha dichiarato Rudolf Staudinger, presidente di Aspiag Service - si tratta di un significativo passo avanti verso l'obiettivo che ci ripromettiamo di raggiungere entro il 2010 il 15% di quota di mercato nel Triveneto, nostro bacino d'elezione”. Entro febbraio 2008 i pdv prenderanno le insegne Despar o Eurospar (nessun pdv ha le dimensioni necessarie per assumere l'insegna Interspar).
L'integrazione dei nuovi supermercati nel sistema logistico e gestionale di Aspiag, sempre secondo dichiarazioni aziendali, non presenta particolari difficoltà, grazie alla presenza capillare sul territorio del gruppo e alle sue 8 piattaforme distributive.
“La cessione - ha spiegato spiega Andrea Lombardini, amministratore delegato di Comprabene Spa ( società che gestisce i supermercati Pellicano) - è la naturale conseguenza della decisione strategica di Lombardini di concentrare la propria attività di gestione sui supermercati nel Nordovest e in Sardegna. Da parte nostra, continueremo ad investire a nordest, privilegiando le insegne LD Discount, Pellicano Iper e i cash&carry GrosMarket”.
Tutti gli oltre 550 dipendenti dei punti di vendita acquisiti saranno confermati nell'organico di Aspiag Service, che vedrà così salire a circa 6.000 il numero dei propri collaboratori.

I marchi Dop vendono di più grazie alla Gdo

La Gdo è il primo partner commerciale dei prodotti Dop e Igp italiani. Sul mercato interno, la ripartizione delle vendite per canale vede al primo posto la grande distribuzione con un 49% sul totale (quota che salirebbe al 60% se calcolata sulle vendite in Italia), in crescita di 2 punti rispetto il 2005. Il dettaglio tradizionale è in lieve calo (18%), mentre la ristorazione è in incremento dal 5% all'8%.

Soffre invece la vendita diretta (dall'8% al 3%), ma si attende una forte ripresa nel 2008 grazie alle agevolazioni previste per i farmers market nella prossima Finanziaria. Questi sono i dati diffusi dall'Osservatorio socio economico Qualivita - Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che dal 2002 si occupa di valorizzare i prodotti agroalimentari di qualità.

Export e fatturato
Il sistema nazionale delle Dop/Igp interessa ben 164 denominazioni già registrate e oltre 119.000 aziende. Il paniere dei prodotti agricoli e alimentari, nel 2006, ha espresso un fatturato alla produzione di 4,9 miliardi di euro, pari a 9,2 miliardi al consumo.

Il trend è positivo anche per l'export, che con un giro d'affari di 996 milioni di euro nel 2006 (20% del fatturato alla produzione) segna una crescita del 13,8% rispetto il 2005. Sale anche la quota delle esportazioni destinate ai paesi extra Ue, che ormai pesano il 32% (+13%) del fatturato complessivo svolto all'estero.

In termini di valore assoluto, le prime 15 denominazioni totalizzano più del 90% del fatturato complessivo. In testa alla classifica si confermano grana padano, prosciutto di Parma e parmigiano reggiano, che insieme rappresentano oltre la metà del fatturato delle Dop/Igp. La bresaola della Valtellina Igp sale al settimo posto, mentre la mela della Val di Non arriva al nono.

Considerando invece l'incidenza economica delle Dop/Igp sui territori di provenienza, la classifica cambia in base alla forza della produzione tutelata e alla ricchezza della zona interessata. Ai primi posti troviamo allora il prosciutto di Parma, con un'incidenza del 28,8% sul valore aggiunto agroalimentare della provincia, prosciutto San Daniele (27,6%), bresaola della Valtellina (21,4%), mela Val di Non (8,3%), parmigiano reggiano (4,7%), speck Alto Adige (4,2%), mozzarella di bufala (1,8%), grana padano (1,3%), e i formaggi della valtellina casera e asiago, entrambi con una quota intorno all'1,3%.

L’innovazione salva la Gdo: +1%

Sono due i fattori che mantengono positive le vendite in ipermercati e supermercati: le nuove aperture (al ritmo di 2 al giorno) e il lancio di prodotti innovativi. E, sebbene le vendite totali crescano appena dell'1%, quelle del mercato food e grocery segnano un +3,3%, pari a 36,3 miliardi di euro (dati IRI, anno terminante agosto 2007). L'incremento è certamente non esaltante, ma se si analizzano i trend dei singoli mercati, si possono trovare segmenti con dinamiche particolarmente positive, grazie all'inserimento di prodotti rispondenti alle esigenze sempre più specifiche del consumatore.

Food & beverage
Nell'alimentare, crescono maggiormente, rispetto alla media, quegli articoli improntati al servizio ed alla praticità d'uso, come i piatti pronti/specialità, che, sul totale mercato, sviluppano un +10,7%, ma, considerando il solo segmento dei primi piatti di gastronomia fresca, raggiungono un +32%. Si riconferma inoltre la tendenza di crescita diffusa su tutto il settore salutistico e del wellness, guidata da un mercato consolidato come lo yogurt, che ha segnato un +3,4% per il totale mercato, mentre il segmento salute che ha conosciuto un aumento del 16%. Anche cereali, prodotti dietetici e integratori alimentari (+77%), registrano incrementi a due cifre. Analizzando i trend per target, come per esempio quello giovane, un mercato come quello delle merendine, che già incassa 100 milioni di euro, grazie a numerosi lanci di nuove referenze con soluzioni e sapori freschi, riesce a crescere del 15,7%. Nel beverage si rileva un forte dinamismo per le energy drink (+50,3%), il thé freddo e le birre analcoliche light (+27,8%), segmenti caratterizzati da lanci innovativi e supportati da attività di comunicazione, ma anche da operazioni mirate di merchandising.

Home & personal care
Tra gli articoli con crescite superiori al 4% si rilevano le candeggine, i deodoranti ad azione continua, ed altri prodotti per eliminare odori. Nel macro-settore del personal care, mediamente piuttosto piatto, fanno eccezione l'oral care (+3,8%) per via di prodotti nuovi con funzionalità specifiche nei dentifrici e grazie alle performance dei colluttori (+34,6%), che hanno cominciato ad essere presenti nella grande distribuzione con referenze tipicamente farmaceutiche.

Ulteriori approfondimenti sono presenti nel numero 415 di Gdoweek - Al Mercati &Innovazione.

Il riciclo fa risparmiare 4 miliardi

La prevenzione, il recupero e il riciclo dei rifiuti di imballaggio sono delle attività che mobilitano l'intera società, cittadini, istituzioni e aziende. In questo agire collettivo si inserisce l'attività del Conai, Consorzio Nazionale Imballaggi, costituito dai produttori e utilizzatori di imballaggi per perseguire gli obiettivi di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio previsti dalla legislazione europea e recepiti in Italia attraverso il Decreto Ronchi (ora Dlgs. 152/06).
I dati relativi a dieci anni di attività, raccolti nel “Dossier Prevenzione 2007 - 10 anni di progetti e soluzioni per imballaggi ecocompatibili-” fotografano lo state dell'arte in Italia. Riguardo al recupero sono 8.000.000 di tonnellate gli imballaggi recuperati, pari al 66% dell'immesso al consumo. Conai stima che in dieci anni di attività, la pratica del riciclo abbia fatto risparmiare complessivamente 4 miliardi di euro.

I risultati di dieci anni di attività
Sul fronte della prevenzione i risultati più significativi sono: 1) 420 milioni di euro di costi socio-ambientali evitati all'intera collettività. 2) Oltre 5 milioni le tonnellate di CO2 non emesse in atmosfera in dieci anni: un costo ambientale evitato pari al viaggio annuale di 460.000 autotreni per 100 km. 3) 300 milioni di imballaggi primari in meno immessi sul mercato grazie alla riduzione del peso degli imballaggi nel settore alimentare. 4) Nel settore dei detergenti, grazie al crescente utilizzo di prodotti concentrati, si è ridotto del 50% il volume e il peso dei contenitori. 5) Le imprese che hanno avviato un sistema di gestione ambientale certificato sono cresciute del 50% in 10 anni. Nel settore del riciclo, la disponibilità dei materiali riciclati è passata da 21 a 33 milioni di tonnellate, contestualmente la disponibilità di rifiuti di imballaggi è cresciuta dal 14 al 21%, determinando un fatturato complessivo delle aziende impegnate nel settore del riciclo e recupero di 40 miliardi di euro, circa il 3% del PIL. Si calcola che siano 25.000 gli addetti per ogni milione di tonnellata di materiali avviati a riciclo, a confronto dei 1.000 impiegati nella discarica.

Adolescenti sempre più multimediali

Uno scenario che certo non piacerebbe a un tradizionalista e che fa riflettere le aziende quello delineato dalla ricerca Junior e Teens 2007 realizzata da Doxa e presentata nell'ambito del recente Licensing Forum organizzato da Kasachok.
Scopo dell'indagine era mettere in luce le attività svolte dai bambini tra 5 e 13 anni (gli “junior”) e dagli adolescenti dai 14 ai 18 anni (i “teens”) e le loro preferenze in fatto di marchi di abbigliamento.
Particolarmente interessanti appaiono i dati sulla fruizione dei media da parte degli adolescenti, perché le loro scelte, a differenza di quelle dei ragazzi di minore età, sono da considerarsi frutto di giudizio autonomo.

I media preferiti
Alla domanda “quali attività avete svolto ieri?” l'impiego del cellulare per l'invio di sms ha ricevuto una risposta quasi plebiscitaria: il 77%, seguita dal 59% di fruitori della televisione (a dimostrazione quindi che anche questo media rischia di diventare obsoleto, almeno nella forma odierna), dal 35% della radio e del 16% di Internet. Solo il 6% dichiara di essersi dedicato alla lettura di un libro.
L'uso del cellulare cresce con il crescere dell'età: il 95% dei ragazzi tra 17 e 18 anni ne fa un impiego giornaliero; la quota decresce all'85% nella fascia 14-16 anni e al 74% per il target 11-13 anni.
Per quanto riguarda la televisione, la fruizione massima avviene tra le 20 e le 21, con una quota del 62% per i teens, 24 punti in più del picco pomeridiano delle ore 17, quindi la collocazione oraria di alcuni programmi probabilmente andrebbe ristudiata.
Infine, per quanto concerne Internet, la ricerca dà un risultato abbastanza scontato per chi conosce il mondo della scuola: il 95% degli adolescenti che naviga lo fa per trovare chi fa i compiti al suo posto.

Un tracciante svela il falso Grana

Tra pochi mesi saranno immesse sul mercato le prime forme di Grana Padano Dop (prodotte dal settembre scorso nei 174 caseifici aderenti al Consorzio di tutela) contenenti un tracciante biologico e naturale, approvato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Si tratta di una coltura di microrganismi isolati dal latte destinato alla produzione di Formaggio Grana, coltivati, normalizzati e inattivati.

I poteri del lactobacillo
«Il lactobacillo tracciante -precisa il presidente del Consorzio di Tutela, Nicola Cesare Baldrighi- sarà uno strumento decisivo che completerà i metodi analitici già attivati da tempo. Si tratta di una grande innovazione a tutela del consumatore, perché renderà impossibile spacciare sul mercato altro formaggio per Grana Padano Dop».

Il lactobacillo sarà assolutamente biologico e naturale, perché si tratta di un organismo che è già naturalmente presente nel latte.
«È stato moltiplicato fisiologicamente ed inattivato, per essere inserito nella caldaia che contiene 1.000 litri di latte - spiega Baldrighi - nei quali si scioglie una minuscola provetta da 2 ml, grande come la falange di un dito. Avrà un Dna specifico e la sua concentrazione nel formaggio diverrà la spia più sicura e certa che si accenderà solo se quel formaggio è autentico Grana Padano».
La presenza del tracciante viene rilevata mediante specifica metodica analitica eseguita su quantità anche minime (1 g) del formaggio in stagionatura o già posto in commercio.

Il futuro di Nestlé passa dal fuori casa

Nestlé spinge sul business del beverage fuori casa e non esclude la possibilità di effettuare acquisizioni a sostegno dello sviluppo di questa divisione, dalla quale si aspetta il raddoppio delle vendite entro i prossimi dieci anni.
È quanto ha dichiarato Marc Caira (nella foto), capo della Nestlé Professional Unit in occasione dell'inaugurazione del Nestlé Professional Beverage Centre a Orbe (Svizzera).
La struttura, situata all'interno del centro che presiede allo sviluppo dell'expertise di gruppo a livello mondiale per caffè e cereali, godrà delle sinergie di R&D di un sito industriale che occupa oltre 1.100 persone.
L'apertura del nuovo Beverage Centre avviene sulla scia dell'annuncio dell'ottobre scorso, quando Peter Brabeck-Lemathe, Ceo e chairman del gruppo, ufficializzò la strategia di transizione entro il 2009 della divisione FoodService Strategic Business verso la Nestlé Professional, una unit gestita a livello globale dedicata ai mercati del beverage e dell'out-of-home.
Questa area di business rappresenta uno dei tre assi strategici di sviluppo per il gruppo, assieme alla divisione nutrizione e a quella che racchiude i brand più popolari a livello mondiale.

Nestlé Professional in cifre
Con un fatturato annuale di oltre 6 miliardi di franchi svizzeri e 10mila dipendenti in 97 Paesi, Nestlé Professional è leader mondiale nei food services. La nuova divisione avrà la piena responsabilità operativa dal 2008 e finanziaria a partire dal 2009.
Nestlé Professional si rivolge ad un mondo, quello del catering e dei food services, dalle prospettive decisamente promettenti, visto che circa la metà dello spending consumer per alimenti e bevande avviene nel canale fuori casa. Per rendere l'idea delle opportunità che offre questo mercato, basti pensare che a livello mondiale sono installate oltre 16 milioni di vending machine per il beverage e che ogni anno nel fuori casa si consumano oltre 210 miliardi di tazze di caffè (33% di crescita in 10 anni).

I prodotti Dop valgono 9,2 miliardi

Sono 54.678 in Italia le aziende agricole coinvolte nella filiera dei prodotti Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta), alle quali si aggiungono 5.718 trasformatori.
Sono i dati della prima rilevazione censuaria realizzata da Istat in uno studio sui prodotti di qualità Dop e Igp.

Produzione diversificata
Tra i dati di maggiore rilievo evidenziati dallo studio, emerge la dinamicità del comparto, che non solo cresce nel numero di denominazioni (da 156 del 2005 a 164 nel 2007), ma anche in quello delle aziende coinvolte.
«Queste produzioni -ha spiegato Mario Adua dell'Istat- hanno una rilevanza, in termini di aziende coinvolte, maggiore delle produzioni biologiche, ma anche dell'agriturismo. Si tratta di circa 28.500 aziende, per 29 mila allevamenti e 26.500 ettari».
I settori principali sono rappresentati da ortofrutticoli e cereali, oli extravergine di oliva, formaggi e preparazioni di carni. Minori, ma pur sempre rappresentative di una tradizione territoriale che può dare valore all'impresa, sono le carni e altri prodotti di origine animale, gli aceti diversi dagli aceti di vino, i prodotti della panetteria, spezie e oli essenziali.

Giro d'affari importante
Si tratta un patrimonio diversificato ed economicamente importante della produzione agroalimentare che si pone anche come fattore qualificante a livello nazionale e internazionale. Secondo l'analisi di Nomisma (presentata nell'ambito del salone Agrifood di Verona), i prodotti con origine territoriale certificata rappresentano il 20,2% dell'export del settore.
Il giro d'affari dei prodotti Dop e Igp è di 9,2 miliardi di euro al consumo e di 4,3 miliardi alla produzione, di cui l'export vale circa 900 milioni di euro (dati 2006 Nomisma).
La forte polverizzazione dell'offerta, però, secondo gli operatori del settore agricolo, penalizza la loro competitività. «Servono quindi strategie di filiera strutturata, in grado di coinvolgere tutti i protagonisti del settore - ha detto Antonio Borsetto della giunta esecutiva di Confagricoltura -. Qualcosa si sta muovendo, con alcuni consorzi di tutela che hanno attivato partnership e iniziative promozionali e di marketing insieme a Gdo e horeca».

In Italia il miele finisce in bellezza

Considerato un prodotto salutare, leggero e senza effetti sull'ecosistema, il miele non sembra spopolare sul mercato nazionale, tanto da non riuscire a conquistare il podio degli alimenti preferiti dagli italiani. Nel nostro paese, infatti, questo prodotto naturale non ha molto successo: il consumo procapite raggiunge appena i 400 grammi annui, ben il 35% in meno rispetto alla media europea.

La crescita del consumo nascosto di miele
Occorre altresì precisare che negli ultimi decenni si è registrato un incremento esponenziale nell'uso di miele “nascosto”, presente in molti articoli quali corn flakes, yogurt, brioche, barrette ai cereali, biscotti, caramelle e integratori alimentari.
Ma non solo. Anche nel settore farmaceutico, soprattutto nella cosmesi, l'utilizzo di miele sembra rappresentare una formula vincente: lo confermano i dati divulgati dall'Associazione italiana industrie prodotti alimentari (Aiipa), che stimano che il 40% del consumo sia attualmente assorbito dall'industria alimentare, farmaceutica e cosmetica (rispetto a una quota pari al 15% registrata 30 anni fa). Un trend che nei prossimi 4-5 anni raggiungerà la soglia del 50%. Su 20.000 tonnellate di miele consumate in media ogni anno in Italia sono, dunque, circa 8.000 quelle che diventano una componente di alcuni prodotti.
 
Un prodotto da grande distribuzione
Delle restanti 12.000 tonnellate, gli italiani ne consumano una metà come ingrediente da cucina, mentre un altro 50% è utilizzato come alimento singolo. Per quanto concerne invece i canali di vendita, la grande distribuzione è dominante con l'81,5% delle vendite, mentre il dettaglio registra un più esiguo 18,5%. Le confezioni maggiormente apprezzate sono quelle da 500 g, che coprono da sole il 60% delle vendite con oltre 5.400 t di prodotto, seguite da quelle da un chilogrammo (16,3% per 1.400 t), da 400 g (11,4% per 1.000 t) e da 250 g (6,8% del mercato con un volume di 625 t). Il comparto registra nella sua totalità un giro d'affari di oltre 64 milioni di euro e solo il 50% dei consumi sono coperti dalla produzione nazionale.

Anche in Italia si diffonde il retail park

Mentre i centri commerciali sono a rischio di saturazione e stanno investendo in ristrutturazioni per ammodernare la loro offerta, sta crescendo la formula del retail park, soluzione considerata più agile in termini di gestione e di costi.
In questi ultimi due mesi, in Italia, sono diventati operativi tre progetti, due dei quali rappresentano un potenziamento del vicino centro commerciale classico: il parco di Rozzano (Mi), di fronte al c.c. Fiordaliso, il City Park di Cortenuova (Bg), a fianco dello shopping village Le Acciaierie e infine il Market Central da Vinci a Fiumicino (Roma), alle spalle del c.c. Leonardo.

Il polo di Roma
Il Central Market da Vinci è il primo retail park integrato con una GLA di oltre 57.000 mq. Con questa definizione si intende la presenza di grandi superfici di vendita specializzate e spazi dedicati alla ristorazione, tra loro separati, ma con parcheggi in comune (3.357 posti auto). Le locomotive del centro, che appartengono al mondo non alimentare, sono Leroy Merlin, Media World, H&M, Scarpamondo e Decathlon.
Leroy Merlin, ad esempio, punta su una struttura tradizionale a pianta rettangolare, con una vastissima offerta (50.000 referenze, di cui 35.000 di classe A) e servizi come il pool di artigiani e la realizzazione su misura di paralumi. Media World ha centrato il proprio format su nuove soluzioni nei grandi elettrodomestici (con maggiore spazio per le proposte ecologiche) e i prodotti da incasso. Interessante anche la presenza di Lindt Chocolaterie, il più grande outlet del gruppo che si sviluppa su 1.200 mq, di cui 700 di vendita, contro una dimensione media di 300 mq. L'obiettivo è presentare l'intera offerta del gruppo, in un ambiente che comprende un bar e uno spazio dedicato a corsi e degustazioni.

Il parco di Rozzano
Diverso l'approccio adottato a Rozzano (Milano, zona sud), dove il parco commerciale punta sulla presenza di 3 GSS e di un Medusa Multisala, con 13 sale, aperto lo scorso anno. Al contrario del retail park di Fiumicino, che cerca di ricreare la piazza di un paese, qui lo sviluppo delle tre locomotive (Leroy Merlin, Decathlon e Botanic) risponde a logiche più classiche: i pdv sono affiancati, su un'unica linea e con un marciapiede comune. Mentre Decathlon, che per motivi di licenza si sviluppa su due pdv separati, ripropone il format di Roma focalizzato su una comunicazione più efficace e orientata al self service, Leroy Merlin propone un nuovo flagship a pianta quadrata, con un percorso più compatto suddiviso per mondi separati. Inoltre, sono state introdotte soluzioni ambientate per evidenziare le merceologie. Botanic, invece, propone su una dimensione maggiore rispetto alla media della propria rete, il classico assortimento con piante, articoli da giardinaggio, piccoli animali domestici, con alimenti e accessori.

Il City Park di Cortenuova
L'apertura di questo spazio multifunzionale, che si sviluppa su due livelli per oltre 10.000 mq di GLA, sviluppa una proposta più orientata alle attività ludiche. La nuova struttura, infatti, collegata da due gallerie al centro principale, offre un Cinestar Multisala, un'area fun che comprende una sala giochi e biliardo, un bowling con 10 piste e un Casino, con oltre 60 slot machine. A ciò si aggiunge una vasta piazza per la ristorazione con proposte specifiche per le famiglie. Anche l'arte trova posto, con la prima pinacoteca permanente, che, fino al 23 dicembre, ospita una mostra dedicata a Pablo Picasso.

Casse self-service contro le code

I consumatori europei sono sempre più insofferenti alle code, in particolare a quelle nei punti di vendita: il 64% ha abbandonato un negozio o un ufficio a causa dello "stress da coda". Il 30% ha deciso di non rimettere più piede nel luogo in cui ha avuto dei problemi a causa di una fila eccessiva. È quanto emerge da una ricerca condotta da NCR Corporation, che ha analizzato l'impatto dell'atteggiamento dei consumatori di Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito sui fornitori di beni e servizi.

La ricerca NCR: consumatori favorevoli a un sistema self-service
Le code peggiori? Per il campione sentito da NCR sono quelle alle casse dei grandi punti vendita (60%), seguite dagli uffici postali (53%) e dai check-in degli aeroporti (35%). I consumatori intervistati hanno dimostrato di avere un'opinione molto precisa sul tipo di rimedi da adottare per evitare lo stress da attesa. La soluzione più indicata è l'assunzione di un maggior numero di dipendenti in modo da ridurre la coda e il relativo stress: è un'opzione scelta dall'83% degli intervistati. Segue l'adozione di un sistema self-service (61%). Entrambe queste soluzioni ottengono un punteggio decisamente più elevato di qualunque altra tecnica proposta per limitare le file, come l'aggiunta di un altro sportello/cassa (45% di favorevoli), o l'utilizzo di un display che segnali il tempo di attesa (55%).

I vantaggi delle casse automatiche
In risposta a questo disagio, un numero crescente di retailer sta implementando tecnologie self-service per avere una maggiore flessibilità nell'impiego del personale, ridurre le code e migliorare il servizio ai clienti. Nei punti di vendita in cui viene aumentato il numero di casse automatiche self-service -osserva la ricerca di NCR- è più facile gestire i momenti di picco, quando le code diventano troppo lunghe e risulta difficile trovare personale da destinare a servizi come le informazioni ai clienti o l'accettazione dei resi. Inoltre, il personale disponibile non può essere sempre utilizzato per le casse rapide destinate ai clienti che hanno comprato solo pochi pezzi.

Imballaggi più sicuri per l’ortofrutta

Sipo (Società ingrosso prodotti ortofrutticoli) ha trovato una risposta al problema degli sbalzi di temperatura durante la movimentazione delle merci. In particolare, un nuovo procedimento sperimentato dall'azienda di Viserbella (Rn) è in grado di garantire almeno 3 ore in più di trasportabilità refrigerata garantita per la frutta cubettata di IV gamma (l'ortofrutta imbustata pronta per l'uso).

Un procedimento che garantisce maggiore protezione
In fase sperimentale sono stati testati dei nuovi box con ruote nei quali trovano spazio 30 cartoni di frutta imballati insieme a una lastra di ghiaccio di 5 kg a una temperatura di +2°C. Questo procedimento potrebbe essere utilizzato in alternativa agli attuali pacchi di polistirolo che ospitano 8 confezioni insieme a 400 g di ghiaccio secco e garantiscono la perfetta tenuta per 4 ore a +4°C. Il box a ruote è meno maneggevole delle attuali confezioni. Ma il ricorso ai nuovi armadietti consentirebbe di valorizzare al meglio le prestazioni del prodotto, la cui “vita di scaffale” di partenza è assicurata in atmosfera modificata da una particolare miscela di 4 gas per 12 giorni. Solitamente il gran numero di scarichi giornalieri in una movimentazione polverizzata costringe a una drastica riduzione della conservabilità reale, tanto che la durata stampata in etichetta si limita a 6 giorni. Disponendo di complessive 7-8 ore protette per la distribuzione, la frutta di IV gamma disporrebbe di una chance in più per affermarsi.

Le opportunità
Il prodotto richiede la tipica logistica del fresco, alla quale l'impresa ovvia mediante accordi con le centrali del latte. L'opportunità commerciale del nuovo sistema è particolarmente evidente nel canale della ristorazione e bar, dove il problema della sbucciatura e taglio stanno ormai estromettendo la frutta dagli assortimenti dei menu, a causa della pigrizia dei clienti. Le soluzioni di IV gamma consentono, tra l'altro, possibilità di scelta quali la singola fetta di frutto o la prova di varietà tropicali poco note o scarsamente maneggevoli.

Ferrarelle sostiene l’Unicef in Eritrea

Ferrarelle sostiene il progetto Unicef “Acqua e igiene in Eritrea”. L'obiettivo è quello di migliorare le condizioni igienico sanitarie in 30 scuole a beneficio di circa 9.000 bambini e bambine, con la realizzazione di un impianto idrico.

Il Progetto Acqua e Igiene

Verrà installato un serbatoio d'acqua di 4,5 metri cubi che consentirà anche di raccogliere l'acqua piovana. Appositi comitati locali gestiranno il mantenimento delle strutture, con la partecipazione degli istituti scolastici eritrei. Nelle strutture beneficiarie del progetto si distribuirà materiale illustrativo di alcune norme igieniche essenziali, come l'uso dei gabinetti, dell'acqua potabile, l'igiene personale (in particolare, l'uso del sapone) e la pulizia dentro e fuori l'edificio scolastico, inclusa la raccolta dei rifiuti. La realizzazione del sistema idrico permetterà anche di ridurre le discriminazioni esistenti nei confronti delle bambine che, nelle scuole dove manca l'acqua, non hanno la possibilità di accedere a servizi igienici separati dai loro compagni di sesso maschile, con il risultato di essere sistematicamente escluse.

I problemi idrici dell'Eritrea
Secondo i dati del Ministero dell'Istruzione eritreo, diffusi dall'Unicef, solamente il 36% delle scuole dispone di acqua e servizi igienici. A questo si somma anche la necessità di compiere continui viaggi per la raccolta d'acqua, (compito delle bambine in Eritrea), altro motivo forte dell'abbandono della scuola per buona parte delle piccole studentesse. Il progetto sarà comunicato sulle confezioni da 6 bottiglie di Ferrarelle da un litro e mezzo, identificate dalla grafica ad hoc per l'operazione “L'Acqua che fa del bene”. Indipendentemente dal risultato delle vendite, il coinvolgimento economico di Ferrarelle è stato di 350.000 euro, già versati all'Unicef.

Metro in soccorso del dettaglio

Si è fatto paladino dei piccoli negozi al dettaglio e, come Don Chisciotte della Mancia, cerca di difendere i più deboli che, mai come in questi ultimi anni, sono stati penalizzati dal fiorire degli ipermercati. Quel cavaliere è Metro Italia Cash & Carry, ma al contrario del personaggio di Miguel de Cervantes, Metro ha reso concreti i suoi ideali costituendo una divisione in grado di sostenere l'attività dei negozi di vicinato e garantirne la permanenza sul territorio.

Un sopporto «logistico»
Denominata “Commercio indipendente”, la neonata di casa Metro racchiude in sé un team di esperti di marketing che aiutano i dettaglianti a mettere a punto campagne di promozione dei prodotti, una catena logistica che acquista al miglior prezzo gli articoli e li consegna direttamente presso il punto di vendita evitando al commerciante di doversi rifornire in proprio, oltre a consulenti di immagine per migliorare l'esposizione dei prodotti sugli scaffali e massimizzare i risultati di vendita.
Con l'intento di portare la divisione a regime entro uno o due anni, il servizio è gratuito per i clienti Metro ed è supportato dalle istituzioni pubbliche e dalle associazioni di categoria.

Pari opportunità
In ambito sociale, Metro Italia è stata ammessa al percorso di certificazione in favore delle pari opportunità sui luoghi di lavoro. È, infatti, tra le 36 aziende italiane che concorrono all'ottenimento del Bollino rosa, il riconoscimento del ministero del Lavoro che premia le imprese più attive nella promozione di iniziative per il bilanciamento della vita lavorativa e familiare dei propri collaboratori.

Il packaging diventa rinnovabile

Il tentativo di affrancamento dai materiali derivati dal petrolio coinvolge ormai diversi ambiti dell'universo retail-largo consumo.

Gli imballaggi bioplastici di Wal-Mart
Fra questi il packaging, dove spicca il caso di Wal-Mart: il colosso americano della distribuzione ha avviato, in collaborazione con NatureWorks, un processo di migrazione (che per ora riguarda i pack dell'ortofrutta) verso gli imballaggi bio-plastici prodotti con materiali naturali come il mais. L'operazione, che interessa, in prima battuta i Sam's Club e i Supercenter, consentirà al Big Retailer di risparmiare l'equivalente di 800mila galloni di benzina e contribuirà alla riduzione delle emissioni di greenhouse gas in atmosfera per oltre 11 milioni di libbre.

Polimeri da fonti rinnovabili: l'accordo DuPont-Plantic
Il tema è, dunque, caldo, come testimonia anche il recente accordo tra DuPont Packaging & Industrial Polymers e Plantic Technologies, azienda australiana specializzata in biopolimeri a base di amido. Obiettivo dell'alleanza è lo sviluppo e la vendita di polimeri da fonti rinnovabili prodotti grazie alla tecnologia Plantic. Il programma prevede lo sviluppo comune di nuove resine rinnovabili e di materiali in foglia a base di amido di mais ad alto contenuto di amilosio, una materia prima rinnovabile annualmente, per applicazioni che includono quelle cosmetiche, della cura personale e vassoi per l'imballaggio di alimenti, coperchi e contenitori.

Un ambizioso progetto commerciale
Oltre allo sviluppo congiunto di questi nuovi materiali, DuPont commercializzerà e distribuirà le resine a base di amido e i prodotti in foglia di Plantic come parte della famiglia di prodotti di DuPontTMBiomax®. Secondo l'accordo, DuPont metterà in commercio i materiali in foglia a base di amido di Plantic per vassoi e applicazioni di imballaggi rigidi in Nord America, ampliando il mercato attuale di Plantic per questi materiali, finora incentrato sull'Europa e l'Australia. DuPont venderà con il proprio marchio anche le resine per stampaggio a iniezione a base di amido prodotte con la tecnologia di Plantic in tutti i mercati, eccetto Australia e Nuova Zelanda, con il marchio DuPont TBiomax.

Cambia la filiera ittica dell’Adriatico

L'industria ittica dell'alto Adriatico prova a cambiare la sua filiera di prodotto, puntando l'attenzione sui metodi di pesca e la qualità del marchio. L'obiettivo delle imprese associate di quattro regioni (Emilia, Veneto, Friuli e Marche), è incrementare il peso strategico del processo produttivo, per ribaltare un'endemica debolezza del comparto. Per il momento il settore può contare su un solo alleato: Coop Italia.
Quali sono i problemi? Ci sono molte criticità: cattura in mare poco responsabile, concorrenza esasperata, controlli sanitari precari, metodi di conservazione poco ortodossi e conoscenze specialistiche zoppicanti, per finire con ritmi di commercializzazione difficilmente compatibili con i supermercati.

La nuova filiera
Le imprese di pesca hanno così generato il marchio Filiera Ittica, con il beneplacito dell'omonima organizzazione interprofessionale. Le novità nel processo riguardano mitili, vongole veraci, seppie, cappesante, sogliole, pannocchie, scampi, calamari, triglie e il pesce azzurro. I pescatori hanno adottato regole e disciplinari comuni, secondo metodi condivisi e attenti allo sfruttamento sostenibile. Appena pescati e sbarcati, i prodotti dell'Adriatico verranno proposti al consumatore in 18 grandi Ipercoop del territorio interessato dall'iniziativa.
Un sostegno verrà cercato anche presso la ristorazione, assegnando un bollino blu a quei locali che si impegnano a rifornirsi dalle imprese della filiera. Il prodotto consegnato secondo le modalità indicate dovrebbe caratterizzarsi per una forte identità qualitativa sugli scaffali, omogenea in ogni momento dell'anno.

Latte e yogurt nel metrò di Milano

Latte e yogurt freschi arrivano nel metrò di Milano: l'azienda agricola Saletti di Remedello (Brescia) ha installato 11 distributori automatici dei suoi prodotti nei mezzanini di altrettante fermate della MM. L'offerta comprende due tipi di latte fresco (crudo e pastorizzato, nei formati da 0,50 e un litro, in vendita rispettivamente a 0,80 euro e 1,50 euro) e lo yogurt: bianco e quattro gusti, a rotazione tra i 16 prodotti dall'azienda, completi di cucchiaino. I prezzi vanno da 0,80 per il bicchierino a quattro euro per il maxi formato da un litro.

Rifornimenti just in time
Il controllo telematico dei distributori, che blocca l'erogazione dei prodotti in caso di interruzione della catena del freddo, consente all'azienda di essere costantemente aggiornata via modem sull'andamento delle vendite delle singole postazioni, e quindi di segnalare tempestivamente eventuali rotture di stock al servizio logistico in outsourcing. Questo provvede quotidianamente alla ricarica dei prodotti.
La spesa dei clienti si concentra nelle fasce orarie corrispondenti al tragitto da casa al lavoro: al mattino il prodotto più gettonato è lo yogurt, evidentemente consumato come spuntino salutistico o minipasto in ufficio, mentre di sera la spesa comprende anche il latte, in tre casi su quattro in confezione da mezzo litro.

«L'unica forma di pubblicità utilizzata sinora - spiega Claudia Saletti, contitolare dell'azienda con il marito Alessandro - è il numero verde apposto sui distributori e sui prodotti. La comodità del servizio è stata subito capita e in questi due mesi abbiamo incrementato le vendite del 35%. A fine novembre lanceremo un'attività promozionale con la presenza, ogni settimana nei pressi di due stazioni del metrò, di un gazebo con hostess, degustazioni e volantinaggio».

Esercizi commerciali, soffre il mattone

I dati ufficiali dell'Agenzia del Territorio sulle compravendite immobiliari nel primo semestre 2007 denunciano una netta flessione in tutti i comparti del mercato. Se per il residenziale il segno negativo era largamente scontato (anche se non nella misura registrata nelle grandi città: Milano -10%, Roma -13%), perché l'incremento dei tassi ha di fatto espulso molti potenziali acquirenti dal mercato, preoccupa il dato egualmente negativo riguardante gli immobili a destinazione non abitativa, chiaro indizio di una congiuntura economica meno positiva di quanto preventivato dalle stime di inizio anno.

Male il mercato degli esercizi commerciali e degli uffici
Per quanto riguarda in particolare gli esercizi commerciali il calo delle transazioni nella prima metà dell'anno è stato dell'8,6%; i contratti complessivamente stipulati sono stati 25.033, con una diminuzione più forte al Centro (-11%), mentre al Nord la discesa è stata del 9,2% e al Sud del 5,4%. Molto negativa la performance di Milano, che ha perso il 19% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno e quella di Bologna (-20%). Roma perde il 12%. Il livello di compravendite di negozi è risultato il più basso in Italia dal 2003. Anche il mercato degli uffici segna un deciso passo indietro, con un calo su base annua del 7,8% e un tasso tendenziale di decremento superiore al 10%.

Investimenti in affanno
È un segnale non equivoco sia di un rallentamento della congiuntura (si compra meno perché si ritiene che si avrà più difficoltà a trovare aziende interessate ad andare in affitto) sia di disinteresse da parte degli investitori istituzionali verso un mercato che ai prezzi attuali difficilmente può dare rendimenti interessanti. Il mercato degli uffici, infatti, è per la quasi totalità rappresentato da transazioni su interi stabili effettuati da fondi pensionistici o immobiliari. Ai prezzi attuali dagli uffici si fa fatica a ricavare il 6% lordo (rapporto tra canone annuo e valore di acquisto) con una performance giudicata poco interessata dai fondi. In difficoltà, infine, anche il mercato delle strutture logistiche, ma questo comparto non ha ancora finito di scontare l'eccesso di vendite registratosi con la legge Tremonti Bis.

Tesco lancia i market di vicinato

Tesco, il leader della distribuzione inglese (24,7 mld di sterline di fatturato, con una crescita del 9,2 rispetto all'anno precedente, che sale a 9,5 a rete costante) è ormai vicino all'apertura dei primi Fresh & Easy Neighborhood Market negli Stati Uniti. Per anticipare la presenza fisica sul territorio, ha lanciato un sito Internet che entra nei dettagli delle caratteristiche di questo nuovo brand.
Fresh & Easy si candida a presidiare la prossimità: infatti, si propone sin dalle prime schermate come “il tuo mercato locale”, il buon vicino in grado di garantire un'offerta alimentare di qualità a prezzi contenuti.

Promozione e territorio
L'obiettivo, come ha spiegato Tim Mason, Ceo di Tesco Usa, è ottenuto senza il ricorso a coupon e fidelity card, ma utilizzando, come principale strumento di comunicazione e sviluppo, il volantino. Questo verrà distribuito due volte a settimana con spazi per le “Fresh & easy ideas”, formula che propone menù completi: ad esempio una porzione di lasagne a base di carne, un'insalata Caesar, del pane tipo ciabatta e una bottiglia di vino saranno offerti a una cifra inferiore ai 12 dollari.

Il legame con il territorio sarà rafforzato anche attraverso attività e iniziative sociali e ambientali (come il riciclo e la riduzione delle emissioni di energia), specifiche per la comunità e la zona in cui il pdv opera.
A livello di sviluppo, l'ambizione è di arrivare ad una massa critica importante nel giro di breve tempo: entro il 2008, sono previste le aperture di oltre un centinaio di pdv, localizzati in California (Los Angeles, San Diego, e nelle zone di Inland Empire, Coachella Valley, Orange County e South Riverside County), Nevada (a Las Vegas e dintorni) e Arinona (a Phoenix e nelle vicinanze).

Nuovi mercati per Wal-Mart

Saranno i mercati emergenti con grandi potenzialità di crescita e i mercati maturi con forti ritorni sugli investimenti le aree su cui si concentrerà la crescita internazionale di Wal-Mart: è quanto ha dichiarato Mike Duke, vice chairman responsabile per i mercati internazionali del colosso Usa. Duke ha confermato che la crescita sarà pluriformato, sottolineando che il capital spending del gruppo aumenterà in percentuale all'estero, mentre seguirà un andamento piatto nel mercato interno.

Infatti, rispetto al 2007, viene ridimensionato l'incremento nazionale: i discount nel 2008 cresceranno del 50% in meno, mentre non c'è nessuna apertura prevista nel 2009 e 2010; il vicinato, ma si tratta di piccoli numeri, raddoppierà la sua crescita: dopo i 12 pdv aperti nel 2007, il prossimo anno le nuove aperture saranno 22 nel 2009 e altrettante nel 2010. I supercenter, formato che garantisce i maggiori ritorni sugli investimenti negli Stati Uniti, passeranno dalle 308 aperture del 2007 a 224 nel 2008, 170 nel 2009 e 140 nel 2010.

Concorrenza interna
Pur sostenuta, la crescita Wal-Mart segna il passo. Malgrado l'introduzione di piani di sviluppo verdi (fermi comunque a due prototipi ampiamente pubblicizzati, ma mai replicati) e l'ampliamento dell'offerta di biologico, il colosso comincia a risentire in patria della concorrenza dei retailer eco-bio, in primo luogo Whole Foods Market che continua crescere a due cifre, ma anche dei vari Publix, Trader's Joe e Wild Oats Market.

Negli Stati Uniti, la marginalità arriva dalle nicchie che la politica di appiattimento tipica dell'every day low price di Wal-Mart non può offrire. Inoltre sta arrivando Tesco, con l'insegna Fresh & Easy, che punta diritto al formato di vicinato e piccoli pdv, caratterizzati da un'ampia offerta di piatti pronti. Un formato che, secondo quanto dichiarato dal presidente di IRI, Thom Blischok, durante una conferenza di FMI a Baltimora, vedrà una crescita vertiginosa nei prossimi tre anni e in cui Wal-Mart non ha nessuna specializzazione e neppure (possiamo dirlo) predisposizione.

Parte la stagione del Novello

Dal 6 novembre, si potrà acquistare il vino novello della vendemmia 2007. Saranno poco più di 15 milioni le bottiglie immesse sul mercato nazionale ed internazionale che genereranno un volume di affari intorno agli 80 milioni di euro. I prezzi registrano un lieve aumento rispetto allo scorso e vanno dai tre e i sette euro a bottiglia. Sono questi i dati elaborati dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, che segnala un calo di produzione superiore dal 10% rispetto allo scorso anno, a causa di una vendemmia scarsa, dovuta all'inclemenza del clima. La qualità sarà, comunque, buona.

Il Veneto leader nella produzione
La Cia evidenzia che oltre il 60% dei vini novelli proviene dalle regioni del Nord Italia. Il Veneto, con oltre 5 milioni di bottiglie, rappresenta circa il 30% di tutto il novello italiano. Seguono, nell'ordine, Toscana e Trentino Alto Adige con più di 2 milioni di bottiglie ciascuna e, quindi, Sicilia, Emilia Romagna, Puglia e Friuli Venezia Giulia con cifre sopra al milione di bottiglie e man mano le altre regioni. Tra i vitigni protagonisti per il vino novello 2007 ci sono, al primo posto il Merlot, seguito dal Sangiovese, dal Cabernet e dal Montepulciano. Molto rari, invece, sono i novelli bianchi, pur molto particolari e gustosi, mentre sono in crescita quelli rossi provenienti da vitigni autoctoni come l'Aglianico, il Dolcetto, il Cannonau, il Cesanese, il Sangiovese, il Marzemino, il Primitivo e il Nero d'Avola.

Tutela giapponese per il Parma

Il Prosciutto di Parma è il primo marchio straniero ad aver ottenuto in Giappone la certificazione “Regionally Based Collective Trademark”. Si tratta di un nuovo sistema di registrazione, introdotto nel paese del Sol Levante nell'aprile del 2006, che garantisce la protezione dei prodotti regionali. Il Prosciutto di Parma ha ottenuto questa speciale tutela lo scorso 31 agosto, che si riferisce alla sua denominazione non solo in italiano “ma che include anche la medesima dicitura in caratteri nipponici”.

In realtà il marchio “Corona Ducale” era già stato registrato in Giappone nel 2000, ma questa recente registrazione della denominazione “Prosciutto di Parma” fornisce una maggiore e più ampia protezione. A seguito della decisione delle autorità nipponiche, il Consorzio del Prosciutto di Parma ha reso noto che non tollererà alcun abuso delle diciture “Parma” o “Parma Ham” su etichette o confezioni. La stessa regola è valida anche per il Parma in vaschetta che potrà essere affettato e confezionato solo in zona tipica sotto la supervisione dell'istituto di certificazione IPQ. Nel 2006, sono stati 104.000 i prosciutti di Parma esportati in Giappone, pari a 660.000 Kg (+14,6% rispetto all'anno precedente).

Si amplia il consorzio Almaverde Bio

Il biologico italiano sta uscendo da un periodo di crisi di mercato, dovuto sia a episodi che hanno incrinato la fiducia dei consumatori sia alle difficoltà economiche delle famiglie. Importanti da questo punto di vista le notizie provenienti dal leader del settore, il consorzio Almaverde Bio, che registra tre nuove adesioni “di peso”.

Organic Oils ha sede a Mugnano (Pg) e opera nella trasformazione agroalimentare unicamente con materie prime provenienti da agricoltura biologica, approvvigionandosi direttamente dai produttori, ottenendo così un completo controllo di filiera.

Eurovo è la più importante realtà ovicola del continente, con una produzione di oltre otto milioni di uova al giorno; il prodotto commercializzato da Novissime e marchiato Almaverde Bio proviene unicamente da galline allevate a terra e ha tracciabilità riferita al singolo uovo.

Il Pastificio Zanellini di Borgo Angeli, alle porte di Mantova, opera da oltre 90 anni; la produzione di pasta biologica avviene adoperando grano duro nazionale proveniente da coltivazioni certificate.

Almaverde Bio ha chiuso il primo semestre 2007 con un incremento di fatturato del 12,7%, un risultato notevole se si considera che arriva dopo due esercizi di stasi per i conti del consorzio e di crisi per il mercato del biologico; con gli ultimi ingressi, il numero delle aziende consorziate è salito a 11.

I gadget valgono 9 miliardi

La produzione e la distribuzione di oggettistica promozionale sviluppa ormai un giro d'affari paritetico se non addirittura superiore a quello dell'adv classica: 9 mld di euro secondo stime Assoprom (Associazione Italiana Produttori e Distributori di Articoli Pubblicitari e Promozionali), per il 60% svolti dai circa 2.000 soci della stessa associazione.

Per ribadire la forte evoluzione del settore che rappresenta, Assoprom ha messo in essere un Centro Studi, la cui prima indagine -svolta in collaborazione con l'Università di Udine- si è posta l'obiettivo di radiografare realtà ed evoluzione dei propri associati.
Si apprende così che il comparto, nel suo complesso, dà lavoro a 37.500 persone, di cui 24.000 dipendenti, 8.000 venditori e 5.500 tecnici esterni.

Il fatturato medio per azienda è stimabile in 2,5 milioni euro annuali, mentre l'incidenza delle attività svolte vede al primo posto la pubblicità tramite oggetto (46%), seguita dalle promozioni (25%), la regalistica aziendale (23%) e i servizi (6%).
Tra i settori di prevalente operatività, si segnalano i gadget (12%), l'abbigliamento (10%), la tecnologia elettronica (9%), gli strumenti di scrittura (8%) e la serigrafia (8%).
Gli strumenti di vendita sono valutati in ordine di importanza: il contatto personale (34%), la rete di vendita (26%), il catalogo proprio (24%) e internet (16%).

La clientela nazionale degli associati Assoprom è rappresentata per il 63% dal piccolo commercio, seguito da industria (56%), ambito assicurativo-bancario (20%), Gdo (19%), settore petrolifero (9%) e no profit (6%). Oltre il 30% opera anche su almeno un mercato estero.

Bollette meno care al supermercato

L'effetto liberalizzazioni si amplia e apre nuovi servizi per la GDO e, dopo farmaci e telefonia, arriva la prima proposta nel campo dell'energia elettrica a firma di un retailer: si tratta di Iperenergia, proposta di Finiper, in collaborazione con MPE Energia.

Questa realtà, oggi il terzo operatore in Italia, nasce nel 1999 in seguito alla liberalizzazione del mercato energetico dalle competenze di Fineldo, holding della famiglia di Vittorio Merloni, ed Endesa, il primo operatore in Spagna e uno dei principali a livello mondiale. «La scelta di un partner come MPE - spiega Stefano Albertazzi, direttore generale di Finiper - è stata dettata non solo dalla possibilità di garantire convenienza, che rappresenta un elemento strategico della nostra mission, ma soprattutto dalla garanzia di affidabilità nel tempo».

Entrando nel dettaglio, dall'8 novembre in cinque ipermercati della catena (Rozzano e Busnago, in provincia di Milano, Udine, Savignano sul Rubicone e Orio al Serio) saranno realizzati banchi caratterizzati dal marchio Iperenergia, presso il quale sarà possibile sottoscrivere un nuovo contratto per la fornitura di energia elettrica con una tariffa scontata del 4,71% rispetto a quella ufficiale stabilita dall'Autorità dell'energia. «In pratica significa che offriamo la corrente gratis per un week end al mese - precisa Carmine Biello, presidente di MPE Energia - un messaggio immediato e facile da percepire in un settore in cui i consumatori faticano ancora a muoversi».
Inoltre, per i possessori della tessera fedeltà Carta Vantaggi che aderiranno all'iniziativa è previsto, una tantum, fino a dicembre, un ulteriore buono sconto di 15 euro.

In caso di guasti, l'assistenza deve essere effettuata dal distributore dell'energia, vale a dire il proprietario del contatore presente nelle abitazioni. «È una situazione che dipende dalla logica dell'ultimo miglio - chiarisce Biello - ma, per qualsiasi informazione, è disponibile un nostro numero verde in grado di fornire indicazioni. Nel caso si preferisse un contatto più personale, i clienti potranno chiedere dettagli e suggerimenti direttamente al banco di Ipernergia, dove il personale dipendente di Finiper è stato comunque formato da noi per fornire un'assistenza adeguata».

La fornitura di energia elettrica è soltanto il primo passo nello sviluppo di ulteriori servizi: già a partire da gennaio, sarà possibile sottoscrivere contratti per l'utilizzo domestico di energia verde che, grazie allo sconto offerto (che dovrebbe essere di entità simile a quello dell'elettricità classica, vale a dire intorno al 5%), sarà comunque più economica delle proposte oggi in vigore. Inoltre, l'offerta dovrebbe allargarsi anche al gas. Da parte sua, Finiper sta progettando di attivare le casse per pagamenti di utenze e bollette, indipendentemente dal fornitore.

Affari per 2,4 miliardi con le macchinette da caffè

Nel 2000 erano 700.000; nel 2005, i distributori automatici installati in luoghi lavorativi e pubblici superavano già le 1.700.000 unità. Grazie a complessivi 6 miliardi di erogazioni, hanno generato un fatturato complessivo di 2,4 miliardi di euro, di cui circa 1,2 imputabili alle bevande calde, 386 milioni a quelle fredde e 232 milioni agli snack dolci e salati. Queste le cifre diffuse da Confida (Associazione Italiana Distribuzione Automatica) che ha condotto internamente un primo studio congiunturale sul settore. Il consumo di caffè espresso e altre bevande calde rimane centrale, con quasi 4 miliardi di consumazioni e il 70% del parco macchine. Ma anche davanti ai distributori automatici gli italiani si dimostrano sempre più attenti alla propria alimentazione e più aperti verso proposte alimentari in linea con la salute. Emerge così una vera e propria "acqua-mania”, con un consumo di oltre 650 milioni di bottigliette di minerale, alle quali vanno ad aggiungersi 70 milioni di confezioni di succhi di frutta. Di particolare interesse, l'incremento del consumo di snack freschi: frutta, verdura, yogurt e macedonie. Un'offerta praticamente inesistente 5 anni fa, che ora, con ben 50 milioni di consumazioni erogate, pesa il 7% sul totale vendite. Per finire, l'ubicazione: il 90% dei distributori sono installati in uffici e aziende, il 5,2% in scuole, università e altre comunità, il 3,9% in ospedali e uffici pubblici e solo lo 0,5% in luoghi aperti al pubblico come stazioni e metropolitane. Un dato, quest'ultimo, che la dice lunga sulle potenzialità di crescita di questo canale di vendita.

Apofruit investe in Sicilia

Apofruit Italia assocerà direttamente 150 produttori siciliani e gestirà uno stabilimento per la lavorazione dei prodotti orticoli a Donnalucata, Scicli (Ragusa).
La realtà cesenate era già operante in Sicilia attraverso tre cooperative: COD (Cooperativa Ortofrutticola Deliana) nell'area delle pesche e nettarine tardive della provincia di Caltanissetta; Valletnea, in provincia di Catania, per gli agrumi biologici e Moc Mediterraneo per i prodotti orticoli della Provincia di Ragusa.

Ora, grazie all'impegno diretto sul territorio, intende raggiungere i 10 milioni di fatturato nel 2008, contro i 5 del 2007, attraverso la valorizzazione delle produzioni, il potenziamento dell'export e lo studio di nuove varietà ortofrutticole. Primo passo in questa direzione è un accordo con la multinazionale Syngenta, uno dei leader mondiali nel settore delle sementi, per la commercializzazione esclusiva di nuove varietà di pomodoro secondo la formula, già sperimentata con successo in frutticoltura, del club di prodotto.

Confezioni più scientifiche con le GDA

Già presenti in altri mercati dell'Ue, arrivano anche in Italia le nuove etichette con le indicazioni GDA (Guideline Daily Amounts). Le GDA rivelano le quantità di calorie, zuccheri, grassi totali, grassi saturi e sodio contenute nei prodotti alimentari. Il consumatore potrà così valutare, per ogni nutriente, la percentuale contenuta in una porzione rispetto alla quantità giornaliera indicativa, ritenuta adeguata per un'alimentazione equilibrata.

Sviluppata su base scientifica con gli attori della filiera alimentare europea, la nuova etichettatura affiancherà le informazioni nutrizionali già esistenti sulle confezioni dei prodotti. Le aziende aderiscono all'iniziativa su base volontaria: tra queste, le prime sono state Danone, Coca-Cola, Kellogg, Kraft Foods, Masterfoods, Montana, Nestlé, San Pellegrino, Pepsico e Unilever.

Le etichette - attraverso una caratterizzazione omogenea, completa e facilmente comprensibile dei valori nutrizionali - hanno l'obiettivo di aiutare a contrastare la diffusione delle scorrette abitudini alimentari e le relative conseguenze, come sovrappeso e obesità, consentendo ai conconsumatori di scegliere in modo più consapevole i prodotti.

«Per le imprese - spiega Emanuele Pauze, manager di Sprim, società internazionale di ricerca e consulenza specializzata in nutrizione e salute - si tratta di investimenti a costi elevatissimi: oltre a modificare il packaging per inserire le ulteriori informazioni nutrizionali, dovranno anche ridurre i formati in termini di grammature, visto che le indicazioni scientifiche vanno in questo senso».

On air la campagna tv di Saturn

Due i protagonisti dei vari spot, ideati dall'agenzia di comunicazione Cayenne: un uomo e una donna che, sulle note di Funky Town, hit disco anni 80, compiono esercizi di fitness interagendo con prodotti tecnologici vari, dalla lavatrice al portatile, gigantizzati per l'occasione. Il format sceglie la versione breve -7 secondi- e andrà in onda su La7 e reti Mediaset. Target i baby boomers, tecnologici quel che basta e desiderosi di comprare premium, ma anche di fare qualche affare; il claim “Allenatevi a spendere meno” è pensato per loro.

Media World e Saturn: due target differenti
La campagna si inserisce in un progetto più ampio di differenziazione da Media World, insegna sempre di proprietà di Mediamarket, iniziato con il rinnovamento dello store format a fine 2006, con l'apertura del punto di vendita di Beinasco (To). Sottolineando una differenziazione in termini di target e, di conseguenza, di offerta, Saturn punta agli adulti, come si evidenzia anche dallo spot, e li coinvolge con meno interattività/portatilità di Media World offrendo però più education e gamme di prodotto più alte.

Il Grana sbarca in Gran Bretagna

Dopo aver ottenuto all'inizio dell'anno il World Cheese Award in Gran Bretagna, il Grana Padano -in partnership con la catena Harvey Nichols- lancia oltremanica il suo prodotto top di gamma: il Grana Padano Riserva, che, stagionato per almeno 20 mesi, è quello a più lunga stagionatura. Il gruppo Harvey Nichols ha selezionato un proprio Riserva per fornire i 15 department store distribuiti su tutto il territorio britannico, che verrà commercializzato con un ulteriore marchio a fuoco, la sigla “HN” che identifica la rete distributiva britannica.
La scelta, dopo una serie di visite effettuate dalla catena in vari caseifici, è caduta su un particolare Riserva stagionato 25 mesi, che sarà quindi riservato ad Harvey Nichols e diverrà il protagonista di nuove ricette dei ristoranti collegati al gruppo. Con questa iniziativa il Consorzio Tutela Grana Padano si attende di consolidare il primato del formaggio DOP più consumato nel mondo. Il lancio sarà sostenuto dal retailer inglese con una propria campagna pubblicitaria e promozionale che utilizzerà il Grana Padano come testimonial dell'assortimento di specialità casearie estere proposte dalla catena.

Esselunga compie 50 anni

È tempo di festeggiamenti in casa Esselunga. Sono passati, infatti, 50 anni da quando nel 1957 vengono alla luce Supermarkets Italiani spa e il primo punto di vendita in viale Regina Giovanna a Milano. Da allora la creatura, che si è subito contraddistinta con una grande “esse” realizzata dal grafico di fama mondiale Max Huber, ne ha fatta di strada tanto da vantare oggi una rete di punti di vendita pari a 128 unità in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Liguria. Costante punto di riferimento per i suoi clienti, Esselunga spegne, dunque, 50 candeline, ma non lo fa da sola. Per l'occasione ha coinvolto i consumatori con tre mesi di iniziative per celebrare insieme quello che possiamo definire la prima tappa di un lungo cammino. All'insegna dell'anniversario tout court, ha promosso, infatti, un concorso e una collezione che premiano la costanza e la fortuna dei clienti.

I concorsi Esselunga
A tutti i possessori di Fidaty card che effettueranno una spesa nei punti di vendita, on line, nelle profumerie Olimpia Beauté e nei bar Atlantic, verranno corrisposti ogni 25 euro oppure ogni 50 punti fragola (sull'acquisto di prodotti evidenziati con il bollino-fragola del concorso) una cartolina e un bollino. La prima permette di partecipare al concorso che mette in palio premi immediati quali buoni spesa, bottiglie di Ferrari Perlè e Magnum Brut oltre a premi settimanali (carte prepagate da 1.500 euro) e un premio finale (100 Mini Cooper D). Il secondo dà la facoltà di partecipare alla collezione ideata per l'occasione che prevede il ritiro di una pentola della collezione A di Alessi Pots&Pans corrispondente al numero di bollini raccolti.

Conforama trasforma l’insegna Emmezeta

Emmezeta si converte in Conforama. Il multispecialista nell'arredamento della casa, Conforama Italia, filiale italiana di Conforama e società controllata dal gruppo Ppr, persegue il suo duplice percorso: da un lato l'inaugurazione di nuovi punti di vendita e dall'altro la trasformazione di negozi a insegna Emmezeta in Conforama. Attualmente sul territorio italiano sono 6 i punti di vendita Conforama (l'ultimo in ordine di tempo è stato aperto a Fasano, in provincia di Brindisi, proprio grazie a una riconversione dell'insegna) e 12 quelli Emmezeta.

Conforama: uno specialista nell'arredamento della casa
Il passaggio di insegna rappresenta un fondamentale processo di ammodernamento e trasformazione per il punto di vendita che passa da una realtà generalista a una di specialista nell'arredamento della casa con un profondo cambiamento dell'immagine, dell'esperienza d'acquisto e del livello di servizio al cliente. Conforama Italia rappresenta il 15% del fatturato del gruppo con un giro d'affari 2006 pari a 489 milioni di euro. Conforama è uno dei player del settore dell'arredamento casa e conta oggi 15.000 collaboratori e una rete di 245 punti di vendita di cui 177 in Francia. All'estero gestisce 58 negozi (43 a insegna Conforama e 15 a insegna Emmezeta) in paesi quali Spagna, Svizzera, Portogallo, Polonia, Lussemburgo, Italia e Croazia. Complessivamente ha realizzato un fatturato 2006 di 3,28 miliardi di euro.

Dico alla conquista del mondo discount

Nata nel '99 dalla fusione di tre aziende (Dico e DiCoop, appartenenti al mondo Coop, e TopDì, fondata da Conad), oggi Sviluppo Discount rappresenta una realtà in crescita che ha l'ambizione, come ha sottolineato l'amministratore delegato Marco Bassetto nel corso della prima convention con i fornitori, «di diventare co-leader della formula, insieme a Eurospin».

Attualmente Dico, che opera con una rete di 198 punti di vendita diretti e 115 in affiliazione, rappresenta tra i discount la quarta insegna per quota di mercato, che sale in posizione se si conteggiano solo i pdv. L'obiettivo è raggiungibile soprattutto grazie alla crescita di rete e fatturato; del resto, lo sviluppo rappresenta per Sviluppo Discount una priorità: entro ottobre 2007 sono stati aperti 37 pdv, tra diretti e franchising e, nei prossimi tre anni è prevista l'apertura di oltre 50 pdv per arrivare a un fatturato di oltre 700 milioni di euro.

Per ottenere questo risultato, sono previste anche acquisizioni di pdv e catene locali, come già successo due anni fa con Dix, realtà del Veneto, che si differenzia dai Dico per una maggiore dimensione dei pdv e un assortimento più ampio, che comprende anche la presenza di banchi assistiti soprattutto nei freschi, gestiti con partner.

Dal punto di vista del posizionamento dell'offerta, Dico vuole differenziarsi dai competitor italiani e stranieri caratterizzandosi come discount italiano, grazie alla presenza sia di prodotti a marchio Dico (è l'unico discount in Italia che firma prodotti con la propria insegna, con garanzie tipiche del mondo Coop) sia di brand nazionali, leader di riferimento nelle principali categorie di spesa, considerati un completamento della spesa.

Attualmente, 15 gruppi/aziende di marca, presenti con propri prodotti, sviluppano il 10% del fatturato, segno che c'è spazio per un rapporto personalizzato per i fornitori di marca anche nel discount. E il management di Sviluppo Discount ha l'intenzione di sfruttare appieno questo potenziale, senza venire meno alla mission del discount di garantire il miglior rapporto qualità- convenienza.

A laRinascente Duomo il gusto diventa entertainment

Dopo una chiusura di sei mesi, laRinascente ha riaperto il settimo piano del flagship di piazza Duomo a Milano, realizzando, in linea con l'offerta di servizi dei principali department store internazionali -quali Harvey Nichols, Harrods, Selfridges e Galeries Lafayette per citare alcuni esempi- una food court, con sette attività di ristorazione e uno spazio market con specialità alimentari di fascia alta. Su un'area di 1.900 mq (di cui 300 dedicati a riserva), la ristorazione occupa 450 mq con un'offerta che comprende panini, aperitivi e spuntini, pranzi e cene. Il mozzarella bar Objkà, Maio Restaurant con cucina a vista, My sushi, De Santis, cui si aggiungono, per assaggi e momenti di pausa, Il Bar, con sedute che si affacciano sulle guglie del Duomo, l'enoteca YN con oltre 1.500 bottiglie che vanno da un minimo di sei euro a un massimo di 2.000, Juice bar, che a succhi e yogurt abbina vendita di frutta a pezzi singoli, un Chocolate Bar, con prodotti anche sfusi e uno spazio Esperya, che propone assaggi delle specialità in vendita.

Ristorazione di alta gamma

Nell'insieme il piano, che rimane aperto dalle 10,00 di mattina fino a mezzanotte, è dotato di 250 posti a sedere. Il posizionamento di prezzo si focalizza su una fascia medio-alta dettata dalla location (siamo nel cuore di Milano) e più “tagliata” sui turisti che sui milanesi, i quali, comunque, possono trovare ampie possibilità di spesa. L'operazione rientra nei piani di ristrutturazione della rete totale (43 pdv) voluta dalla proprietà che ha acquisito l'azienda due anni fa e che dedicano una particolare attenzione al flagship di piazza Duomo (il cui fatturato rappresenta il 45% del totale dell'insegna).

Per Saiwa è tempo di strategie di rilancio

Lo aveva già annunciato il quotidiano Il Sole 24 Ore a inizio luglio, ma la notizia trova conferma solo ora: Saiwa è nel mirino di Kraft. A renderlo noto è Marc Vermeulen, amministratore delegato di Saiwa spa, azienda specializzata in prodotti da forno con un focus su biscotti e snack dolci e salati. Nata nel 1900 a Genova da un'idea di Pietro Marchese, che introdusse in Italia gli sugar wafer, Saiwa (acronimo di Società Accomandita Industria Wafer Affini) conobbe ben presto il successo tanto da diventare nel 1922 fornitore della Real Casa. Nella storia di Saiwa sono due i passaggi importanti che la vedono protagonista: il primo risale al 1965 quando l'azienda venne ceduta alla società americana Nabisco affiancandosi a brand del calibro di Ritz, Premium e Cipster, e il secondo nel 1989 con l'entrata a far parte del gruppo agroalimentare francese Danone e l'introduzione di marche quali Tuc e Vitasnella. Ultimo per questioni temporali è l'agreement tra Kraft e Danone: quest'ultima sarebbe pronta a cedere a fine anno la sua divisione biscotti al colosso americano per 5,3 miliardi di euro, incluse le attività della controllata italiana Saiwa.

L'interesse di Kraft per Saiwa
Al fine di accentrare il proprio sviluppo nell'area dei prodotti funzionali quali lattiero-caseari freschi e bevande, Danone ha avviato con Kraft una serie di trattative per la cessione della divisione biscotti, nella quale rientra Saiwa. Una decisione che va di pari passo con la strategia del gigante americano di focalizzarsi sulla produzione di biscotti e snack che attualmente dovrebbero costituire un terzo della sua produzione. Alla luce di questa negoziazione, Saiwa potrebbe così diventare una delle attività core business di Kraft andando a potenziare l'area nella quale quest'ultima punta maggiormente e abbandonando quel ruolo quasi marginale acquisito con il tempo in Danone.

Una nuova strategia di rilancio
Forte di un'autonomia e di una continuità di cui seguiterà a godere anche dopo il passaggio, Saiwa avvia in contemporanea una strategia di rilancio che vede coinvolte le due aree principali che compongono il suo portafoglio: i prodotti da forno e gli snack dolci e salati. Facendo leva su quelli che sono i valori e la brand awareness del marchio, la società genovese punta sul brand Saiwa come garante della propria offerta di prodotti da forno rinnovando il logo, sviluppando una nuova comunicazione e introducendo nuove linee di prodotto. Di diverso approccio, invece, la strategia legata all'area dei prodotti d'impulso, dove tutte le marche sono coinvolte singolarmente in comunicazione, avanzando un'informazione forte e mirata oltre che non conventional. Se nell'ambito della comunicazione l'azienda ha le idee chiare, occorre altresì dire che nella sfera della responsabilità sociale vuole proporsi come realtà integrata a 360° nel territorio. Dal 2003 vanta, infatti, un rapporto continuativo con l'Associazione italiana sclerosi multipla, anch'essa di origini genovesi. Un'azienda in continuo fermento, dunque, la cui attività è legata alla vitalità e al piacere che sono da sempre il filo conduttore di tutti i prodotti Saiwa.

L'obiezione
Saiwa è un'azienda ligure che da metà degli anni '60 è entrata a far parte del portafoglio di multinazionali straniere. Pur essendo indipendente, non rischia così di perdere la propria anima genovese?

Coop Estense: spesa più ricca per chi utilizza il self-scanning

I consumatori che utilizzano il self-scanning per fare la spesa presentano uno scontrino medio superiore rispetto a quelli che utilizzano le casse convenzionali. È l'esperienza di Coop Estense, prima realtà a introdurre questa tecnologia con il sistema Salvatempo presente oggi in 6 ipermercati emiliani, nell'iper di Lecce e in 20 supermercati per un totale di oltre 4.200 terminali installati. «Lo scontrino medio di un cliente che utilizza Salvatempo è pari a 60 euro, contro i 30 euro dello scontrino medio di chi non utilizza il self-scanning», ha dichiarato Katia Lucchesi, direttore Sistemi Informativi di Coop Estense, intervenendo al convegno “Verso il codice a barre perfetto” organizzato da Indicod-Ecr. Ma non solo. Il numero medio di item acquistati con Salvatempo è di 33 rispetto ai 19 dello scontrino non Salvatempo.

Una tecnologia in evoluzione

Il servizio, riservato solo ai soci di Coop Estense, copre in media il 35% del valore di vendita e il 22% delle transazioni; viene utilizzato da tutte le fasce di età, con una leggera prevalenza da parte delle donne. Grazie a questo sistema, il consumatore non solo velocizza il processo di chiusura della spesa, ma dispone anche di un “assistente allo shopping” facile da usare, che fornisce informazioni sugli articoli, sulla cooperativa e, fatto importante, consente di conoscere in tempo reale quanto effettivamente si sta spendendo. Tra gli sviluppi futuri di questa tecnologia, Coop Estense prevede l'installazione di stazioni per lo scanning di spese di piccole dimensioni (10-15 articoli) disponibili anche per i non soci, e postazioni interattive di self-paying (per carte Coop, carte di credito, bancomat e contanti) che consentano al cliente di concludere la spesa in totale autonomia.

Crai entra in Intermedia insieme a Sma

Nuove alleanze generano nuovi assetti nelle centrali d'acquisto italiane. Crai Secom, infatti, farà il suo ingresso in Intermedia, grazie a una partnership con Sma (Gruppo Auchan). Diverse le due società distributive. Crai è una realtà tipica della distribuzione organizzata: multiforme, radicata nel territorio con oltre un migliaio di negozi tradizionali e quasi altrettante superette, circa 400 supermercati, 11 cash & carry, 300 negozi specializzati nel settore igiene persona e pulizia casa e alcuni pdv (Moto) all'interno delle aree di servizio autostradali. Sma è invece una realtà consolidata della grande distribuzione. Fa parte, infatti, di Auchan Super (divisione supermercati di Groupe Auchan) ed è attiva con quattro formule commerciali con altrettante insegne: Sma (157 pdv diretti e 200 affiliati in franchising), Cityper, Punto Sma e Simply Market.

Cambia la mappa della distribuzione italiana
La partnership tra Crai e Sma, ufficializzata giovedì 18 ottobre, porterà Intermedia (Auchan e Sma, Bennet, Cadoro, Gabrielli, Pam, Italmark, Lombardini, Metro, Orvea, Superconti) a superare la quota, orientativamente, del 20%, andando a tallonare più da vicino la maggiore centrale d'acquisti: Centrale Italiana (Coop, Sigma, Despar, Il Gigante), che detiene il 23,6% di share -quota '06, elaborazione Coop su dati Iri Infoscan-, mentre le restanti tre (Esd, Conad Interdis e Carrefour) si attestano tra il 16,2 e il 17,5%.

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