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Uniqlo vuole coniugare la globalità degli store con l’unicità del brand

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Tanto non food per la nuova Standa di Milano

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Buondì: minifette e panini buoni e leggeri

Quando la gratificazione del palato si mette d'accordo con l'alimentazione genuina e bilanciata. E' il caso dei Panini del Buondì, morbidi e farciti con tanta frutta oppure con gocce di cioccolato: semplici e sani come solo dei panini possono essere, buoni perché posseggono tutte le caratteristiche del pane appena sfornato e a basso contenuto di grassi, visto che ne presentano circa il 35% in meno rispetto alla media delle merendine farcite alla frutta.
Un altro campione di bontà e leggerezza è rappresentato dalle Minifette del Buondì: saporite come biscotti ma leggere come fette, sono piccole abbastanza da non rompersi come le normali fette e -senza nulla sacrificare al gusto, forniscono solo il 5% di grassi. Una grande novità nel mercato delle fette biscottate.

Nel pdv il prezzo non è tutto

Esselunga

Una politica di prezzo fine a se stesso non basta a garantire il successo di un'insegna della distribuzione. E' la morale che si può trarre leggendo i risultati dell'indagine sul Consumer sentiment index condotta da AlixPartners, una società di consulenza internazionale che ha analizzato le esigenze di clienti partendo dalle risposte di 5000 consumatori in otto paesi europei.

L'analisi conferma i dati di altre ricerche analoghe: al consumatore il prezzo in sé interessa meno della trasparenza del prezzo (vuole cioè capire perché una determinata merce sia venduta a un determinato prezzo) e in tutti i casi vi sono aspetti che anche a fronte di risparmi teorici sullo scontrino non appaiono in alcun modo negoziabili: si tratta di fattori come l'accessibilità del negozio e delle merce, la qualità il servizio da parte del personale: tutte cose per cui, dichiara Giancarlo Poli, managing director di AlixPartners, “i consumatori sono disposti a pagare anche un prezzo un po' più alto”.

La ricerca scende anche nel dettaglio perché indica anche le graduatorie stilate dai consumatori sulle insegne che frequentano. Il risultato migliore nel complesso è quello ottenuto da Esselunga, negli ipermercati sono risultati vincitori Coop e Auchan, nei supermercati Esselunga e Coop, tra i discount la vittoria è andata a Lidl.
Nel non food la palma della vittoria tra i casalinghi è andata a Ikea, nell'elettronica di consumo a Mediaworld e Trony. Combattutissima la gara nell'abbigliamento: hanno vinto Decathlon e Benetton, seguiti a un'incollatura da Zara.

Pane di Matera e tinca gobba le new entry del paniere Dop/Igp

Dopo quello di Altamura, di Genzano e di Ferrara, anche il pane di Matera entra a far parte del paniere delle Dop/Igp italiane tutelate dall'Unione Europea.
Le peculiarità di questo pane lucano sono da ricercarsi nel sapore, fragranza e digeribilità. Ottenuto esclusivamente da farina di grano duro locale, la lavorazione avviene secondo tecniche artigianali della tradizione. I tempi lunghi di lievitazione e di cottura consentono una conservazione del pane fino a 15 giorni.

L'altro riconoscimento europeo riguarda invece la tinca gobba dorata del Pianalto di Poirino (TO) che, allevata in laghetti e stagni naturali, è apprezzata per le sue carni non grasse, sode e delicate. Si tratta del primo pesce che ottiene la certificazione Dop.

Il valore delle Dop/Igp

Va comunque segnalato che, per quanto il numero dei prodotti italiani tutelati dal paniere europeo sia in costante crescita, il valore complessivo rimane relativamente basso: su un valore complessivo di poco meno di 10 miliardi di euro (dati 2006), il 90% del fatturato è appannaggio di appena 15 prodotti. Ma grana padano, prosciutto di Parma e parmigiano reggiano totalizzano, in ranking, oltre la metà del fatturato delle Dop/Igp.
In termini di canalizzazione, il 60% del venduto in Italia passa per la gdo, il 18% passa per il dettaglio tradizionale, mentre il restante coinvolge la ristorazione e le vendite dirette.

Il cash&carry punta sui pubblici esercizi

Da tempo alla ricerca di una sempre maggiore specializzazione, le diverse insegne che operano nel canale cash&carry guardano a bar e ristoranti come a un target da soddisfare con risposte sempre più adeguate a livello di offerta e servizi.
In quest'ottica, Adis, l'associazione che all'interno di Federdistribuzione raggruppa le insegne cash&carry (391 punti vendita in grado di generare 4,2 miliardi di euro a giugno 2007) ha sottoscritto un accordo con Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) per pianificare iniziative ed eventi volti a stimolare i soci di Fipe ad effettuare una parte sempre più consistente di acquisti presso questa tipologia di canale di vendita.
L'accordo nasce anche come conseguenza di una ricerca sulle politiche di acquisto dei pubblici esercizi commissionata da Adis al Cermes tempo fa, nella quale venivano evidenziate le potenzialità di sviluppo dei cash& carry, soprattutto per quanto driguarda comodità e convenienza, verso i pubblici esercizi, caratterizzati da una vocazione multicanale nelle politiche di approvvigionamento. “Oltre alla convenienza dei prezzi, tra gli elementi di forza si aggiungono anche assortimenti più ampi, particolarmente nei prodotti freschi, e una migliorata capacità di fornire servizio”, spiega Riccardo Francioni, presidente di Adis.

Promozioni per i nuovi acquirenti
Per questo, dal 2 aprile a fine dicembre tutte le aziende aderenti ad Adis praticheranno uno sconto di 50 euro ai soci Fipe che per la prima volta effettueranno acquisti presso cash&carry per un valore minimo di 200 euro. Inoltre, è prevista la partecipazione comune a tre fiere importanti (Mia, fiera internazionale dell'alimentazione a Rimini, Vinitaly a Verona ad aprile, Cibus a maggio a Parma) per favorire una conoscenza più diretta dei due comparti. “La collaborazione che si è creata con una parte importante della filiera testimonia il ruolo crescente che ha assunto il mercato dei consumi fuori casa, nel quale le nostre aziende si muovono”, sottolinea Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe.

A Udine il primo urban retail park della città

Viene aperto oggi al pubblico Terminal Nord Lo scalo dello shopping, il primo urban retail park di Udine, realizzato recuperando l'area dimessa Bartoli, un'ex acciaieria chiusa alla fine degli anni Ottanta, che si trova nella zona nord della città, su via Trigesimo, strada ad elevata percorrenza collegata da una bretella alla strada provinciale Osovana e, quindi, alla tangenziale ovest. “Si tratta di un progetto innovativo non solo dal punto di vista architettonico curato dallo studio Gregotti Associati International, ma anche per la sua completezza: agli aspetti commerciali viene abbinata un'area ad hoc dedicata alla ristorazione e zone residenziali, che coprono domande diverse, da quella di base a un'offerta di maggior pregio”, precisa Paolo Di Salvio, presidente di Opit spa, società bergamasca proprietaria dell'area e specializzata nella realizzazione e gestione di settori residenziali, commerciali e terziari, che nella realizzazione di è avvalsa della partecipazione di British Land, società londinese che investe in immobili di qualità e che, entro pochi mesi, diventerà l'unico proprietario del parco commerciale. La commercializzazione degli spazi (giunti al 95%) e la gestione del parco sono stati affidati a Espansione Commerciale.

L'offerta commerciale
Il parco si sviluppa su un solo livello con un edificio a quarto di cerchio, con una galleria all'aperto caratterizzata da ampie vetrate e una copertura tronco conica rovesciata in acciaio e vetro del diametro di 55 metri, sotto la quale si trova una fontana: l'obiettivo è la realizzazione di una vera e propria piazza -con un pavimento identico a quello del centro storico- oltre la quale inizia la galleria climatizzata (di 1.500 mq) su sui si affaccia la locomotiva alimentare. Si tratta di un ipermercato Carrefour, di 6.500 mq a struttura quadrata, con una nuova comunicazione interna e il banco a isola centrale per la salumeria sia a self service sia assistita, soluzione adottata anche per la macelleria. A questo si aggiungono altre otto medie superfici (tra cui Euronics, Decathlon, PC City, Upim e Globo) e altri 27 esercizi commerciali.
Il parcheggio, scoperto e a raso, è in grado di ospitare 2.000 auto; su un lato si trova un edificio a forma cilindrica, che diventerà, entro qualche mese, la food court del parco e che seguirà un orario più prolungato proprio per rappresentare un centro di aggregazione per le diverse componenti della città. Entro il 2010 è prevista la conclusione dei lavori con la realizzazione di 500 appartamenti, 40 loft, villette a schiera e spazi per uffici e servizi.

2007 in leggera ascesa per “I Gigli”

Un fedele specchio della difficile congiuntura economica del Paese. Si può leggere anche così, in controluce, il consuntivo 2007 del centro commerciale “I Gigli”, la grande struttura commerciale di Campi Bisenzio (Fi) che ha chiuso l'anno con numeri in crescita moderata.

Sono aumentate le visite, computate in quasi 14 milioni nel corso dell'anno (+1,76% rispetto al 2006) e il fatturato della galleria commerciale è salito dell'1,36%. Questo in termini concreti significa che i clienti hanno comunque ridotto gli acquisti: e infatti nel commentare i dati il direttore del Centro, Alessandro Tati, ha parlato esplicitamente di tendenza dei consumatori verso il non griffato e il low cost, aggiungendo anche che risulta in crescita il ricorso al credito al consumo.

Se il mese con le maggiori presenze è stato come è ovvio dicembre (che però nel 2007 è stato penalizzato dallo sciopero degli autotrasportatori) la giornata di picco si è registrata domenica 3 giugno, con l'affluenza record di sempre: 105.377 ingressi.
Per il 2008, oltre a interventi sulla viabilità e sull'arredo degli interni, i Gigli annunciano l'arrivo di nuove insegne. L'obiettivo è quello di superare i 10 milioni di scontrini battuti lo scorso anno.

Rifiuti, la Gdo può dare il suo contributo

L'emergenza rifiuti in Campania è ormai da mesi uno dei temi più importanti del dibattito pubblico. Gdoweek, settimanale del Gruppo Sole 24 Ore Business Media, ha parlato del ruolo della distribuzione nell'ambito delle politiche di riciclaggio e di sostenibilità con l'economista ambientale Guido Viale.

Da tempi non sospetti lei parla di “società dei rifiuti”: a suo parere in Italia la situazione è fuori controllo solo in Campania?
No, è fuori controllo in tutto il mondo e soprattutto nei cosiddetti paesi in via di sviluppo -quelli che una volta si chiamavano Terzo e Quarto mondo-, compresi i paesi emergenti come Cina, India e Brasile che continuano ad essere il recapito finale di rifiuti pericolosi e tossici, come computer o navi dismesse, che i paesi sviluppati non si sono ancora attrezzati per gestire. L'Italia si trova in una situazione particolarmente critica per quattro ragioni di fondo:
- la scarsa disponibilità di suolo inutilizzato adatto (per motivi idrologici, viari e demografici) a collocarvi discariche;
- il ritardo culturale in materia delle amministrazioni pubbliche, ma anche delle associazioni imprenditoriali;
- la mancanza di fiducia dei cittadini nei confronti delle loro amministrazioni;
- il tessuto produttivo, con preminente presenza di piccole e medie imprese, perlopiù terziste, che lavorano con materiali non di proprietà, di cui spesso non conoscono origine né composizione, con conseguente dispersione della produzione di rifiuti speciali;
- la presenza di potenti organizzazioni criminali colluse con le amministrazioni locali e nazionali.

In occasione dell'emergenza rifiuti in Campania, lei ha proposto di vietare da subito la vendita di prodotti imballati food e non food in tutta la regione: si trattava di una provocazione o la ritiene davvero una misura necessaria e praticabile?
Non è una provocazione, ma l'unica soluzione per impedire che durante il periodo dell'emergenza -destinato a durare anni, e non mesi o settimane, come pretende l'attuale Commissario straordinario- la massa dei rifiuti urbani prodotti ogni giorno in Campania (7200 tonnellate al giorno) ecceda la capacità di una loro collocazione sia in discariche fortunosamente aperte o riaperte che in impianti di selezione e stabilizzazione riabilitati, sia in altre regioni, che, nel migliore dei casi, hanno offerto di accogliere l'equivalente di una o due giornate della produzione campana di rifiuti.

Le risulta che qualcuno l'abbia adottata?
Per quel che ne so, non c'è stato alcun precedente di applicazione di questa proposta, ma non esiste neppure alcun caso di emergenza rifiuti come quella campana, che dura ormai da 15 anni senza prospettive di soluzione a breve. Esistono comunque numerosi esempi europei -e anche, in misura molto ridotta, italiani- di contenimento alla fonte di rifiuti urbani. La gdo ne è spesso protagonista. Tra questi, il cauzionamento dei vuoti a rendere, che in molti paesi costituiscono ormai la maggioranza dei contenitori di liquidi alimentari; la vendita alla spina di prodotti sfusi, detersivi, ma anche prodotti alimentari come pasta, riso, olio, ecc.; la promozione di prodotti lavabili in luogo dei prodotti usa e getta (per l'incidenza che hanno sul volume e la problematicità dei rifiuti urbani, questo interessa soprattutto i pannolini per bambini e adulti incontinenti); nel settore ristorazione, l'eliminazione delle stoviglie usa e getta in mense e pubblici esercizi e l'introduzione di servizi mobili di lavaggio delle stoviglie in occasione di fiere e feste all'aperto.

Ha parlato anche di spacchettamento alle casse, di raccolta “porta a porta” e anche di tassare le bottiglie di acqua minerale: non pensa che il tutto, se anche prendesse piede, si tradurrebbe in un costo aggiuntivo per i consumatori?
Il costo che in consumatori pagano e hanno pagato per la gestione dei rifiuti senza raccolta differenziata - in parte attraverso la Tarsi e la Tia, in parte attraverso il sovvenzionamento pluriennale, a carico dell'erario statale, del commissariamento straordinario di ben cinque regioni- è superiore a qualsiasi altro intervento teso al contenimento dei rifiuti urbani prodotti o alla loro raccolta differenziata anche alla fonte. La logistica di ritorno è il futuro della distribuzione, come ben sanno i responsabili della supply chain. La sua estensione al consumatore finale marcerà di pari passo con la diffusione della spesa telematica e dell'e-commerce. Quanto all'acqua minerale, basterebbe far pagare ai produttori/distributori il costo effettivo della raccolta, del recupero dei suoi contenitori -e non solo il costo differenziale della loro raccolta separata- per adeguarne il prezzo al costo effettivo. Oggi, quello che i consumatori non pagano all'acquisto lo pagano tutti in costi di gestione dei rifiuti e di degrado ambientale. L'Italia comunque è il paese europeo che ha l'acqua degli acquedotti più pura e che consuma tuttavia più acqua minerale, tra l'altro trasportata da una capo all'altro del paese. Per questo in Campania e forse altrove, per tutto il tempo dell'emergenza, più che una tassazione propongo la completa proibizione della sua vendita, tranne nelle situazioni in cui l'acqua dell'acquedotto non sia potabile.

Le autorità sanitarie hanno dichiarato che in Campania il pericolo maggiore è dato dai rifiuti organici abbandonati per strada insieme al pattume vario. Cosa si potrebbe fare per incentivare la raccolta differenziata, almeno per quanto riguarda l'umido?
In molti contesti della regione si può promuovere il compostaggio domestico. È sicuramente complicato, ma è la strada più breve, insieme al blocco degli imballaggi superflui e dell'usa e getta, per uscire dall'emergenza. Per il resto, con la raccolta differenziata porta a porta si può ottenere dell'umido di qualità che può provvisoriamente essere trattato anche in impianti di altre regioni.

Cosa pensa della proposta di abolire gli shopper di plastica? Si tratta di un obiettivo minimo facilmente raggiungibile?
È realizzabile anche subito, non nel 2010. Va sostituito con uno o più retini di nylon che ogni persona dovrebbe portare sempre con se, anche per far fronte ad acquisti estemporanei.

Immaginiamo un'azienda che voglia abbracciare l'ecosostenibilità dei suoi imballaggi: quali sono le scelte da bandire e quelle da adottare?
Il vuoto a rendere anche per gli imballaggi primari e secondari, con soluzioni che ne permettano la compattazione in fase di restituzione. Il problema non è l'imballaggio o il suo materiale, ma la messa a punto di una rete logistica.

Galbi si riposiziona

Galbani ha appena lanciato, con marchio Galbi, una nuova linea di dessert a base di panna cotta, Delicata Panna Cotta, che si accosta alla linea a base di ricotta e a quella dei budini.
Un'area presidiata da aziende importanti come Danone, Parmalat, Muller, Scaldasole, Cameo, ma con ulteriori previsioni di crescita.

La vera notizia consiste però nel fatto che per la distribuzione dei freschissimi, cui afferiscono le tre linee di dessert, Lactalis, proprietaria di Galbani, ha deciso di appoggiarsi alla società Lactalis Nestlé, da tempo operante all'estero, mentre in Italia solo da inizio 2007 con il nome Lactalis Nestlé Prodotti Freschi Italia (LPNF Italia). Le linee Galbi si vanno quindi ad aggiungere a marchi come Frùttolo, Mio, Lc1 e Sveltesse, per i quali LNPF Italia ha da tempo acquisito competenze specifiche, in grado di valorizzare al meglio l'offerta Galbani sui freschi, altrimenti caratterizzata verso prodotti con shelf life più lunga.

Una nuova strategia di posizionamento

Di fatto per Galbi si è anche pensato un nuovo posizionamento, che sarà supportato dalla campagna pubblicitaria, per la quale, accanto ai valori storici di Galbani, collegati alla affidabilità e qualità, si aggiunge la dimensione del piacere e del buon umore. La nuova linea di panna cotta comprende due referenze con gusto cioccolato e caramello. Entrambe in cartone da 2x100 gr, con un apporto calorico di 182 Kcal a vasetto, che è leggermente superiore a quello dei budini e delle ricotte. Nella fase di lancio, novembre - gennaio, della Delicata Panna Cotta verrà fatta una promozione con taglio di prezzo per le 6 referenze di Cremoso Budino (linea che comprende il budino al cioccolato: l'articolo più altovendente di Galbi, con 1.000 tonnellate vendute nel 2006 pari al 76% del fatturato) e le 4 referenze Dolce Ricottine. I budini, nella usuale confezione da 4x115 g, saranno proposti al prezzo di 2,15 euro, mentre a partire da febbraio il costo salirà a 2,55 euro. Le ricotte passeranno da 1,60 a 1,80 euro. Dopo questi tre mesi di prezzi contenuti per invitare alla prova dei prodotti, a partire da febbraio partirà la campagna Tv basata sul claim “La dolcezza porta dolcezza”, che punta sulla valorizzazione del concetto di buonumore.

Triplo lancio per Parmalat

Replicare nel mercato -scoppiettante di salute- degli yogurt benessere il successo ottenuto in quello dei latti speciali: è questo l'obiettivo del triplice lancio operato da Parmalat con i brand Fibresse, Omega 3 Plus e Zymil. Il tutto amplificato dalla contemporaneità dei lanci delle tre linee e da una campagna adv televisiva che alterna i tre soggetti.

Focus target sui consumatori del latte speciale corrispettivo
Le nuove linee di yogurt al cucchiaio messe a punto dai ricercatori Parmalat ripropongono gli stessi benefici proposti dai rispettivi latti, quindi si rivolgono in primis ai consumatori di questi ultimi, ma il target può essere ampliato a tutti coloro che, pur avendo le stesse esigenze nutrizionali, non sono abituati ad assumere latte, mentre gradiscono lo yogurt.

Lo yogurt al cucchiaio Fibresse, grazie al principio attivo RegoPlus -una speciale combinazione di fibre naturali, vitamina E e biotina- contribuisce a regolarizzare la naturale attività intestinale. Tre i gusti proposti: fragola/lampone e banana.

Lo yogurt Omega3 Plus contiene Carditop, una combinazione di preziosi nutrienti -Omega3, vitamina C, E, B6, B12, acido folico-, che aiutano a tenere sotto controllo alcuni tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare (colesterolo, trigliceridi, fluidità del sangue, omocisteina). Tre i gusti: fragola, cereali e pesca/arancia.

Zymil è la linea di yogurt ad alta digeribilità con ridotto contenuto di lattosio (0,5%) che mantiene invariate le preziose e fondamentali qualità del latte e la sua naturale bontà, indicato per chi ama la freschezza e non digerisce il latte. In 3 gusti: bianco, mandorle /cereale, prugna/muesli.

Tutti e tre sono proposti in cluster da 2 pezzi x 115g. Il prezzo consigliato al pubblico è rispettivamente di 1,29 euro (Fibresse), 1,26 euro (Omega3 Plus) e 1,34 euro (Zymil).

Monito di Bruxelles sulle benzine: 4 mesi per liberalizzare il mercato

Soddisfazione in Federdistribuzione (www.federdistribuzione.it) per il nuovo passo che l'Unione Europea ha mosso nei confronti dell'Italia: al prossimo Governo sono lasciati quattro mesi di tempo per intervenire con normative adeguate che rendano il mercato dei carburanti più competitivo: questo vuol dire meno vincoli per l'apertura di nuove stazioni e possibilità di accesso anche a nuovi operatori.
“L'intervento di Bruxelles è l'ulteriore prova che le condizioni competitivo nel settore della distribuzione dei carburanti sono n contrasto con i principi comunitari. La questione sarà una priorità non solo del nuovo Governo, ma deve essere concretamente presa in carico dalle Regioni, che hanno la competenza legislativa al riguardo” dichiara Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione.
All'Italia, in sostanza, sono lasciati quattro mesi di tempo per intervenire sulla normativa nazionale e regionale con l'obiettivo di realizzare le condizioni necessarie per rendere il mercato più competitivo.

I cash&carry si rafforzano con i pubblici esercizi per migliorare la filiera

Da tempo alla ricerca di una sempre maggiore specializzazione, le diverse insegne che operano nel canale cash and carry guardano a bar e ristoranti come a un target da soddisfare con risposte sempre più adeguate a livello di offerta e servizi. In quest'ottica, Adis, l'associazione che all'interno di Federdistribuzione raggruppa le insegne cash and carry (391 pdv in grado di generare 4,2 mld euro a giugno 2007) ha sottoscritto un accordo con Fipe per pianificare iniziative ed eventi per stimolare i soci di Fipe ad effettuare una parte sempre più consistente di acquisti presso questo tipologia di vendita. L'accordo nasce anche come conseguenza di una ricerca sulle politiche di acquisto dei pubblici esercizi commissionata da Adis al Cermes tempo fa, nella quale veniva evidenziata le potenzialità di sviluppo dei cash and carry, soprattutto a livello di comodità e convenienza, verso i pubblici esercizi, caratterizzati da una vocazione multicanale nelle politiche di approvvigionamento. “Oltre alla convenienza dei prezzi, tra gli elementi di forza, si aggiungono anche assortimenti più ampi, particolarmente nei prodotti freschi, e una migliorata capacità di fornire servizio”, spiega Riccardo Francioni, presidente di Adis.

Focus sulla convenienza

Per questo, dal 2 aprile a fine dicembre, tutte le aziende aderenti ad Adis praticheranno uno sconto di 50 e ai soci Fipe che, per la prima volta, effettueranno acquisti presso C+C per un valore minimo di 200 euro. Inoltre, è prevista la partecipazione comune a tre fiere importanti -Mia, fiera internazionale dell'alimentazione a Rimini, Vinitaly, a Verona ad aprile, e Cibus, a maggio a Parma- per favorire una conoscenza più diretta dei due comparti. “La collaborazione che si è creata con una parte importante della filiera testimonia il ruolo crescente che ha assunto il mercato dei consumi fuori casa, nel quale le nostre aziende si muovono”, sottolinea Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe.

Syngenta inventa i mini cavolfiori

Dopo l’anguria Solinda, senza semi e con un diametro tra i 12 -15 centimetri, e il pomodoro Kumato, con la buccia di colore quasi nero, S&G (marchio di Syngenta, uno dei principali attori dell'agro-industria mondiale) propone una serie di formati baby e mini per frutta e verdura, tra cui il mini cavolfiore, le piccole lattughe e i mini cavoli-verza. Si tratta di prodotti realizzati utilizzando metodi di coltivazione naturali e sviluppati in esclusiva con l’aiuto di tecniche di innesto convenzionali e tradizionali e di sofisticate procedure di selezione.

In linea con i trend dei consumi
Secondo le indagini sugli stili di consumo realizzate dalla multinazionale svizzera, tra i fattori chiave nel consumo di prodotti ortofrutticoli vi sono la salute, il gusto, la facilità di acquisto e di preparazione. I consumatori, infatti, richiedono insalate e verdure pronte da cuocere con imballi maneggevoli, che aumentano il piacere di consumare la verdura. Senza tralasciare l’aspetto dell’innovazione: nuove varietà di frutta e verdura diventano anche spunti di attrazione per quei consumatori non sempre predisposti ad acquistare prodotti ortofrutticoli.

Ricerca & Sviluppo
Per “inventare” l’ortofrutta di ultima generazione, Syngenta si avvale di specialisti di marketing e ricercatori che definiscono, sviluppano e producono così varietà di frutta e di verdura rispondenti ai gusti ed alle abitudini alimentari dei mercati locali. Le nuove piante sono coltivate in serre dislocate in varie parti del mondo, in condizioni climatiche differenti e sono sottoposte a controlli estensivi per valutare molteplici proprietà quali la qualità del prodotto, le condizioni di stoccaggio e il gusto. Syngenta, con un volume d’affari totale superiore a 9.2 milioni di dollari nel 2007, dedica il 10% del fatturato alla R&S.

Agriform entra nel parmigiano reggiano

Agriform, specializzata nella stagionatura e vendita di formaggi Dop del Veneto, entra nel mercato del Parmigiano-Reggiano. Insieme a un partner industriale del settore, l'azienda ha infatti acquistato il Caseificio Fanticini di Reggio Emilia, specializzato nella produzione di Parmigiano Reggiano. Agriform detiene il 50% del capitale della Società Casearia Fanticini srl che ha acquistato il Caseificio Fanticini, struttura storica nel settore del Parmigiano: lo stabilimento raccoglie e trasforma circa 20.000 litri di latte al giorno, con una produzione di oltre 12.000 forme di Parmigiano Reggiano l'anno. Il caseificio si distingue per un'altra particolarità: parte del latte raccolto proviene dalla razza “Reggiana delle Vacche Rosse”, qualità che ha riscosso un particolare gradimento nei mercati d'oltre oceano.
L'operazione rafforza la presenza sul territorio di Agriform, che ha chiuso il 2007 con un fatturato di 106 milioni di euro (limitatamente alle vendite dei formaggi), con un incremento del 13% rispetto al 2006. In crescita anche l'export che ha raggiunto un giro d'affari di 43 milioni di euro, in crescita del 16%. Il principale mercato di sbocco all'estero eimane quello americano (+22,5%), che rappresenta un terzo del totale. Agriform cresce a ritmi elevati anche all'est: in pole position la Russia con un aumento del 133%, seguita da Croazia con il 103%, il Giappone con il 53% e la Corea con il 43%.

Armin Zöggeler testimonial per Vog

Dopo il settimo trionfo nella Coppa del mondo di slittino Armin Zöggeler sarà ancora per i prossimi due anni testimonial di Marlene, il marchio che contraddistingue le mele altoatesine commercializzate dal Consorzio Vog.

La conferma è arrivata dallo stesso Zöggeler e dal presidente del Consorzio, Matthias Josef Gamper nel corso di una conferenza stampa. Il pluricampione si è detto orgoglioso della possibilità di continuare ad essere l'ambasciatore di uno dei prodotti più tipici della sua terra mentre Gamper ha sottolineato che proprio un fuoriclasse delle sport come Zöggeler può rappresentare l'immagine di salubrità delle mele.

Il Consorzio Vog commercializza 14 varietà di mele raccolte da 21 cooperative della provincia autonoma di Bolzano, per oltre 500mila tonnellate all'anno vendute in tutta Italia ed esportate; i maggiori punti di forza sono la produzione secondo i protocolli di
frutticoltura integrata Agrios e la tracciabilità integrale.

Syngenta inventa i mini cavolfiori assecondando i trend di consumo

Dopo l’anguria Solinda, senza semi e con un diametro tra i 12 -15 centimetri, e il pomodoro Kumato, con la buccia di colore quasi nero, S&G (marchio di Syngenta) propone una serie di baby e mini per frutta e verdura, tra cui il mini cavolfiore, le piccole lattughe e i mini cavoli-verza Si tratta di prodotti realizzati utilizzando metodi di coltivazione naturali e sviluppati in esclusiva con l’aiuto di tecniche di innesto convenzionali e tradizionali e di sofisticate procedure di selezione.

IIn linea con i trend dei consumi
con i trend dei consumi
Secondo le indagini sugli stili di consumo realizzate dalla multinazionale svizzera, tra i fattori chiave nel consumo di prodotti ortofrutticoli vi sono la salute, il gusto, la facilità di acquisto e di preparazione. I consumatori, infatti, richiedono insalate e verdure pronte da cuocere con imballi maneggevoli, che aumentano il piacere di consumare la verdura. Senza tralasciare l’aspetto dell’innovazione: nuove varietà di frutta e verdura diventano anche spunti di attrazione per quei consumatori non sempre predisposti ad acquistare prodotti ortofrutticoli.

Ricerca & Sviluppo
Per “inventare” l’ortofrutta di ultima generazione, Syngenta si avvale di specialisti di marketing e ricercatori che definiscono, sviluppano e producono così varietà di frutta e di verdura rispondenti ai gusti ed alle abitudini alimentari dei mercati locali.
Le nuove piante sono coltivate in serre dislocate in varie parti del mondo, in condizioni climatiche differenti e su terreni diversi e sono sottoposte a controlli estensivi per valutare molteplici proprietà quali la qualità del prodotto, le condizioni di stoccaggio ed il gusto. Syngenta, con un volume d’affari totale superiore a 9.2 milioni di dollari nel 2007, dedica il 10% del fatturato alla R&S.

Lilia festeggia il primo compleanno con Emotion

A un anno dal lancio nazionale di Lilia, Fonti del Vulture amplia la sua gamma di prodotti con la bevanda in acqua minerale naturale Lilia Emotion, proposta in due varianti: Lilia Emotion Mind -gusto lime e guaranà- e Lilia Emotion Body -gusto pesca bianca e aloe vera-, entrambe in bottiglia in pet da 0,50 litri.

Un mercato in forte crescita
Il lancio si inserisce nel segmento “bevande acque con gusto”, che nell'ultimo anno ha registrato una dinamica decisamente brillante. In gdo la crescita in volume è stata del 48%, pari al 54% a valore (dati IRI, Iper+ Super+Libero Servizio 400-200mq, totale Italia, anno 2007) e ancora più importante nel canale fuori casa dove si registra un incremento del 223% in volume e del 255% a valore (banca dati Grossisti Bevande, totale Italia, a.t. novembre 2007).

In questo contesto, si attende che la proposta di Lilia Emotion venga apprezzata dai consumatori italiani, come confermato dalla ricerca condotta da Ales Market Research, secondo la quale in Italia il 94% degli intervistati ha dichiarato che “sicuramente/probabilmente” comprerebbe un prodotto come quello descritto e il 52%, alla domanda “dove berresti Lilia Emotion”, ha indicato "fuori casa", mentre un altro 42% ha dichiarato che consumerebbe il prodotto indifferentemente sia "fuori" che "in" casa.

Investimenti in comunicazione
Lilia Emotion si rivolge a un target adulto, dallo stile di vita moderno e attento alle novità del mercato.
Il lancio verrà sostenuto da adv televisiva, un sito internet che informerà i consumatori circa le proprietà del prodotto e materiali per l'allestimento dei punti di vendita.

L'ingresso sul mercato di Lilia Emotion s'inserisce tra le numerose attività tese al rafforzamento di Fonti del Vulture, a due anni dall'acquisizione da parte di Coca-Cola HBC e The Coca-Cola Company.

Sventato in Italia un grande giro di falsi crudi DOP

Dopo una lunga indagine che ha visto in azione cinque nuclei operativi dei Nas in collaborazione con gli ispettori dei due Consorzi, sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Vicenza sei persone tra titolari e rappresentanti di due aziende venete attive nel settore della lavorazione e del commercio di salumi.
Nel corso dell'operazione, cominciata lo scorso ottobre in Puglia ed estesa poi in Campania, Emilia Romagna, Sicilia e Veneto, sono stati sequestrate oltre un migliaio di cosce sulle quali erano stati apposti i falsi marchi.

I falsificatori, operanti in almeno tre impianti situati in provincia di Padova e di Vicenza, procedevano con l'apposizione dei marchi su prosciutti in parte di provenienza estera e in parte distolti dal circuito delle Dop, ma usciti dallo stabilimento del produttore non marchiati in quanto non aventi i requisiti. Questi ultimi, sapientemente mescolati a prosciutti Dop autentici (un falso ogni tre), venivano poi rivenduti a prezzo pieno a dettaglianti e titolari di pizzerie e ristoranti del Centro e del Sud Italia.

L'indagine ha anche permesso di identificare i due produttori delle false matrici che operavano all'interno di una piccola officina artigianale in provincia di Ferrara, nonché il sequestro di 5 matrici (3 del Parma, 1 del San Daniele) già finite e già in uso, e 5 matrici San Daniele ancora in fase di costruzione.
“Normalmente in Italia intercettiamo un paio di casi di contraffazione l'anno, che però riguardano numeri decisamente inferiori -commenta Federico De Simoni, responsabile dell'ufficio legale del Consorzio di Parma- Qui invece si tratta di un'operazione del tutto straordinaria, sia per dimensioni sia per estensione geografica. L'unica consolazione è che abbiamo accertato che i dettaglianti non erano conniventi, ma sono stati a loro volta raggirati. Infatti hanno acquistato il prodotto a prezzo di Dop”.

Euroshop 2008 tra gigantismo e congiuntura

Difficile dire a botta calda se Euroshop 2008, che si sta svolgendo a Duesseldorf con numeri da record, ha deluso le attese di visitatori ed espositori: questo perché le attese sono intense quando si tratta del maggiore evento internazionale riguardante le soluzioni per il punto vendita e soprattutto quando si considera che la cadenza è triennale. Bisogna però dire che le prime considerazioni degli operatori interpellati da GDOWEEK, almeno se ci riferiamo ai settori più tradizionali dell'allestimento, si possono sommariamente sintetizzare come una diffusa sensazione di deja vu.

Design
Il discorso cambia radicalmente se dal campo del design, dove francamente risulta anche difficile dire qualcosa di nuovo, si passa alla tecnologia, con media digitali, impianti illiminotecnici e applicazioni Rfid che hanno mostrato un'evoluzione notevole.

Tecnologia
Due le direzioni in cui la tecnologia sta operando: rendere la merce protagonista assoluta del negozio, (ad esempio con un'illuminazione o un'esposizione che ne esalti le caratteristiche) e operare nella riduzione dei costi.

Riduzione costi
Questa seconda strada appare obbligatoria, soprattutto per le strutture della gdo, obbligate ormai a migliorare la loro efficienza economica: vi è il diffuso convincimento infatti che l'incremento dei costi delle materie prime non sia congiunturale ma strutturale e finirà per scaricarsi per intero sui listini industriali; difficilmente la gdo potrà ricaricare sui prezzi al pubblico, perché i clienti reagiscono abbassando il livello dei loro acquisti. E allora? Ecco i banchi frigo ad alta efficienza ma completamente chiusi:consumano meno ma rischiano anche di far vendere meno; ecco le postazioni cassa per il self scanning con una sola cassiera che riesce a controllarne completamente anche sei, sancendo così il definitivo passaggio dal modello job intensive a quello capital intensive. Con il rischio che parte della clientela cambi punto vendita, soprattutto se le si chiede di fare da sé senza un beneficio concreto in termini di risparmio.

In crescita l'Est Europa
Infine, una notazione quasi di colore: si sentiva in molti stand parlare slavo: è l'Est ormai lo sbocco naturale per molti produttori che da noi trovano ormai un mercato saturo.

L’eco-abbigliamento entra nei super di NaturaSì

L'interesse per i prodotti biologici da parte del consumatore è in crescita, come dimostrano anche i dati Ismea che segnala un +9% delle vendite. Ma il bio consumatore, in genere, ha anche una forte attenzione alle tematiche ambientali e salutiste. È quindi un passo logico quello compiuto dalla catena di supermercati bio NaturaSì (59 pdv in Italia e 3 all'estero), che ha deciso -per il momento nel solo pdv di Brescia- di dedicare un reparto di 60 mq all'abbigliamento ecologico.

Intimo, elegante e sportivo

L'assortimento -composto in prevalenza da articoli made in Italy, sono realizzati con tessuti di qualità nel rispetto dell'ambiente e della persona- copre i segmenti intimo, sportivo ed elegante per bambino, uomo la donna ed è composto da capi in tessuti naturali quali canapa, lino, bamboo, cotone biologico, lana cotta, seta e alpaca saranno proposti con l'assistenza di un professionista del settore.
Il lino ecologico, per esempio, non subisce alcun trattamento chimico durante le diverse fasi di lavorazione; la canapa, essendo una pianta molto forte non necessita di nessun pesticida durante la coltivazione. Per le tinture non si utilizzano sostanze chimiche, come i metalli pesanti e le acque del processo industriale vengono depurate e riutilizzate per un nuovo ciclo. Inoltre, le cerniere in metallo e i bottoni automatici non contengono nickel, un elemento spesso causa di allergie, mentre i bottoni sono in cocco o prodotti con cotone rigenerato.
I tessuti naturali si caratterizzano anche per un'alta traspirabilità e un elevato potere di assorbimento dell'umidità ed evitano i cattivi odori.

Il futuro del non food in NaturaSì

Il negozio di Brescia rappresenta, per il momento, un primo passo verso l'introduzione di articoli di abbigliamento nei pdv dell'insegna: in presenza di un positivo riscontro, l'abbigliamento ecologico entrerà a far parte dell'assortimento di altri pdv di NaturaSì.

Alla ricerca del green marketing

Se ci guardiamo in giro oggi la nostra vita è pervasa dal verde; inquinamento, Kyoto, innalzamento della temperatura, sono argomenti che affrontiamo quotidianamente. E voi pensate che il marketing non abbia colto l'occasione “immergendosi nel verde”? Infatti il concetto di “green” che seppur non una novità, è divenuto improvvisamente di moda divenendo uno dei fenomeni del 2007. Come spesso avviene, tutto parte dai pragmatici paesi anglosassoni (UK e USA) dove questa moda ha iniziato a mutare i modelli di business, creando nuove opportunità imprenditoriali ed entrando addirittura nel design e marketing mix. Ma cos'è realmente il green marketing? Innanzitutto esso non si applica esclusivamente alla “promozione” dei prodotti, ma è un concetto più ampio che può essere applicato a qualsiasi bene o articolo destinato al consumo così come ai servizi.

Il concetto di Green Marketing
Nel Green Marketing possiamo comprendere le seguenti attività:
- modificazione dei prodotti
- mutazione dei processi produttivi
- cambiamenti nella progettazione del packaging
- cambiamenti nel modo di fare comunicazione
Va rilevato che una certa sensibilità all'argomento nacque già nel 1976 attraverso alcuni studi che iniziarono a determinare l'impatto delle attività di marketing sull'inquinamento, sullo spreco d'energia e delle risorse naturali. Ma è sicuramente negli ultimi anni che le aziende, o cavalcando una moda o credendoci veramente, hanno iniziato a valutare la progressiva scarsità di risorse naturali, sviluppando una new way indirizzata verso i clienti.

Come evitare l'effetto boomerang
Ma cosa significa davvero Green Marketing e quali sono gli errori che bisogna assolutamente evitare per non innescare l'effetto “boomerang”:
- Green Marketing significa avere obiettivi congiunti: obiettivi di marketing e obiettivi ecologici (ma veri e certificabili).
- Bisogna evitare di dipingersi “artificialmente” di verde per poi essere attaccati facilmente dalle varie organizzazioni ecologiste o peggio sbugiardati dal cliente.
- Gli aspetti più “scenici e spettacolari” del green marketing, attualmente sono il prodotto, il servizio e l'innovazione degli stili di vita. Questo però non significa che per essere cool bisogna per forza avere un'immagine green. La sfida è farla diventare e farla vivere al cliente come una normalità e non un'eccezione.
- La migliore strada che un'azienda ha per affrontare la questione “green” all'interno della proprio sistema, è quella di avere molte persone che fanno una piccola differenza piuttosto che poche persone che provocano un grosso cambiamento. Lo sforzo dell'impresa deve essere quello di creare una cultura diffusa più che un evento clamoroso ma isolato ed occasionale.

Tre diversi tipi di risposte orientate all'ecologia

La cultura imperante in questi tempi è dominata dal consumismo sfrenato, dall'eccesso, dal desiderio continuo di possedere nuovi prodotti e di accedere a nuove esperienze di consumo. A quest'irreversibile evidenza registriamo, fra tante, tre principali risposte di Brand green-oriented:
- Le marche pure: coloro che hanno la naturale tendenza alla responsabilità sociale e all'ambiente poiché esso fa parte del loro DNA, quasi fosse una caratteristica implicita, propria di qualsiasi marca rispettabile
- Quelle che credono d'essere: capita spesso di assistere ad alcune campagne pubblicitarie incentrate sul concetto di “green”, anche se intenzionalmente incorporano uno spirito urbano e una tendenza estetica moderna per, diciamo così, combattere lo stereotipo costruito negli anni intorno al concetto “green”
- Quelle che sanno di non essere: sono le peggiori perché si dipingono “verdi” quando non lo sono, per capitalizzare il trend e sfruttare il movimento ambientalista. Mentono sapendo di mentire.

Clienti sempre più informati e attenti
Ma attenzione all'evoluzione del cliente medio; la sua è, oramai e genericamente, una tendenza verso un consumo responsabile e solo i brand che rispondono a questa categoria riusciranno a raccogliere i frutti di un investimento non semplice e, sicuramente, non economico. Infine, il consiglio è di essere sempre se stessi e non provare a ingannare il cliente, che è sempre più attento ed informato. Tutte le aziende sono fatte da prodotti, servizi, procedure, etc. , e si potrebbe proseguire all'infinito, ma esse si reggono prevalentemente su donne e uomini con gli stessi difetti e pregi di tutti gli esseri umani. Per questo, ben venga la conversione green ma che sia vera, duratura e diffusa.

*esperto di Marketing

Euroshop tra tecnologia e risparmio

Difficile dire a botta calda se Euroshop 2008, che si sta svolgendo a Duesseldorf con numeri da record, ha deluso le attese di visitatori ed espositori: questo perché le attese sono intense quando si tratta del maggiore evento internazionale riguardante le soluzioni per il punto vendita e soprattutto quando si considera che la cadenza è triennale. Bisogna però dire che le prime considerazioni degli operatori interpellati da GDOWEEK, almeno se ci riferiamo ai settori più tradizionali dell'allestimento, si possono sommariamente sintetizzare come una diffusa sensazione di deja vu.

Design
Il discorso cambia radicalmente se dal campo del design, dove francamente risulta anche difficile dire qualcosa di nuovo, si passa alla tecnologia, con media digitali, impianti illiminotecnici e applicazioni Rfid che hanno mostrato un'evoluzione notevole.

Tecnologia
Due le direzioni in cui la tecnologia sta operando: rendere la merce protagonista assoluta del negozio, (ad esempio con un'illuminazione o un'esposizione che ne esalti le caratteristiche) e operare nella riduzione dei costi.

Riduzione costi
Questa seconda strada appare obbligatoria, soprattutto per le strutture della gdo, obbligate ormai a migliorare la loro efficienza economica: vi è il diffuso convincimento infatti che l'incremento dei costi delle materie prime non sia congiunturale ma strutturale e finirà per scaricarsi per intero sui listini industriali; difficilmente la gdo potrà ricaricare sui prezzi al pubblico, perché i clienti reagiscono abbassando il livello dei loro acquisti. E allora? Ecco i banchi frigo ad alta efficienza ma completamente chiusi:consumano meno ma rischiano anche di far vendere meno; ecco le postazioni cassa per il self scanning con una sola cassiera che riesce a controllarne completamente anche sei, sancendo così il definitivo passaggio dal modello job intensive a quello capital intensive. Con il rischio che parte della clientela cambi punto vendita, soprattutto se le si chiede di fare da sé senza un beneficio concreto in termini di risparmio.

In crescita l'Est Europa
Infine, una notazione quasi di colore: si sentiva in molti stand parlare slavo: è l'Est ormai lo sbocco naturale per molti produttori che da noi trovano ormai un mercato saturo.

La Ue vieta l’uso del termine Parmesan

Il termine “Parmesan” non è affatto generico e costituisce un'evocazione della denominazione Parmigiano-Reggiano. Quindi, il suo uso per formaggi non conformi al disciplinare costituisce una violazione alla Dop italiana: è questa la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee che si allinea al parere espresso in precedenza dall'Avvocato generale.

Ottimizzare la legge di tutela delle Dop
« Una sentenza - ha così commentato Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del parmigiano reggiano- che sgombra definitivamente il campo dalle ambiguità dietro le quali si sono nascosti contraffattori che hanno procurato danni economici e d'immagine a un prodotto cui si lega l'attività di 20mila operatori e che, all'origine, vale oltre 800 milioni di euro e circa 1.500 al consumo. La sentenza è una vittoria per tutti questi operatori e per tutti quei consumatori a favore dei quali abbiamo consolidato forti meccanismi di tutela, ma che in questi anni si trovati di fronte a denominazioni ingannevoli immesse sul mercato da industrie che abbiamo portato spesso in sede giudiziaria, ma che da ora sanno che non potranno più giocare su ammiccamenti o subdole forme di imitazione». La pubblicazione della sentenza della Corte di Giustizia giunge a quasi 3 anni di distanza dalla procedura d'infrazione avviata dalla Commissione Ue (21 marzo 2005) nei confronti della Germania, “rea” di non aver intrapreso iniziative nei confronti di prodotti venduti con la denominazione di Parmesan. E pur soddisfatto della sentenza, il presidente del Consorzio afferma che «questo avrebbe potuto diventare un caso emblematico sul come si tutela sino in fondo chi produce eccellenze legate al territorio, offrendo possibilità di reddito, di lavoro e di investimento in tante aree del nostro e di altri Paesi». Infatti, l'auspicio è quello che la legge del 1992 delle Dop/Igp venga integrata con la norma d'obbligo di tutela reciproca dei paesi dell'Ue di tutti i prodotti certificati del paniere europeo.

La corte di Giustizia europea vieta l’uso del termine Parmesan

Il termine “Parmesan” non è affatto generico e costituisce un'evocazione della denominazione Parmigiano-Reggiano. Quindi, il suo uso per formaggi non conformi al disciplinare costituisce una violazione alla Dop italiana: è questa la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee che si allinea al parere espresso in precedenza dall'Avvocato generale, anche la sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee.

Ottimizzare la legge di tutela delle Dop
“Una sentenza - ha così commentato Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del parmigiano reggiano- che sgombra definitivamente il campo dalle ambiguità dietro le quali si sono nascosti contraffattori che hanno procurato danni economici e d'immagine a un prodotto cui si lega l'attività di 20mila operatori e che, all'origine, vale oltre 800 milioni di euro e circa 1.500 al consumo. La sentenza è una vittoria per tutti questi operatori e per tutti quei consumatori a favore dei quali abbiamo consolidato forti meccanismi di tutela, ma che in questi anni si trovati di fronte a denominazioni ingannevoli immesse sul mercato da industrie che abbiamo portato spesso in sede giudiziaria, ma che da ora sanno che non potranno più giocare su ammiccamenti o subdole forme di imitazione”.
La pubblicazione della sentenza della Corte di Giustizia giunge a quasi 3 anni di distanza dalla procedura d'infrazione avviata dalla Commissione Ue (21 marzo 2005) nei confronti della Germania, “rea” di non aver intrapreso iniziative nei confronti di prodotti venduti con la denominazione di Parmesan. E pur soddisfatto della sentenza, il presidente del Consorzio afferma che “questo avrebbe potuto diventare un caso emblematico sul come si tutela sino in fondo chi produce eccellenze legate al territorio, offrendo possibilità di reddito, di lavoro e di investimento in tante aree del nostro e di altri Paesi”. Infatti, l'auspicio è quello che la legge del 1992 delle Dop/Igp venga integrata con la norma d'obbligo di tutela reciproca dei paesi dell'Ue di tutti i prodotti certificati del paniere europeo.

Packaging? No grazie, preferisco l’ambiente

Il 49% dei consumatori a livello mondiale affronterebbe piccoli disagi per la salvaguardia dell'ambiente. Come, per esempio, rinunciare alle confezioni destinate a facilitare lo stoccaggio domestico o quelle che possono essere utilizzate per cucinare o riutilizzate come contenitore richiudibile o quelle disegnate a facilitare il trasporto. È quanto emerge dalla ricerca semestrale Nielsen Global Environmental Concerns, che evidenzia anche come invece i consumatori non siano disponibili a rinunciare a confezione utili a mantenere i prodotti puliti e intatti (27%) e a conservarli in buone condizioni (30%). E solo il 33% sarebbe d'accordo a non avere pack con istruzioni per l'uso, per la cottura e agli imballaggi che mantengono i prodotti più a lungo e più freschi (34%).

Meno eco-consapevolezza in Italia

Mentre oltre il 70% dei consumatori finlandesi, irlandesi e norvegesi sarebbe pronto a rinunciare alla confezione comoda per essere stoccata, per quanto concerne gli italiani si scende al 49% e il 45% rinuncerebbe alla confezione comoda per il trasporto e alla confezione che può essere utilizzata per cucinare.
La ricerca semestrale Nielsen sottolinea anche che la percentuale dei consumatori “molto preoccupati per lo spreco della confezione” è passata dal 31 al 40% tra maggio e novembre 2007. Rispetto alla precedente indagine, l'ultima ricerca mostra che la preoccupazione per lo spreco delle confezioni è aumentata più di quelle ambientali superando la preoccupazione per il cambiamento climatico, per la scarsità d'acqua, per l'inquinamento dell'aria e dell'acqua e per l'utilizzo di pesticidi.

I più ecologisti sono i neozelandesi

A livello globale, sono i neozelandesi al primo posto nella classifica della nazione più preparata a rinunciare a tutti questi aspetti del packaging per il bene dell'ambiente. Un fattore che, secondo Nielsen, potrebbe dipendere in gran parte dagli alti livelli di “eco-consapevolezza”, quali ad esempio i promemoria nei negozi e i sacchetti riciclabili in commercio nei supermercati.

Affari in crescita nei supermercati

Nell'ultimo bimestre 2007 il giro d'affari di Iper e Supermercati ha mostrato un andamento soddisfacente. Secondo Vendite Flash, il bollettino del Centro Studi di Unioncamere dedicato al monitoraggio bimestrale della Grande distribuzione organizzata, il fatturato nel periodo è cresciuto del 3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, confermando il ritmo del 2007 (+2,8%).
A sostenere i volumi di vendita sono state soprattutto le nuove aperture, con miglioramenti prossimi al 5%. Gli esercizi della rete preesistente hanno invece registrato una contrazione vicina al 4%.
La crescita del giro d'affari ha beneficiato dell'aumento del costo della spesa, che ha raggiunto nel 6° bimestre un tasso del 2,2%, in ulteriore accelerazione rispetto all'1,7% del 5° bimestre. In alcuni casi gli aumenti di prezzo hanno condizionato i volumi di vendita. Ciò è successo soprattutto nel segmento del Largo consumo confezionato (in particolare, nel Fresco e nella Drogheria alimentare), dove si sono concretizzate le sollecitazioni provenienti dai mercati internazionali delle materie prime.

I rincari più marcati
Tra novembre e dicembre scorsi, al Fresco spetta il tasso di crescita dei prezzi più alto, con un 4,1% che conferma la dinamica già registrata nel bimestre precedente. All'interno del reparto si registrano, in particolare, i rincari del latte fresco e dei formaggi, aumentati su base tendenziale poco più del 5%, del latte Uht e del burro, in crescita del 10% e del 15% rispettivamente.
A dare sostegno ai listini dei prezzi sono anche i derivati dei cereali, in particolare le farine, che mostrano un rincaro superiore al 15%, e la pasta di semola secca, che aumenta oltre il 10%. Nettamente più contenuto il maggior costo dei generi sostituivi del pane, in crescita del 3% circa. Vi sono poi gli oli di semi, che nel 6° bimestre costano al consumatore un 10% in più rispetto all'anno precedente. Unioncamere sottolinea che entrambi i reparti riflettono sollecitazioni provenienti dai mercati internazionali delle materie prime cerealicole. Mercati che potrebbero continuare a porre sotto pressione gli equilibri di bilancio delle imprese e delle famiglie.

I fatturati regione per regione
Nel 6° bimestre, ad eccezione della Sardegna, tutte le regioni hanno messo a segno aumenti del fatturato. Il tasso di incremento più elevato è stato quello del Trentino Alto Adige (+5.4%), seguito dalle Marche +(4.7%). Una dinamica del fatturato superiore al 4% si è riscontrata anche in Emilia Romagna, mentre in Veneto l'aumento registrato è del 2,1%. Al Centro si segnalano buone performance commerciali in Toscana e Lazio (intorno al 3%), mentre meno brillante è la crescita in Umbria ferma all'1%. Relativamente al Nord-ovest, il Piemonte ha viaggiato intorno al + 2%, mentre più modesto è il risultato della Lombardia, che non ha superato l'1%. Nel Sud e nelle isole alla significativa flessione registrata dalla Sardegna si contrappone il vivace andamento di Campania e Calabria, con il 3,5% circa. Le performance di Puglia e Sicilia si pongono sotto la media nazionale, con tassi di crescita compresi tra l'1% e l'1,5%.

Un nuovo socio per C3

Il Gruppo C3 gode di buona salute: oltre ad avere archiviato un 2007 in crescita (+9%, che però comprende anche le nuove aperture), il consorzio guidato dal presidente Maggiorino Maiorana amplia il proprio raggio d’azione e si rafforza grazie all’ingresso, di un nuovo socio, dall’inizio dell’anno. Si tratta di New Distribution, realtà radicata nella zona di Benevento, dove opera con un ipermercato, 6 iperstore e 10 supermercati. Sale così a 21 il numero delle aziende che aderiscono a C3, che opera sull’intero territorio nazionale con 598 pdv, di cui 24 cash & carry, 40 ipermercati, 190 supermercati e 344 superette.

Il futuro
“Valuteremo anche nel prossimo futuro la possibilità di inserire nuovi soci, a patto che operino in linea con la nostra identità, focalizzata sull’italianità, la trasparenza, l’indipendenza e la flessibilità”, precisa Maiorana.

Per il 2008, inoltre, sono previste anche nuove aperture: già in calendario 14 supermercati, 1 ipermercato e un cash and carry di 6.000 mq.

Rewe Italia rileva il marchio Uni

Rewe, il gruppo tedesco proprietario delle catene Standa, Iperstanda e Billa, prosegue le azioni di sviluppo in Italia. Nuova tappa in questo processo, peraltro non finito, di consolidamento della rete distributiva è l'acquisizione di 18 supermercati con insegna Uni, che fanno capo alla società Unica, della famiglia Collivignarelli. Il gruppo incrementa così le proprie quote di mercato in un'importante area economica del Piemonte, che si può circoscrivere geograficamente al territorio compreso tra Novara, Borgomanero e il Lago Maggiore, nel quale Unica vanta un radicamento trentennale, con un giro d'affari superiore a 130 milioni di euro. I punti di vendita acquisiti manterranno l'insegna storica Uni.
Con un giro d'affari superiore a 2 miliardi di euro, l'Italia rappresenta dopo l'Austria il mercato estero più importante per Rewe. Un contributo fondamentale al consolidamento della posizione in Italia è da attribuire anche alla politica di sviluppo mirata dei discount Penny Market, dal nord alle regioni meridionali. L'apertura del primo punto di vendita Penny a Mazara del Vallo (Tp) a fine 2007, ha dato il via allo sviluppo della rete dei punti vendita in Sicilia. «Unica è una realtà aziendale che porterà nel gruppo un know-how importante fatto di cultura del cliente, valorizzazione delle realtà locali e una vocazione e attenzione, in primo luogo, ai prodotti freschi», ha sottolineato Francesco Rivolta, amministratore delegato di Rewe Italia.

La mela come snack del piacere e del benessere

Alleanza a tre per sostenere il consumo di mele presso le nuove generazioni e al tempo stesso per contrastare la concorrenza extra Ue -in particolare della Repubblica popolare cinese, che con circa 20 milioni di tonnellate, in buona parte destinate alla trasformazione industriale, è il primo produttore mondiale di mele. Il progetto di promozione della mela -denominato dalla campagna “frutto dei molti piaceri”, per via delle varietà di sapori, consistenza e colorazione proposte dalla gamma di frutti in commercio- ha valenza internazionale, non solo perché co-finanziato dall'Unione europea, ma anche perché è stato concepito e presentato di concerto dalle associazioni di produttori di Italia (Assomela), Francia (Section Nationale Pomme) e Olanda (Dutch Produce Association).

Focus su uffici e palestre

La formula prescelta per le attività previste in Italia -organizzate da Sopexa di concerto con Assomela- punta a contattare direttamente i consumatori sui loro “luoghi di vita”: piazze, parchi, scuole, palestre, ma soprattutto uffici e specificatamente le mense aziendali.
In particolare, tra marzo e maggio 2008 saranno organizzate settimane di animazione presso le mense di circa 50 grandi aziende che hanno aderito all'iniziativa, e in 14 palestre di tendenza, con corner per la distribuzione di materiali informativi e promozionali e degustazione di diverse varietà di mele.
Inoltre, sono previsti road-show di quattro giornate a Roma, Milano e Napoli, con team di hostess che a bordo di furgoncini Ape personalizzati con le immagini della campagna promuoveranno la mela nei luoghi più frequentati delle città.
A supporto degli eventi, campagna di comunicazione su quotidiani e periodici salute e campagna banner su una decina di portali per far conoscere il sito www.piaceredimela.it.

Le cifre

Nel 2007, i tre paesi promotori del programma hanno prodotto rispettivamente: Italia 2,14 milioni di tonnellate, Francia 1,65 mio t, Olanda 396 mila t. Assomela, che raggruppa le principali organizzazioni di produttori, rappresenta circa l'80% della produzione melicola italiana.
Il budget disposizione della campagna è di circa 11,5 mio e, che verranno ripartiti sul triennio di riferimento, di cui circa 7,5 mio e a disposizione del mercato italiano, in cui i promotori della campagna stimano verranno attivati 400.000 contatti complessivi, di cui 350.000 dati dalle attività in aziende e mese, 20.000 con le palestre e 30.000 con i road-show.

Prezzi bloccati su 60 prodotti bio

NaturaSì, la principale catena di supermercati specializzati in Italia, e la rete dei negozi ad insegna B'io lanciano insieme il progetto “Prezzo bloccato a marzo 2007 - zero aumenti”. L'iniziativa consiste nel bloccare i prezzi di una oltre 60 di prodotti, scelti in modo da costruire un paniere rappresentativo della spesa base di una famiglia, al valore di marzo 2007. L'operazione inizierà il 10 marzo e proseguirà fino al 30 giugno 2008.

Focus sui primi piatti
Il “paniere bio” è composto nello specifico da referenze per la prima colazione (latte, zucchero, biscotti, marmellata ecc.), prodotti da forno (grissini, pane, cracker ecc.), bibite e succhi, yogurt, uova e detersivi.

La categoria più rappresentata è quella dei primi piatti, sughi e condimenti, con una trentina di referenze di pasta, farina, riso, olio extravergine di oliva e polpa di pomodoro.

I prodotti a prezzo bloccato saranno contrassegnati nei 50 supermercati a insegna NaturaSì e nei 260 negozi a insegna B'io con appositi frontalini, locandine e volantini.

L'elenco completo dei prodotti a prezzo bloccato è consultabile ai siti www.naturasi.com e www.b-io.it.

Carrefour cresce grazie alla cura del presidente Duran

Il 2007 è stato per il Gruppo Carrefour, a livello globale, un anno positivo, nonostante gli andamenti in Borsa e le difficoltà degli ipermercati. L'anno si è chiuso con vendite totali pari a 92.272 milioni di euro, una crescita dell'1,8% a parità di rete e un'incidenza dello sviluppo di nuovi pdv pari a +5,2%, certamente trainato dalle performance in America Latina (+27%) e Asia (+ 14,7%), mentre l'Europa -soprattutto la Francia- stenta. Trasformando i dati a tassi di cambio costanti, si ottiene una crescita complessiva del + 7%.
Sulla base di questi dati, prevedendo ulteriori nuove aperture e il consolidamento delle politiche implementate negli anni passati (e nel 2007 con maggiore convinzione) per il 2008 è atteso un incremento compreso tra il 6 e l'8%, escludendo eventuali acquisizioni.

La situazione francese

In questo contesto, la Francia continua a rappresentare il mercato più importante, anche se in difficoltà come tutti i mercati maturi. In ogni caso, l'adozione di nuovi concept di vendita, soprattutto nel non food e nel grocery secco, ha parzialmente rivitalizzato le vendite degli ipermercati. In particolare, i 25 store riconvertiti al nuovo modello hanno registrato performance positive, che si attestano su incrementi compresi tra il 3 e il 5%. Segnali soddisfacenti provengono anche dall'adozione di quella strategia del “multi format single brand”, fortemente voluta dal presidente José Luis Duran che sta portando il gruppo, in Francia e in Spagna, a riconvertire anche le insegne di supermercati in Carrefour Express.

Le performance internazionali

Se oltralpe i test stanno fornendo dati positivi, in Spagna, il secondo mercato più importante in Europa con vendite pari a 14.386 milioni di euro, la validità della strategia di cambio di insegna è confermata dall'andamento a doppia cifra (oltre il 10% a parità di rete) dei Carrefour Express, in un mercato che, nell'ultimo trimestre del 2007, ha segnalato rallentamenti nella spesa dei consumi.
Non è escluso che anche in Italia venga in un prossimo futuro adottata questa strategia. Per il momento, nel nostro Paese Carrefour si attesta con 7.158 milioni di euro, con un incremento dell'1,2% rispetto al 2006, in una situazione complessa soprattutto per le difficoltà degli ipermercati che, nell'ultimo trimestre 2007, hanno registrato una performance negativa (-2,2% a parità di rete, che si trasforma in +0,3 a parità di cambio) outperform dalle altre insegne del gruppo.

Dati più che positivi provengono, invece, dall'America Latina, dove il gruppo registra ovunque crescite a due cifre grazie allo sviluppo e all'integrazione con realtà locali, come è avvenuto in Brasile con Atacadao. Andamenti altrettanti soddisfacenti provengono dall'Asia: in Cina, dove la crescita è trainata da ipermercati e discount a insegna Dia, sono stati aperti ben 22 pdv, mentre qualche rallentamento viene registrato a Taiwan per effetto della forte competitività e della relativa cannibalizzazione.
A fine 2007, Carrefour operava con una rete totale di 14.991 pdv, di cui 1.353 aperti in corso d'anno.

Nuove linee Ecr e Pos di System Retail

Il retailer ha la necessità di conoscere in maniera accurata le informazioni prodotte dalla rete dei propri punti di vendita. La gestione della conoscenza è un fattore di competitività. Il retailer è disposto ad innovare e investire in progetti innovativi se il produttore è disposto a rischiare insieme sulla sperimentazione. Questi alcuni degli spunti emersi in occasione del meeting nel quale System Retail ha presentato ai propri dealers le nuove linee di prodotti Ecr e Pos con marchio System. All'incontro, nel corso del quale sono state illustrate le strategie aziendali per il 2008, hanno partecipato i business partner Custom Engineering, Datalogic Scanning, Rotoltec Group, Argentea e Datalogic Mobile.
I prodotti System, in co-brand, con Custom Engineering, riguardano stampanti fiscali e non, chioschi e multimediabox.

Il biologico rialza la testa e cresce del 9%

Pur mantenendo dimensioni limitate, il consumo di prodotti biologici mostra interessanti segnali di crescita, portando il comparto fuori da una dimensione di nicchia. Infatti, dopo una stasi registrata negli anni 2004-2005, nel 2006 gli acquisti in gdo hanno registrato una crescita del 9,2%, attestando il valore del mercato a 311,73 milioni di euro. In gdo, però, passa solo il 22% delle vendite, contro il 17% dei negozi specializzati e il 9% di quelli tradizionali. Il restante 52% delle vendite passa per i canali della ristorazione collettiva (in forte incremento la richiesta da parte di strutture pubbliche, quali mense scolastiche e ospedaliere) e della vendita diretta: si può quindi ipotizzare un valore totale delle vendite del biologico in Italia ben superiore al miliardo di euro.

Il positivo trend delle vendite è motivato, in particolare, dall'incremento dei segmenti di latte e derivati (primo mercato bio per valore), saliti del 9,9%, di quelle di ortofrutta fresca e trasformata (+11,4%), zucchero, caffé e tè (+27,5%), oli (+37,7%), pani e sostituti (+57%), ma anche di riso e pasta cresciuti di oltre il 14%.

Il ruolo del bio nella gdo
Secondo Ismea, che ha effettuato indagini specifiche anche presso le centrali d'acquisto, per il biologico la gdo ha una media di 10 fornitori. Rispetto l'entità degli acquisti, la maggior parte delle centrali dichiara di non aver incrementato le forniture nell'ultimo anno, ma circa il 50% è propenso a incrementare l'offerta.
Dall'indagine sulle centrali emerge anche che il biologico, pur essendo rappresentativo di prodotti di eccellenza qualitativa (peraltro proposte in Private Label per il 55,5% del valore del mercato) ha un ruolo marginale sul totale delle vendite,: il 79% degli intervistati infatti dichiara che il bio presenta un peso inferiore o al massimo uguale al 5% e soltanto un 17% rileva che il peso sia compreso in una fascia tra il 6 e il 20%, mentre appena il 4% dichiara un'incidenza superiore al 20%. Infatti, gli intervistati ammettono anche che il ruolo dei prodotti bio nella strategia della catena sia in prevalenza di completamento di gamma (34,3%), marginale o addirittura in declino (21,4%) o destinato a soddisfare una richiesta di nicchia (18,6%). Una percentuale degli intervistati abbastanza importante ritiene invece che il ruolo del biologico nell'ambito del punto di vendita sia in deciso sviluppo (30%).

Prospettive di mercato
Relativamente alle prospettive del mercato, gran parte degli intervistati è convinto che nei prossimi 2-3 anni le vendite aumenteranno di molto (38,6%) o addirittura saranno in forte aumento (28,6%). Quasi un 26% invece pensa che esse rimarranno stazionarie (26%), mentre il 7% prevede un calo del mercato.

A Milano regna la distribuzione automatica

Da momento di pausa in ufficio, il distributore automatico è diventato un servizio diffuso nei luoghi di passaggio e attesa come aeroporti e stazioni ferroviarie. Se inizialmente i prodotti venduti dai distributori automatici erano esclusivamente alimentari, oggi è possibile trovare di tutto: dagli accessori per l'abbigliamento agli articoli sanitari, giocattoli, fiori e perfino cellulari.
Secondo l'elaborazione della Camera di Commercio sui dati del registro delle imprese, Milano è la regina italiana della vendita tramite distribuzione automatica, concentrando nella sua provincia 185 attività, il 51,7% delle imprese lombarde (358 in totale) e ben l'8% di tutte quelle italiane (2.304). Il numero di imprese milanesi del settore è superiore al dato di intere regioni come la Campania (182 imprese) o l'Emilia Romagna (176 imprese) e quasi il 58% delle meneghine opera nella distribuzione automatica di prodotti alimentari.
All'interno della provincia, Milano è il comune con la maggiore concentrazione di attività: 44 imprese che corrispondono al 23,8% del totale provinciale e al 12,3 % del totale regionale di settore. Il capoluogo, tuttavia, registra una flessione del 6,4% nel confronto tra 2007 e 2006 (anno in cui le imprese risultavano 47), compensato dalla crescita della provincia (+2,2%). Tra gli altri comuni, fanno bene Monza, capoluogo designato della nuova provincia brianzola, con il 4,3% delle imprese di settore, Parabiago e Sesto San Giovanni a pari merito con il 2,7% delle imprese.

L'identikit dell'imprenditore
Nella provincia milanese, le imprese del settore vendita tramite distributori automatici sono per il 55,2% ditte individuali. Il 43,6% di queste ha un titolare con meno di quarant'anni mentre il 20,8% è condotto da donne, contro una media nazionale del 24,5% ed una lombarda del 19%. Nella quasi totalità dei casi (97%) i titolari sono italiani.

LE IMPRESE DELLA DISTRIBUZIONE AUTOMATICA
Imprese
distribuzione automatica
Imprese distribuzione automatica alimentari Imprese
distribuzione automatica non alimentari
Totale
2007
Totale 2006 Var
07/06
Milano comune 17 24 3 44 47 -6,40%
Milano provincia 69 107 9 185 181 2,20%
Lombardia 112 222 24 358 359 -0,30%
Italia 651 1476 177 2304 2231 3,30%

Elaborazione Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese

Per Carrefour Italia la benzina è un business strategico

Presso il centro commerciale di Borgomanero (No), Carrefour Italia ha aperto il suo 19° distributore di benzina a insegna Tamoil-Carrefour.
In occasione del lancio, la super senza piombo viene proposta 1,309 euro, mentre il gasolio a 1,219 euro. Inoltre, a chi decide
di pagare con la carta di credito dell'insegna Carta Pass, viene applicato un ulteriore sconto di 5 centesimi, in linea con la strategia dell'azienda di garantire sconti fino a un massimo
di 7 centesimi rispetto al prezzo medio delle compagnie petrolifere.

Orari di apertura e possibilità di pagamento
La stazione, che occupa una superficie complessiva di circa 1.800 mq, è composta da 3 isole multidispenser con 3 erogatori ciascuna self service, mentre il pagamento viene effettuato, alla fine dell'operazione di rifornimento, alla cassa posta vicino all'uscita. Durante le ore di chiusura e quelle notturne, invece, il pagamento viene richiesto prima di accedere al rifornimento.

Pam rinnova il format in chiave locale e turistica

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Wal-Mart multa i fornitori senza Rfid

L'Rfid dovrebbe essere una tecnologia collaborativa per definizione, ma non sempre è così. Lo ha dimostrato Wal-Mart in diverse occasioni, a cominciare dal famoso editto del 2005, con cui esortava i primi 100 supplier a sperimentare l'Rfid, fino all'ultimo episodio della saga che vede comminare una penale ai fornitori di Sam's Club. Il retailer di Bentoville ha stabilito, infatti, che su tutti i pallet spediti, dal primo febbraio 2008, ad ognuno dei 22 cedi dell'insegna o direttamente ai punti vendita, i fornitori dovranno apporre tag Rfid Epc Gen 2.

Chi non ottempererà a questa indicazione, dovrà versare una penale di 2 dollari per ogni pallet non taggato e di 3 dollari da gennaio 2009. L'obiettivo è di spingere i fornitori ad applicare i tag su ogni singolo prodotto da gennaio 2010. In risposta a questa esigenza, alcuni system integrator, come Xterprise, hanno offerto soluzioni web-based che consentono ai fornitori di creare e stampare tag Rfid direttamente presso la sede aziendale.

Wegmans valuta i vantaggi dell'Rfid nella gestione delle ricette mediche
Una gestione più veloce ed efficiente delle ricette mediche grazie all'Rfid: questo l'obiettivo del progetto varato da Wegmans Food Markets per le proprie farmacie in-store. Il retailer Usa sta pianificando un test che prevede l'implementazione di un sistema di tracciamento dei medicinali basato sull'identificazione in radiofrequenza. Il fine è quello di determinare in quale misura l'applicazione di tag Rfid sulle ricette dei clienti e sui relativi medicinali, possa contribuire a rendere più accurata e rapida la gestione degli ordini.

Il progetto pilota rappresenta anche l'occasione per Wegmans di valutare l'impatto della tecnologia Rfid e del network EpcGlobal, sui processi di business e sul servizio ai clienti all'interno delle farmacie. Questo test non rappresenta però il primo approccio all'Rfid per Wegmans: il gruppo farà, infatti, tesoro di un programma avviato nel 2005 nel settore delle carni. Tag passivi Gen 2 furono applicati ai fardelli che trasportavano i tagli di carne dall'impianto di lavorazione al cedi, e anche sui pallet usati per trasferire i fardelli stessi fino al centro distribuzione.

Il biologico rialza la testa e in gdo cresce di oltre il 9%

Pur mantenendo dimensioni limitate, il consumo di prodotti biologici mostra interessanti segnali di crescita, portando il comparto fuori da una dimensione di nicchia. Infatti, dopo una stasi registrata negli anni 2004-2005, nel 2006 gli acquisti in gdo hanno registrato una crescita del 9,2%, attestando il valore del mercato a 311,73 milioni di euro. In gdo, però, passa solo il 22% delle vendite, contro il 17% dei negozi specializzati e il 9% di quelli tradizionali. Il restante 52% delle vendite passa per i canali della ristorazione collettiva (in forte incremento la richiesta da parte di strutture pubbliche, quali mense scolastiche e ospedaliere) e della vendita diretta: si può quindi ipotizzare un valore totale delle vendite del biologico in Italia ben superiore al miliardo di euro.
Il positivo trend delle vendite è motivato, in particolare, dall’incremento dei segmenti di latte e derivati (primo mercato bio per valore), saliti del 9,9%, di quelle di ortofrutta fresca e trasformata (+11,4%), zucchero, caffé e tè (+27,5%), oli (+37,7%), pani e sostituti (+57%), ma anche di riso e pasta cresciuti di oltre il 14%.

Il ruolo del bio nella gdo
Secondo Ismea, che ha effettuato indagini specifiche anche presso le centrali d’acquisto, per il biologico la gdo ha una media di 10 fornitori. Rispetto l’entità degli acquisti, la maggior parte delle centrali dichiara di non aver incrementato le forniture nell’ultimo anno, ma circa il 50% è propenso a incrementare l’offerta.
Dall’indagine sulle centrali emerge anche che il biologico, pur essendo rappresentativo di prodotti di eccellenza qualitativa (peraltro proposte in Private Label per il 55,5% del valore del mercato) ha un ruolo marginale sul totale delle vendite,: il 79% degli intervistati infatti dichiara che il bio presenta un peso inferiore o al massimo uguale al 5% e soltanto un 17% rileva che il peso sia compreso in una fascia tra il 6 e il 20%, mentre appena il 4% dichiara un’incidenza superiore al 20%. Infatti, gli intervistati ammettono anche che il ruolo dei prodotti bio nella strategia della catena sia in prevalenza di completamento di gamma (34,3%), marginale o addirittura in declino (21,4%) o destinato a soddisfare una richiesta di nicchia (18,6%). Una percentuale degli intervistati abbastanza importante ritiene invece che il ruolo del biologico nell’ambito del punto di vendita sia in deciso sviluppo (30%).
 
Prospettive in gdo
Relativamente alle prospettive del mercato, gran parte degli intervistati è convinto che nei prossimi 2-3 anni le vendite aumenteranno di molto (38,6%) o addirittura saranno in forte aumento (28,6%). Quasi un 26% invece pensa che esse rimarranno stazionarie (26%), mentre il 7% prevede un calo del mercato.

SOMMARIO 423

Editoriale
È il momento di offrire un chiaro posizionamento

Consumi&Prezzi
Confcommercio passa ai raggi X i consumi di una crescita lenta
New American Giorno e Notte: l’Antitrust fa dimagrire il produttore
Coop e Dico a confronto

Retailer&Spazi
SuperDay, la soluzione convenience di Sigma tra servizio e risparmio
Con Fresh & Easy, Tesco punta alla selezione delle location in Usa
Il gusto di Trader’s Joe, il gioiello d’oltreoceano della famiglia Albrecht (Aldi)
Trader’s Joe Wine, non è un’enoteca non è un discount, ma vende solo vino
Il gruppo Mercurio segmenta Ser Franco che diventa Bio
Sviluppo reti
Per Selex, il futuro è nella lettura del territorio
Sephora punta a semplificare offerta e comunicazione
La Feltrinelli mira ai giovani con un entertaiment center
Convenience, un formato sviluppato a misura della vita quotidiana
Witor’s, una piramide di premi
Mentadent impacchetta l’igiene orale
Chef Express apre a Modena un format per la stazione

Dossier
Le famiglie aspettano un ventisette magro e che fatica ad arrivare

Il tavolo IDM GDO
Consumi, costi e rapporti IDM/GDO:  parlano CPW Italy Nestlé e Rewe Italia

Produttori&Prodotti
Grandi Salumifici Italiani guarda alla Borsa e a nuovi mercati
Il mondo petcare-petfood di Nestlé-Purina
 Assitol: la margarina soffre di un’immagine inadeguata
Parmigiano-Reggiano, il Consorzio mira ai giovani
Loctite Scolla Tutto di Henkel
I primi piatti pronti continuano a crescere

Tecnologie&Servizi
Fujitsu, ecco come le tecnologie migliorano la shopping experience
Rfid a livello item nell’abbigliamento: è Marks & Spencer il caso di successo
L’identità di marca affina le armi anche sul web
MrPrice si accorda con Installo per la posa in opera degli acquisti
Class action all’italiana nella finanziaria 2008. Via libera ad azioni di risarcimento collettive

Etica&Culture
Sulle contraddizioni in seno al popolo dei consumatori
L’insostenibile sviluppo occidentale secondo Morin
Il Gruppo Mercurio sostiene la campagna  “Diritto di Poppata”

Consumi, gli immigrati incidono sempre di più

In Italia, nel complesso, la spesa reale per consumi dovrebbe crescere nel biennio 2007-2008 più che nei precedenti 15 anni (1,6% contro 1,3% medio annuo). Le differenze non sono notevoli. Gli elementi di continuità superano quelli di rottura rispetto a uno scenario di bassa e insoddisfacente crescita, nonostante le speranze di un miglioramento della produttività del sistema economico. Le famiglie consumatrici hanno fornito il loro contributo alla crescita del paese sostenendo, attraverso la spesa, le prospettive delle imprese di produzione e di distribuzione, in un contesto di risorse stagnanti. La politica economica e fiscale non sembra francamente orientata a cambiare il registro incardinato su una visione di breve periodo, nella quale la spesa pubblica non si può comprimere mentre le imposte possono essere accresciute. È inverosimile che elargizioni una tantum modifichino i piani di spesa di soggetti con vincoli di reddito e di liquidità. E, in assenza di una domanda interna robusta e favorevolmente orientata, il profilo evolutivo dell'economia italiana resta insoddisfacente.

In casa: cresce il ruolo degli stranieri
Nel dettaglio, la vasta area dell'alimentazione domestica sconta complessi fenomeni di tipo demografico e contabile. Per essere espliciti, il dato sul 2006 potrebbe risentire del fenomeno della rapida regolarizzazione di molti stranieri che, entrati a far parte delle famiglie residenti, sono poi compresi nei campioni di riferimento dell'Istat (con sviluppo della spesa complessiva alimentare una tantum). Questo determina un effetto di riassorbimento statistico della crescita 2006 sul biennio 2007-2008. Oggi in Italia gli stranieri regolari sono 2,8 milioni (dato 2006) pari al 4,7% della popolazione residente totale. Non si tratta di una nicchia, ma di un mercato di forti potenzialità da esplorare attraverso un marketing nuovo rispetto al passato. L'idea che gli immigrati comunque non spendano nel nostro paese perché effettuano ingenti rimesse verso i paesi d'origine, va oggi maturata e re-interpretata alla luce delle forti tendenze al matrimonio e alla natalità, che testimoniano una crescente spinta all'integrazione da parte degli stranieri. A questo proposito è forse presto per identificare stili di consumo differenziati e strutture di spesa particolari per tale segmento della popolazione, almeno attraverso le macrotendenze che stiamo analizzando. Il concetto di cibo etnico può essere interessante e di moda, in ogni caso la partita sui grandi numeri si giocherà sulla mediazione tra gusti e preferenze importate attraverso la componente straniera e la proposizione dei prodotti del food secondo l'italian style che possono trovare buona accoglienza presso le famiglie di immigrati di nuova formazione.

Fuori casa: poca attenzione al turismo
Per l'importante area dei consumi fuori casa - bar e ristoranti - valgono invece le considerazioni che si possono fare a proposito dei servizi di ricreazione e cultura. A parte i macro-trend sull'allocazione tempo di lavoro-tempo di svago, la domanda del turismo incoming è determinante assieme al tasso di crescita dell'economia e dei redditi nel complesso. Grecia e Irlanda crescono in questa voce di spesa a tassi più che doppi rispetto all'Italia; la Spagna a ritmi pari a una volta e mezzo i nostri. I temi della qualità e della competitività sono ancora sul tavolo. Eppure il recente Dpef dedica una pagina (su circa 150) alle questioni turistiche. Il che tradisce l'ordine delle priorità strategiche nella mente dei decisori pubblici.

Out-of-stock, una piaga da 93 miliardi di dollari

La lotta contro le rotture di stock rimane una delle strategie prioritarie per i retailer a livello mondiale. Secondo un recente studio condotto da Ris News e IHL Group il fenomeno dell'out-of-stock procurerebbe ogni anno mancate vendite per 93 miliardi di dollari a livello worldwide. La percentuale più alta dei mancati acquisti da parte dei consumatori (28.7.%) è dovuta al fatto di aver trovato lo scaffale vuoto. Fra le altre motivazioni addotte figura il fatto di non essere riusciti a trovare l'articolo desiderato (22.8%) oppure il prezzo del prodotto più alto rispetto a quello visto sul volantino o sul web (13,5%).
La perdita media per ogni retailer derivante dalle mancate vendite ammonta a 3.19 dollari per ogni transazione. Questo importo deriva dal mix di due situazioni tipiche esito degli out-of-stock, la mancata vendita degli item specifici ricercati e l'abbandono del pdv senza effettuare alcuna spesa da parte dei clienti.
Nell'ipotesi più ottimale, se un retailer riuscisse a risolvere completamente il problema potrebbe incrementare in media del 3.7% le vendite nello store, convertendo out-of-stock in transazioni; la percentuale sale al 7.1% se si considera il segmento soft goods.

Coralis segmenta il catalogo fedeltà con i vizi capitali

Coralis ha lanciato, in collaborazione con Coro Marketing, il nuovo catalogo premi 2008-2009 suddiviso in sette aree tematiche, che riprendono e sviluppano, in maniera ironica, i sette peccati capitali. In totale, sono proposti circa 40 prodotti di brand prestigiosi, tra cui le Pentole Agnelli, i piatti di porcellana Weisswald (che riportano una mela stilizzata, creata ad hoc per Coralis) fino a prodotti tecnologici per il risveglio e il benessere di Annabella Home Collection, Babyliss, Brondi e Bottega Verde per citare alcuni esempi. La meccanica prevede l'erogazione di cinque punti a fronte di uno scontrino minimo di 5 euro, ma nei pdv in cui è attiva la fidelity Spesattiva, viene accreditato un punto elettronico ogni euro di spesa.
Nel catalogo sono inserite anche operazioni charity a favore dello IEO, l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano fondato da Umberto Veronesi, e dell'associazione !Ridere per vivere!, che opera nell'ambtio della clown therapy, entrambe già presenti anche nello scorso catalogo.
Coralis oggi opera con circa 1.000 pdv, in prevalenza di prossimità (tra 400 e 800 mq) a insegna Bontò, Ecco e Verdeblu, attivi sull'intero territorio nazionale.

LIDL LANCIA IL “CLUB LOW COST”

Nasce il Club del Low Cost: nella logica di ampliare le prestazioni e le potenzialità della propria carta di credito Lidl Card, lanciata lo scorso settembre garantendo pagamenti dilazionati, Lidl, la catena tedesca di discount che opera in Italia con 450 pdv, ha deciso di creare convenzioni con una rete di partner per coprire diverse esigenze dei consumatori, oltre la spesa alimentare.
Unico il must: sposare la filosofia low cost, con l'offerta di prodotti/servizi caratterizzati da un adeguato rapporto qualità/prezzo.
Ad oggi, sono stati individuati 10 partner (Genertel.it, Auto Europa, Park to fly, Best Western, Edizioni White Star, Canevaworld Resort ed Eventi & Emozioni) che offrono in via esclusiva ai titolari di Lidl Card offerte speciali e sconti sulle proprie tariffe che vanno da un minimo del 10% a un massimo del 37%.

Obiettivo strategico

L'obiettivo di Lidl è di ampliare ulteriormente numero degli accordi con l'aggiunta di altri prodotti/servizi sempre nell'are del low cost per “fare dell'unione tra aziende animate dalla stessa filosofia il punto di forza del consumatore moderno”.

Campagna di comunicazione

Per supportare il lancio di questa nuova iniziativa, Lidl ha stanziato ingenti investimenti in pubblicità, con campagne sulle principali emittenti televisive dal 17 febbraio. Inoltre, è stato predisposto un call center (848 800 166) in grado di fornire informazioni sulle caratteristiche della carta, le modalità di utilizzo e le possibilità di pagamento. A questo proposito, per gli acquisti effettuati tra l'1 marzo e il 30 aprile è previsto il dilazionamento a partire dal 5 giugno prossimo.

Dal produttore al consumatore

Saltare i canali di vendita tradizionali e comprare direttamente dal produttore, sia per risparmiare che per assicurarsi una maggiore qualità e genuinità: un fenomeno di nicchia ma sempre più in voga che, nel 2007, ha raggiunto un fatturato di 2,5 miliardi di euro, registrando una crescita del 4,2% sul 2006.

Lo afferma Coldiretti, aggiungendo che, nel 2007, sette italiani su dieci hanno fatto almeno una volta acquisti direttamente dal produttore agricolo, giudicandoli in maggioranza convenienti con un risparmio atteso del 30%: accanto alla ricerca della convenienza, è stata soprattutto la qualità e la freschezza dei prodotti acquistati a spingere il trend positivo. Secondo il rapporto dell'Osservatorio sulla vendita diretta delle aziende agricole promosso da Coldiretti e Agri2000, nel 2007 i frantoi, le cantine, le malghe e le cascine dove è possibile comperare direttamente sono saliti a un totale di 57.530, con un aumento del 48% rispetto al 2001.

Cosa si acquista in cascina

I prodotti maggiormente acquistati dai produttori agricoli sono frutta e verdura (il 28%), vino (il 37 %), olio (il 20%), formaggi (l'1%), le carni e i salumi (l'8%) e miele (il 3%). Intanto, quest'anno, avranno maggior favore anche in Italia i mercati esclusivi degli agricoltori, i cosiddetti farmers market, dove è possibile fare la spesa direttamente, grazie all'entrata in vigore del Decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.301 del 29 dicembre 2007. Dal 2008, infatti, i Comuni hanno la possibilità di avviare mercati gestiti dagli agricoltori localizzati anche in zone centrali e con frequenza giornaliera, settimanale o mensile, a seconda delle esigenze. Esperienze di farmer's market sono già state attivate da Coldiretti in quasi tutte le regioni italiane.

Spegnere le casse migliora il business

Il gruppo inglese Co-operative ha lanciato un programma di risparmio energetico notturno per i sistemi Epos Ibm presenti nei 2.200 punti di vendita food della propria rete. L'introduzione del programma "Wake-up on Lan" (letteralmente: sveglia sulla rete) permetterà a 7.500 casse e altrettante stampanti di scontrini, dispositivi "chip and pin" e scanner di codici a barre, oltre a 15.000 schermi operatori e clienti, che normalmente venivano lasciati accesi la notte, di essere spenti automaticamente quando i supermercati chiudono e di essere riaccesi la mattina successiva.

Il gruppo conta di risparmiare 1,68 milioni di kwh di energia l'anno utilizzando il nuovo sistema, sviluppato dal proprio team di information technology, che ha lavorato in collaborazione con Ibm per reingegnerizzare i sistemi di controllo dei punti vendita. In termini economici, il risparmio sulla bolletta energetica dovrebbe aggirarsi attorno ai 90mila euro l'anno, con una riduzione di tonnellate di Co2 emesse pari a 722.

L'introduzione del programma consentirà, inoltre, di prolungare in modo significativo il ciclo di vita dell'hardware. L'implementazione, partita alla fine di gennaio, verrà completata entro la prossima estate. L'obiettivo di Co-op, agendo su vari fronti, è di arrivare a ridurre complessivamente del 25% l'utilizzo d'energia entro il 2012.

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