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GDOWEEK 431

GDOWEEK 431

Grana Padano annuncia un 2008 problematico

Venerdì 11 aprile si terrà l'Assemblea Generale del Consorzio Tutela Grana Padano, per l'occasione verranno annunciati i dati sulla produzione 2007che è ammontata a 4.271.513 forme con un -1,96% rispetto al 2006 ed è divisa per il 41,96% alle industrie e
per il 58,04% alle cooperative che hanno aumentato (+1,43%) la
loro incidenza sul totale prodotto rispetto all'anno scorso.

Nel primo trimestre del 2007, la produzione è rimasta sostanzialmente sui livelli dell'anno precedente (+0,11%); nel secondo si è verificata una leggera tendenza in diminuzione (-1,05%) per poi sfociare nel terzo che ha fatto registrare un -10,78% dovuto essenzialmente all'aumento del prezzo del latte spot che ha indotto ingenti vendite di latte.

La situazione congiunturale del settore lattiero caseario e il calo produttivo del terzo trimestre ha portato una impennata alle quotazioni del Grana Padano alla luce della convinzione che l'andamento produttivo 2007 non avrebbe generato la contribuzione differenziata.

Con queste premesse si è arrivati all'ultimo trimestre che ha registrato un +2,74% e che ha portato il totale annuo ad un -1,96% e soprattutto ha frenato l'ascesa dei prezzi.

Il 2008 si annuncia, invece, problematico, sia per il costo della materia prima alla stalla sia per le produzioni che probabilmente non gioveranno dell'ingente vendita di latte del 2007.
Continuano i segnali incoraggianti dell'andamento delle giacenze in ammasso che sono diminuite registrando un calo di 41.939 forme.

La gdo seleziona i fornitori con criteri rigidi. Meglio se certificati

Con caratteristiche -e certificazioni- ben definite in tema di qualità e sicurezza, flessibile e proattivo in termini di innovazione di prodotto e di soluzioni che conducono a un abbattimento dei costi, ma anche a un’ottimizzazione dell’efficienza: ecco l’identikit del fornitore ideale per la distribuzione moderna.

La selezione per entrare a far parte della rosa dei fornitori della gdo è rigida, basata su procedure chiare e condivise, che trasformano il rapporto in partnership.

Allegati

La gdo seleziona i fornitori con criteri rigidi. Meglio se certificati
Gdoweek 431 | 08/04/2008 |

Nuovo fondo sugli shopping center di Sonae

La finanziarizzazione dell'immobiliare non è certo un fenomeno recente. Ma sempre più spesso oggi i fondi immobiliari hanno come target i centri commerciali, perché si tratta di strutture che se ben gestite possono garantire un ritorno sul capitale più interessante -a parità di rischio- rispetto ad altre tipologie.

A livello internazionale una delle società più attive è Sonae Sierra, che ha lanciato il suo secondo fondo d'investimento, il Sierra Portugal Fund (SPF), con un capitale complessivo di 300 milioni di euro. Al fondo sono stati conferiti otto centri commerciali situati in Portogallo, per un valore di mercato di oltre 425 milioni di euro. Inoltre il portafoglio include tre nuovi progetti attualmente in fase di sviluppo sempre in Portogallo, per un valore di mercato stimabile intorno ai 35 milioni di euro, una volta completata la realizzazione.

Degli otto centri gia edificati, sette sono detenuti al 50% da Sonae e uno per intero.
Per ora il fondo è stato sottoscritto da tre grandi operatoi istituzionali che hanno aderito on impegni per 120 milioni di euro.

La creazione del fondo contribuisce ad accrescere l'attività di asset management di Sonae Sierra e anche ad apportare fondi per l'autofinanziamento, particolarmente importanti in questa fase di scarsa liquidità sui mercati finanziari.

La nuova governance di Coop Adriatica

“Siamo una cooperativa e tale vogliamo continuare a restare, ma sentiamo l'esigenza di attrezzarci con nuovi strumenti che sappiano coniugare meglio l'anima imprenditoriale di Coop con quella mutualistica e sociale, nel rispetto della rappresentanza e migliorando la nostra capacità di tutelare gli interessi dei soci, soprattutto di quelli più piccoli”. Queste le parole di Gilberto Coffari, presidente di Coop Adriatica (1.878,8 mio € il preconsuntivo 2007 con una rete di 125 super e 15 Ipercoop), nel presentare il nuovo modello di governo al via dopo un anno di lavori in corso. L'esigenza di strutturarsi secondo modalità diverse, che implicheranno anche una completa riorganizzazione aziendale, nasce dalla volontà di rispondere meglio non solo alle esigenze del mercato vista la crescita registrata a livello di gruppo (comprendendo anche le partecipate IGD, Librerie.coop, Robintur, Unipol e Pharmacoop Adriatica) quanto di mantenere elevato il livello di partecipazione dei soci (quasi un milione), elemento centrale e caratteristico dell'intero sistema.
A livello operativo, il nuovo regolamento, il cui statuto rimane invariato, prevede una maggiore separazione dei poteri grazie a una diversa suddivisione delle competenze tra il Consiglio di Amministrazione (da 15 a un massimo di 45 consiglieri, oggi sono 27, che dovrebbero salire a 30-31), il luogo dove definire le linee strategie attraverso le funzioni di sorveglianza, indirizzo strategico -anche delle società controllate- e di valutazione delle performance (non solo in senso strettamente numerico), e i diversi Comitati esecutivi destinati a svolgere, invece, un ruolo istruttorio e di proposta, che si esplicita nell'elaborazione delle politiche del gruppo, di operazioni strategiche anche per le controllate e di piani industriali e finanziari, a cui possono essere aggiunte deleghe operative.

I ruoli del top management

Cambiano anche i ruoli del management: il presidente, che oggi svolge contemporaneamente la funzione di presidente, amministratore delegato e direttore generale di gruppo, manterrà un ruolo fortemente operativo (più simile a quello dell'amministratore delegato che del presidente di rappresentanza, è stato obiettato durante la discussione), mentre il direttore generale, che dovrebbe essere nominato entro la fine dell'anno, svolgerà compiti più operativi strettamente legati all'attività commerciale e alla gestione della rete. Il rinnovo di tutte le cariche, a partire da quelle dei presidenti territoriali, iniziano dal 14 aprile per arrivare alla definizione del consiglio di amministrazione all'assemblea di giugno.
Il nuovo regolamento prevede la presenza di quote rosa, non definite numericamente o in percentuale (secondo il modello spagnolo): visto che oggi le donne presenti nel CdA sono 5, l'auspicio è che il loro numero aumenti sensibilmente, tenuto conto il 75% delle socie è donna.
Questa operazione di Coop Adriatica è la prima sperimentazione del mondo Coop, alla quale, nei prossimi mesi, dovrebbero seguire quelle delle altre cooperative, secondo modelli e modalità diversi. Non è stata infatti oggi individuata un unico progetto: anzi aggiustamenti e miglioramenti sono possibili, nella ricerca di efficienza.

Sempre più strategico il marketing via e-mail

Diffuso ed efficace. Si tratta dell'e-mail marketing, uno strumento di comunicazione pubblicitaria che prende sempre più piede. L'80% dei navigatori internet italiani è infatti iscritto ad almeno 3 diverse mailing list, il 55% degli utenti riceve le mailing list sulla propria casella di posta principale e oltre l'85% attiva le immagini contenute nelle newsletter, o immediatamente (44%) o in un secondo tempo (41%).
Questi sono i dati emersi dalla ricerca (scaricabile al link in fondo al testo) recentemente realizzata da Human Highway per ContactLab business unit di Tomato Interactive specializzata in servizi e soluzioni di e-mail e digital marketing.
Il campione oggetto dell'indagine è fortemente “internettiano”, rappresentativo di 19,1 milioni di italiani di almeno 15 anni di età che si connettono alla rete almeno una volta alla settimana, indipendentemente dal dispositivo utilizzato. Quello considerato dalla ricerca è dunque un segmento di popolazione estremamente dinamico: il 58% composto da uomini e il 42% da donne, è molto giovane (il 75% ha meno di 45 anni), urbano (il 36% abita in città superiori ai 100.000 abitanti) e istruito (l'83% ha diploma o laurea). Il 73% si connette al web tutti i giorni: l'82% usa il computer fisso, il 58% il portatile e il 14% il telefonino. Mediamente ogni giorno gli uomini ricevono 17 e-mail, le donne 19. Di queste e-mail, molte sono newsletter. Solo un'esigua minoranza, appena il 5% del popolo internet, non è iscritta a nessuna mailing list perché non ne sente la necessità (29%) o è infastidito nel riceverle (31%).
A testimoniare l'importanza del mezzo elettronico arrivano altri dati: il 45% vorrebbe essere contattato via e-mail (solo il 39% via cellulare) dal proprio gestore di telefonia cellulare per avere informazioni importanti. Addirittura, se a dover comunicare una cosa importante è la propria banca, l'e-mail vince sulla lettera.
Uno sguardo agli argomenti delle e-mail ricevute dagli utenti dice che vi sono cinque categorie che prevalgono sulle altre, con percentuali fra il 44 e il 47%: viaggi/turismo, telefonia, informazione, e-commerce, community online. In questo contesto colpisce un dato: se l'atteggiamento prevalente di fronte alle e-mail non desiderate è cancellarle senza nemmeno aprirle, più “rispettoso” è l'atteggiamento di fronte alla newsletter che non si vuole più ricevere: si clicca su “unsubscribe” e si chiede la cancellazione.

La ricerca completa realizzata per ContactLab è liberamente scaricabile al seguente indirizzo:

La distribuzione riscopre i piccoli formati

Si torna ad acquistare prodotti alimentari dal panettiere, dal fruttivendolo, al mercato e perfino dalla “signora Maria”, il piccolo esercizio stile drogheria, sotto casa. Sembra di viaggiare a ritroso nel tempo con Marty e Doc, i protagonisti del film “Ritorno al futuro”. Ma i punti di vendita tradizionali non sarebbero dovuti scomparire, spazzati via dai grandi format moderni più efficienti e gestiti da grandi imprese organizzate?

La crescita dei negozi di prossimità
In realtà l'emorragia di punti di vendita tradizionali si è arrestata: anzi, dal 2003 il numero complessivo di negozi è in crescita e continua a rappresentare, con un fatturato di 30 miliardi di euro, un mercato di tutto rilievo. La prima spiegazione di questo fenomeno riporta al servizio di prossimità, da sempre il primo criterio di scelta del punto di vendita, un servizio che acquista ancor più importanza oggi, considerando l'estrema scarsità di una risorsa soggettiva e sempre più preziosa: il tempo. Come fornitori e produttori si contendono la “share of wallet” dei consumatori, così il posizionamento fisico dei punti di vendita è strategico ai fini della “share of time”, una quota sulla quale esercitano forte concorrenza fattori costrittivi, come lavoro e famiglia, e attività d'elezione quali svago, sport, e, - perché no - “altro” shopping. Al contrario, alcuni formati del commercio moderno, fra i quali campeggia l'ipermercato, rientrano nella categoria degli esercizi “time-consuming”.
 
Le implicazioni per la distribuzione
Una seconda spiegazione al ritorno del commercio tradizionale sotto casa è legata a un fenomeno già in atto nei mercati più ricchi: gli spostamenti per acquisti finalizzati alle grandi scorte sembrano un ricordo del passato, perché il modello sociale prevalente coincide con famiglie più piccole e consumatori che utilizzano canali extra domestici per alcune occasioni di consumo, come bar e mense a pranzo, ma anche ristorazione la sera. Non va dimenticata infine la competitività dei quartieri (almeno di alcuni), e dei centri storici dal punto di vista del richiamo e delle esperienze, rispetto a punti di vendita che lavorano molto sul prezzo, ma, per usare un eufemismo, difettano di personalità. Evidenti le implicazioni per la Gda: le stesse catene della grande distribuzione, in Italia come in Europa, stanno preparando o implementando piani di sviluppo di piccole e medie superfici in posizioni urbane centrali o periferiche. Questa strategia comporta un problema di multicanalità interna rispetto al quale occorre compiere scelte di marketing e di organizzazione cercando un equilibrio tra economie di centralizzazione ed efficacie gestione differenziata per canali.

Una nuova organizzazione della filiera
Problema simile si pone anche all'industria su diversi piani: dall'organizzazione di vendita del canale (forza vendita e logistica), alle soluzioni di “in-store marketing” (merchandising e sales promotion) e persino del marketing di prodotto (prodotti e formati per il canale). Con un problema aggiuntivo di selezione o di competizione per far posto ai prodotti negli assortimenti, amplificato dalla despecializzazione o multispecializzazione anche dei piccoli formati, che riduce lo spazio delle singole categorie e di conseguenza per marche e prodotti. Chi riesce a realizzare un'offerta coerente con il formato ha l'opportunità di svincolarsi dalla spirale della politica del solo prezzo che nei grandi format tende a erodere margini per tutta la filiera, offrendo valore a un pubblico meglio segmentato.

Sconti a tutto campo in gdo

Dal prossimo 2 maggio e per tutto il 2008 chi va a fare la spesa in una struttura della grande distribuzione, o più precisamente in una delle strutture appartenenti a insegne di Federdistribuzione, potrà avere la certezza, per quindici categorie del confezionato, di trovare a scaffale almeno un prodotto scontato tra il 10 e il 40%.

Questo è il senso dell'iniziativa varata da Federdistribuzione cui aderisce il 70% della gdo italiana e che vedrà coinvolti 13mila pdv: in pratica il consumatore accorto, visitando più punti vendita e cogliendo in ognuno le occasioni migliori potrà mettere in atto un efficace strategia anti inflazione.

Delle categorie coinvolte, tredici appartengono al food e sono le più importanti del food confezionato; le altre due (detersivi e carta igienica) appartengono al non food.

Presentando l'iniziativa il presidente del Federdistribuzione, Paolo Barberini, ha segnalato che la gdo ha già nel tempo svolto un'efficace misura di contenimento dell'inflazione, aumentando i prezzi a scaffale meno dei listini industriali e ha sottolineato che iniziative di riduzione trasparente e su base volontaria dei prezzi sono molto più efficaci rispetto a calmieri rigidi concordati con le istituzioni.

Come costruire un marchio vincente

Reputazione. Un termine desueto, che parla invece di futuro. Per essere brand, di distribuzione o di prodotto, è la reputazione che conta. La nuova definizione viene da lontano. È il punto di vista del consumatore, della gente. Fuori dagli schemi accademici o dai libri di marketing. Legata al sentire, al sentirsi bene e in sintonia, più che al ritrovarsi solo su elementi materiali.

Differenti, ma vincenti
Nel fashion tutto ciò è molto chiaro. Zara, Zegna, Gucci: tre reputazioni differenti. Tutte vincenti, ma fortemente differenziate. Le leve di marketing tradizionali non bastano: campagne marketing, investimenti, market research rimangono certamente attività fondamentali. Ma sono sempre più strumentali all'unico obiettivo: il cliente. E il cliente cambia, non è più segmentato, ma frammentato. Non viene più profilato da definizioni ex ante, ma da comportamenti correlabili spesso solo ex post. Lo stesso avviene nella grande distribuzione. Tre esempi. Esselunga, Coop, Carrefour. Non sono diversi solo il layout, la gamma prodotti, il prezzo, i servizi. Cambia tra i marchi-insegna qualcosa di più profondo, difficilmente codificabile a priori, ma facilmente percepibile dalle antenne della gente. Essere reputati affidabili, seri, o, all'opposto, non credibili. Avere una reputazione. Difendere una reputazione. Si ricrea il legame tra fatto economico e natura umana. Ma se la reputazione è il sogno delle aziende, è anche il loro incubo. Perché non è pianificabile. È come l'acqua, che si diffonde e, iniziata una discesa, non la fermi.

Il motore di sviluppo
Nelle reti distributive la reputation diventa motore di sviluppo ancora più potente in quanto legata a un ambiente e a un luogo. Il nuovo marketing della distribuzione va oltre i modelli formali e fisici. Spazia sul sentire. Che resta un terreno minato, ma forse il più fertile del futuro. Fuori da schemi rigidi. Luogo di ascolto e di relazione, spazio di coinvolgimento, più che di convincimento. Con analogie con il mondo del web 2.0: la reputazione di un sito fa il suo successo, va costruito con tenacia, guardando al dentro, più che al fuori, insieme come un blog.

Le 5 parole chiave del processo
Come costruirsi la propria reputazione? Difficile farlo a priori, più facile vederlo ex post. I casi di “excellent reputation” sono basati su processi anomali, ma che, visti dall'alto, hanno punti di snodo spesso simili, sintetizzabili in 5 key word.

• Punto di vista. Avere un proprio punto di vista. Personale. Il mio punto di vista: non tanto del business, ma della vita e del mondo. Chiaro, comunicato nei fatti, non mediante proclami o mission astratte. Alcuni esempi: Diesel, Lego, Amazon, Gucci.

• Approccio.
Mai aggressivo. La gente si riconosce e mi cerca. Tramontano le politiche push anni '70, si afferma il passaparola - word of mouth - per dilagare oltre i confini immaginati. Esempi: Flicker, Asmallworld, Linkedin, ma anche Apple o Abercrombie&Fitch.

• Fiducia. La reputazione è delicata come un guscio d'uovo: non regge a furbizie. Si costruisce sulla capacità di generare fiducia, di non disattendere mai promesse o aspettative. Di accogliere. Per le aziende come per le persone. Esempi: Apple, Ikea.

• Coerenza. La reputazione è un percorso. L'attenzione ai dettagli, quasi un fatto artistico, un impegno che diventa business. O viceversa. Esempi: Media World, Gap, Unilever-Dove.

• Vantaggi. Il condividere lo stesso punto di vista porta vantaggi. Crea appagamento, ritrovamento, solidarietà. Un vantaggio ben superiore ai vantaggi economici. E, per questo, più profondo e duraturo. Esempi: tutti noi (quando ci ritroviamo in un brand).

Il successo del bio sta nel prezzo fisso

Nel 2007 Almaverde Bio ha aumentato le sue vendite del 18% raggiungendo i 22,4 milioni di euro a fronte dei 72 milioni di euro prodotti, dove la differenza è andata nei prodotti a marca privata.
L’aumento di Almaverde è un risultato molto significativo perché viene dopo un biennio 2004/2005 difficile, dove, nonostante vari tentativi, il management di Almaverde non riusciva a far decollare le vendite. Qual è stato il punto svolta? Nell’incontro con la stampa che si è tenuto a Milano il 2 aprile, per comunicare i positivi dati di vendita, è stato svelato il key factor: Renzo Piraccini il presidente del consorzio, supportato da Roberto Della Casa docente di marketing agroalimentare, ha spiegato che è bastato definire tre prezzi fissi: 0,99, 1,49 e 1,99 euro. Tali prezzi si sono fatti corrispondere a un peso tondo che ovviamente varia in funzione del tipo di merce di quel tal  prodotto, ma non è questo che conta.

Percezione di ragionevolezza del prezzo
Ciò che conta è infatti l’entità della battuta di cassa che viene percepita come ragionevole dal consumatore, a prescindere dal fatto che se, per esempio, con il biologico ci compro 750 g di pomodori, con il non biologico, a parità di cifra, ce ne comprerei magari 1.000.
Dunque è la percezione di ragionevolezza del prezzo fare la differenza, a consentire di superare la morsa del differenziale di prezzo fra bio e non-bio nel confronto diretto a parità di peso, lasciando agire le suggestioni positive del biologico e con buona pace della voce "prezzo medio" sicuramente più razionale, ma poco gratificante. Non è la prima volta che tale stratagemma commerciale è stato impiegato, ma l'importante è che abbia funzionato.

Moncaro usa gli sms per allertare il viticoltore

Moncaro, cooperativa leader nella produzione enologica nella regione Marche, tira le somme dell'innovativo servizio ai soci, attivato nel 2006, basato sull'invio di sms per la consulenza ai lavori in vigna.

Il messaggio, inviato dal server dell'azienda al telefono cellulare dell'operatore, orienta le scelte più opportune da adottare, dalla difesa della sanità dell'uva, ai tempi e ai modi d'intervento per le potature e concimazioni.
Immediati e positivi i risultati: i mezzi tecnici, quali concimi, fertilizzanti e antiparassitari, sono stati ridotti del 20% con notevoli ripercussioni sulla qualità del terreno e dell'ambiente.

Interventi mirati e tempestivi
Il servizio attivato da Moncaro ha realizzato nell'ultimo biennio l'invio di messaggi sui telefonini di 150 soci agricoltori, oltre a un data base composto dai fornitori dei mezzi tecnici, per un sempre più forte coinvolgimento e condivisione delle strategie e degli obiettivi della cooperativa.
L'alert viene inoltre usato con ottimi risultati per la consegna dei campioni delle uve prossime alla raccolta. La conoscenza dello stato della maturazione tecnologica, infatti, consente una pianificazione ottimale della vendemmia.

Risultati eccellenti per il Consorzio per la Tutela dell’Asti Spumante DOCG

Il Consorzio per la Tutela dell'Asti Spumante DOCG ha annunciato nel corso del Vinitaly i risultati di vendita per il 2007. Un anno che si distingue per una crescita del mercato a livello globale a due cifre (78.775.000; + 11,19%), marcata da un incremento del mercato italiano (+4,39%) e dell'export (+13,02%) e che ora pesa per oltre l'80% del venduto.

Italia, Germania, USA, Russia, Inghilterra sono i cinque principali mercati, tutti in crescita. La Russia continua a crescere con un + 47,89% (7 milioni di bottiglie). Uk al quarto posto con un +13,12%.

“I segnali di ripresa per l'Asti DOCG, che si erano visti lo scorso anno, si concretizzano nel 2007 in un panorama che non riguarda solo i principali mercati ma pressoché tutte le aree geografiche -ha affermato Emilio Barbero, presidente del Consorzio-. Il Progetto di Valorizzazione voluto dalla filiera ed iniziato da un anno e mezzo ha generato un effetto volano molto positivo, ed è stato di grande stimolo per tutte le aziende del Consorzio, che hanno risposto con grandi risultati. Le aziende di marca hanno di fatto generato la maggior parte di questo incremento, nei mercati di maggiore crescita”

Il risultato di vendite dell'Asti DOCG -ma anche quelle del Moscato d'Asti DOCG che superano per la prima volta il traguardo dei 10 milioni di bottiglie (11.132.000 contro 9.706.000 dell'anno precedente)- non giunge inatteso: l'accordo interprofessionale (che regola tra le categorie produttive coinvolte le rese per ettaro e il prezzo dell'uva) dell'agosto scorso ha infatti portato da 76 a 95 quintali la resa massima di uva moscato ad ettaro coerentemente con l'atteso incremento delle vendite.

Alta definizione: soppresso il formato Hd Dvd

Alla fine il Blue Ray ha vinto e l'Hd Dvd viene cancellato, ad avere perso sono però i consumatori, tutti coloro che hanno investito nel Hd Dvd, infatti Toshiba e Warner, rispettivamente produttori di lettori e di contenuti hanno annunciato che, da aprile 2008, smetteranno il formato.

Un fatto su cui Aires -Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici
Specializzati- ha preso immediatamente una posizione: "Sappiamo per esperienza che decisioni di questo tipo scoraggiano profondamente i consumatori -ha dichiarato Pierluigi Bernasconi, Ceo di Mediamarket e Vice
Presidente di Aires-. Non solo le migliaia che nell'ultimo anno hanno comperato un lettore Hd Dvd, ma anche tutti quelli che avevano preso in considerazione la possibilità di acquistare in un prossimo futuro un lettore ad alta definizione".

La soppressione del formato Hd Dvd, a poco più di due anni dal lancio, non è una novità nella storia delle innovazioni nell'elettronica di consumo. Di fatto, la situazione oggi è simile a quella di metà anni Ottanta, quando uscirono contemporaneamente sul mercato tre formati diversi di videoregistratori a cassetta, non compatibili tra loro. Dopo una lunga lotta commerciale, nel 1988 lo standard di mercato divenne il VHS. Peccato che nel frattempo migliaia di persone avessero acquistato registratori formato BetaMax diventati di fatto inutilizzabili. "Nulla più dell'incertezza negli standard tecnologici spinge a
rimandare le decisioni di acquisto conclude Bernasconi-. E, fatto
particolarmente grave,
scoraggia in particolare quella fascia di clienti essenziali per
l'affermazione e il successo dei nuovi supporti tecnologici che sono i
trend setter".

La distribuzione del futuro sarà multiproposta

Nel 1957 l'apertura dei primi supermercati in Italia diede l'avvio alla distribuzione moderna alimentare che, considerato il mezzo secolo trascorso e lo stadio evolutivo a cui è giunta, tanto moderna non è più. In questi cinquant'anni si è passati, per fasi diverse, dall'applicazione tale quale della formula basata sul self-service e sulla vendita di prodotti grocery, al gigantismo delle aziende e delle superfici, frutto della globalizzazione e dell'internazionalizzazione del sistema economico. Il ciclo attuale, che si è avviato dopo il 2000, ha assunto connotazioni più precise con l'adozione dell'euro, in coincidenza della quale, le imprese hanno sistemato i conti economici, ma non le vendite e la soddisfazione dei clienti.

Il declino dell'iper
Gli effetti della concentrazione delle insegne sulla competitività e lo sfavorevole trend dei consumi hanno messo in crisi il modello di business con il quale la distribuzione aveva conquistato un ruolo egemone nei confronti del consumatore e dell'industria. A complicare le cose è intervenuta anche la ventata di innovazioni proveniente dai leader della distribuzione non-food. L'iper, non più protagonista del centro commerciale, vittima del gigantismo della galleria da lui stesso voluto, lascia il passo al rilancio della prossimità, cede il ruolo di grande attrattore alla galleria, in una tendenza complessiva, però, i cui risultati sono deludenti per tutti i format. All'involuzione della distribuzione che ha fatto leva sulla dimensione sono state date risposte diverse a seconda dei mercati e della cultura specifica delle imprese che vi operano. La “scuola francese”, specializzata in grandi superfici, negli ultimi dieci anni ha sperimentato molti concept nel tentativo di dare maggiore e nuova efficacia a tutti i format. Da questo grande ripensamento, che ha visto in prima fila Auchan, Carrefour e Casino, è uscito il nuovo ipermercato Carrefour, Maxi Simply di Auchan e poco più. Sono peraltro restati immutati i poli concettuali su cui si è costruita in questi cinquant'anni la distribuzione moderna alimentare: la prossimità, la grande superficie e il discount, coniugati con la variabile del servizio e il binomio un'insegna, un format.

Vicini al consumatore di riferimento: la proposta multiformat
Nello stesso periodo la distribuzione anglo-svedese ha capovolto i termini del problema e ha puntato su modelli di punto di vendita flessibili rispetto al target a cui si rivolgono, di diverso format e location, tutti identificati dalla stessa insegna, e da sue eventuali declinazioni, che rappresenta l'uniformità dell'offerta e dello stile di relazione con il consumatore. Capita così che un'insegna specializzata nella cartoleria - per esempio WhSmith - proponga una serie di merceologie e servizi diversi a seconda che si trovi in un centro commerciale, in un aeroporto o in una strada commerciale e lo stesso può dirsi per Boots che usa la farmacia come attrattore per proporre, a seconda delle opportunità offerte dalla location, lampadine o tramezzini o altro. Oppure come H&M che propone 19 diversi cluster di prodotto, in funzione della location o, infine, come Tesco che usa la sua insegna per format, location o specializzazioni diverse (come per esempio la farmacia) con un'offerta di prodotti e di servizi che hanno tutti un'unica identità, stile, qualità e convenienza vicini al loro consumatore di riferimento. I risultati delle insegne che hanno adottato l'approccio anglosassone multiproposta, multiformat, senza limiti merceologici e di funzione, tutti concepiti nell'ambito della stessa insegna, basati su un'unica scala di valori e guidati dalla filosofia della centralità del consumatore, sembrerebbero indicare che questa sarà la via maestra lungo la quale si incamminerà la distribuzione dei prossimi anni.

Per vendere in Cina bisogna anche comprare

Se è sempre vero che esiste un legame tra vendite e acquisti in un territorio (approvvigionarsi localmente consente di creare nell'area legami e conoscenze utili per una proiezione internazionale delle attività commerciali), questo è particolarmente vero nel territorio cinese. Nel paese del Dragone in molti settori (anche quelli non tipicamente sottoposti ad accordi di compensazione industriale) approvvigionamenti locali vengono imposti per legittimare un inserimento commerciale. Si parla di “approvvigionamento imposto”, una pratica che prevede il ricorso a fornitori locali quale condizione necessaria per la vendita del prodotto occidentale nel paese. La selezione delle fonti di approvvigionamento è, dunque, vincolata al ricorso al sistema di fornitura cinese, vincolo che prende la forma di una vera e propria lista di fornitori (spesso aziende pubbliche, le cosiddette Soe - State Owned Enterprise) imposta dal cliente.

Il trasferimento del know how
È noto che l'assetto industriale cinese ha subito nell'ultimo trentennio un processo di profondo rinnovamento, sulla scia della politica di riforma economica avviata da Deng Xiaoping. Le grandi aziende di Stato stanno lasciando gradualmente il posto alle imprese private, sollecitate a una rapida crescita tecnologica, organizzativa e gestionale per poter operare in un regime di mercato. Proprio per consentire una transizione più graduale, lo Stato prevede in alcuni settori vincoli di compensazione industriale, cioè un mercato protetto che consente a queste imprese di convertirsi gradualmente al regime privatistico. L'approvvigionamento imposto comporta così il trasferimento di know how da aziende leader a livello mondiale alle società cinesi, società che, quando escono dal regime pubblico, presentano un profilo di competenze modesto. Questa tipologia di accordo si inserisce in una generale politica finalizzata all'acquisizione di tecnologie e know how occidentali per supportare la crescita economica. Essa riguarda un numero ampio di settori, i cosiddetti comparti “strategici” o “incoraggiati”, legati in genere a prodotti high-tech ed Engineer-to-order (Eto).

L'ormai trentennale applicazione di questi vincoli ha permesso alla Cina di acquisire competenze fondamentali in alcuni settori e, nello stesso tempo, di migliorare il livello di professionalità della forza lavoro locale. Nella gestione di questi accordi le competenze richieste all'azienda occidentale sono elevate e variegate. Determinante è la capacità di negoziazione. La fase di contrattazione con il cliente, critica in tutte le attività commerciali, presenta, in questo caso, specifici fattori di complessità. Il livello di formalizzazione dell'accordo è superiore a quello associato ad altre tipologie di approvvigionamento perché più disciplinato a livello normativo e sottoposto ad attento controllo.

Le aziende occidentali come main contractor
Un altro aspetto importante è la capacità di miglioramento del profilo del fornitore. L'azienda occidentale responsabile del progetto deve mettere i fornitori “imposti” nella condizione di realizzare le parti di loro competenza. Questo comporta il trasferimento agli stessi di know how tecnologico e delle metodologie di produzione necessarie per ottenere gli standard qualitativi concordati con i clienti cinesi. Infine appare determinante la capacità di coordinamento della rete di fornitura locale. All'azienda occidentale può essere richiesto un importante e complesso ruolo di main-contractor, la cui parte locale (cinese) dimostra in genere un livello tecnologico e un profilo organizzativo modesti. Di qui la necessità di capacità sistemiche. Esse includono in primo luogo l'abilità ad acquisire e trasferire competenze ai vari attori e a coordinare il flusso di materiali e componenti tra i membri della rete. Inoltre l'impresa occidentale deve possedere una “competenza architetturale”, che consiste nel combinare e integrare nel progetto complessivo i contributi tecnologici e produttivi dei diversi produttori. Le attività di controllo e di programmazione della produzione, così come l'avanzamento dei flussi, possono richiedere all'impresa occidentale di collocare proprio personale presso i fornitori, in modo da monitorarne qualità e tempi. La localizzazione in Cina di infrastrutture organizzative (quali Ipo - International Purchasing Office) può agevolare le attività di gestione della commessa, assistenza alla vendita, erogazione di servizi post vendita.

*Università di Udine

Kodak lancia la stampa foto low cost

Kodak lancia la stampa domestica low cost delle foto digitali, garantendo una qualità comparabile a quella del laboratorio professionale. Lo fa presentando tre nuove stampanti multifunzione a cui si abbinano inchiostri e carte da fotografiche ad hoc, che consentono di abbattere la spesa per singola fotografia fino a 10 centesimi.

Le nuove stampanti, che saranno disponibili tra maggio e giugno nelle gss di elettronica e nelle pincipali catene della gdo non specializzata. Si differenziano per caratteristiche tecniche e prezzi: al top della gamma si posiziona Kodak Easy Share 5500, che oltre a stampare ed effettuare la scanzione ha anche la possibilità di inviare e ricevere fax, in vendita a 199 euro; Kodak Easy Share 5300 non ha la funzionalità fax e costa 149 euro, mentre Esp 3 è una entry level dal costo di 99 euro.

L'abbattimento dei costi per copia si ottiene grazie al costo contenuto delle cartucce, alle caratteristiche dei pigmenti che garantiscono una maggiore durata ma anche grazie all'offerta di value pack, con carta e cartucce. Ad esempio è possibile acquistare a 19,99 euro una confezione di 135 fogli 10x15cm più una cartuccia colore in grado di stampare altrettante fotografie.

I progetti ambiziosi di OVS all’estero

Dopo l'apertura di 17 pdv nel 2007, anche per il 2008 OVS Industry prevede di spingere fortemente sul rafforzamento dell'espansione all'estero. Nel solo mese di marzo, sono stati aperti ben 5 strutture utilizzando la formula della partnership con primari operatori locali.
Così il primo pdv della Grecia è stato aperto a Heraklion (capitale di Creta) in accordo con Fashionlink S.A., mentre la prima apertura in Libano (Beirut) è avvenuta in collaborazione con Azadea Group.
In Bosnia, con l'apertura a Sarajevo, l'insegna ha raddoppiato la propria grazie al sodalizio con Interactiv d.o.o., mentre in Arabia Saudita la rete è formata da 4 pdv, con le ultime due aperture di Riyadh e Jeddah con la partecipazione di Al Ajlan Company.

L'obiettivo è arrivare per la fine dell'anno a una rete all'estero di 40 pdv, prevedendo per l'anno in corso almeno altre 20 nuove aperture, sia in Europa Orientale sia in Medio Oriente.

Il format di vendita

A livello di concept, anche i pdv all'estero si rifanno al format definito lo scorso anno dal gruppo dirigente, che ha trasformato i pdv Oviesse in OVS Industry, ambientati in moderni loft di stile metropolitano e ispirazione post-industriale, con mattoni a vista e travi in acciaio, tutti elementi considerati essenziali per parlare con i giovani, mantenendo, comunque, uno stretto legame con quella fascia di famiglie, tradizionalmente lo zoccolo duro della clientela dell'insegna, attenta a stile, qualità e prezzo.

Pringles agli Europei con Daniele De Rossi

Un vero e proprio Dream Team per la nuova promozione di Pringles -P&G- presente sugli scaffali italiani
della gdo a partire da aprile 2008, che vedrà protagonista Daniele De Rossi "un calciatore giovane, dinamico e allegro ed in grado di comunicare valori positivi ai nostri consumatori" spiega Francesca Romiti responsabile marketing del marchio. Ad affiancarlo ci saranno anche Fernando Torres (Liverpool), Thierry Henry (Barcellona), Dirk Kuyt (Liverpool), Alexander Frei (Borussia Dortmund), Michael Owen (Newcastle) e Philipp Lahm (Bayer Monaco).

Per sostenere la nuova promozione “Dream Team Pringles”, sono previste numerose attività BTL e ATL.
Il concorso “vinci un giorno da campione”: tra tutti coloro che dal 1 Aprile al 31 Agosto 2008 caricheranno sul sito www.pringlesfootball.com un video filmando le proprie performance balistiche con il tubo di Pringle verrà estratto un vincitore che potrà incontrare De Rossi a Roma.
Inoltre, per chi che vorrà collegarsi al sito di Pringles, verrà messo online il diario quotidiano di Daniele De Rossi dal ritiro di Coverciano agli Europei in Svizzera e Austria.

Non mancherà lo spot tv sulle reti nazionali, on air da Marzo e realizzato da Grey London (titolo “Keepy Uppy”), nel quale Daniele De Rossi si esibisce in numeri "da campione" col tubo di Pringles, insieme al Dream Team.

Infine, una promozione speciale sul punto di vendita: acquistando, infatti, una delle confezioni bi-pacco di Pringles, sarà possibile ricevere immediatamente in regalo una bandana o una bandiera dell'Italia e, sempre per i pdv, verranno creati display ad hoc.

Facile e conveniente: ecco la telefonia mobile di Conad

Con il prefisso 3779, nasce la telefonia mobile di Conad, che, per questo obiettivo, lo scorso agosto aveva sottoscritto un accordo con Vodafone, come partner tecnico. Al momento, viene offerta un’unica tariffa “che consente ai componenti di uno stesso gruppo famigliare di parlare tra di loro senza spendere grandi cifre”, precisa Mauro Bosio, presidente di Conad Insim. In particolare, verso i numeri Conad e gli apparecchi fissi scatta una tariffa di 6 centesimi al minuto, che sale a 12 nel caso di altri operatori mobili; 12 i centesimi di scatto alla risposta, tariffa analoga applicata anche agli Sms.

L’attivazione, direttamente nel pdv, è sostanzialmente gratuita: infatti, a fronte dell’esborso di 10 euro per l’acquisto del kit che contiene la Sim ricaricabile, sono inclusi 10 euro di traffico telefonico.
La ricarica -da 5, 10, 20, 30 e 40 euro- viene effettuata direttamente alla cassa stampando direttamente sullo scontrino il codice Pin: in questo modo, viene eliminata la ricarica di plastica, riducendo lo smaltimento dei rifiuti.

Al momento, carte e ricariche sono disponibili in tutti i pdv del Consorzio (Margherita, Conad e E.Leclerc), ma è allo studio anche la possibilità di acquistarli in altri canali.
Tra i servizi, la possibilità di controllare il proprio credito, l’attivazione della segreteria telefonica, la ricevuta di ritorno per gli Sms. Inoltre, a conferma dell’importanza che il servizio telefonico rappresenta per Conad, nel catalogo per la raccolta punti del gruppo Immagina sono previsti premi ad hoc (nuova Sim, telefono con fotocamera, ricariche da 15 euro). “Per noi si tratta di un progetto strategico di sistema in capo al quale c’è Conad Insim, la società che abbiamo costituito per sviluppare al meglio le potenzialità e attorno alla quale si sono strette tutte le nostre cooperative”, conclude Bosio.

Gimkana della spesa tra prezzo e qualità

Fare la spesa con un occhio al portafoglio e l'altro alla qualità dei prodotti: secondo una recente indagine Nielsen, il buon rapporto qualità-prezzo è il fattore principale che influenza la scelta dei punti vendita.
La ricerca, condotta due volte l'anno su più di 26mila utenti internet in 47 mercati in Europa, Asia, Americhe e Medio Oriente, ha verificato quali sono gli elementi che determinano le scelte d'acquisto. Lo studio Nielsen ha chiesto alle persone intervistate di assegnare una priorità anche ad altri aspetti come: miglior selezione di marchi e prodotti d'alta qualità, vicinanza del punto vendita, strutture di parcheggio più comode, uso di sacchetti e confezioni riciclabili.

Abitudini d'acquisto sempre più "schizofreniche"
Uno schiacciante 85% a livello globale considera quindi fondamentale il buon rapporto qualità-prezzo nel momento in cui deve scegliere il proprio negozio. A livello europeo la preferenza sale all'87%: i consumatori più agguerriti da questo punto di vista sono quelli di Austria, Germania e Portogallo. L'Italia risulta in linea con la media europea.
Al secondo posto della classifica, troviamo la selezione attenta e mirata di marchi e prodotti d'alta qualità.

«Questo è l'esempio perfetto dell'atteggiamento schizofrenico del consumatore odierno», ha commentato Todd Hale di Nielsen. «Da un lato, siamo tutti cacciatori di buoni affari e chiediamo quindi che il rapporto qualità-prezzo sia soddisfacente, dall'altro ci aspettiamo che i retailers offrano un'ampia selezione di prodotti e marchi di grande qualità. Gli stessi consumatori possono volere il prodotto più conveniente per quel che riguarda alcune categorie, e rivolgersi invece alla qualità più alta disponibile per altre tipologie di beni».

Il senso del valore
Rispettivamente al terzo e quarto posto della classifica italiana, si sono posizionati la possibilità di parcheggiare in maniera facile e immediata e la vicinanza del punto vendita rispetto all'abitazione. Nonostante la crescente preoccupazione per il futuro dell'ambiente e per l'inquinamento, l'utilizzo di imballaggi riciclabili è un fattore determinante solo per un consumatore su cinque.

Dalla ricerca emerge che il senso di valore è condizionato da due elementi: promozioni e percezione. Quasi quattro consumatori su cinque hanno sottolineato l'importanza per un punto vendita di effettuare numerose promozioni e praticare sconti su base regolare; il 70% ha dichiarato come aspetto determinante anche il fatto di avere una reputazione di convenienza dei prezzi.

Mediaworld rinnova il sito

Il successo di un sito Internet, soprattutto se dedicato all'e-commerce, è sempre più legato all'uso di una tecnologia user-friendly: l'utilizzatore, per essere convinto a rimanere sul sito, farsene incuriosire -e quindi a comprare- deve capire precisamente che cosa ha davanti a sé e non essere distratto o dissuaso da animazioni complesse e fini a se stesse.

Una filosofia, quella di Internet easy, che molte aziende stanno adottando e che Mediaworld, con il suo sito leader nel commercio on line di elettronica ed elettrodomestici abbraccia decisamente con il rifacimento del suo sito www.mediaworld.it, on line dal 1° aprile e che si rifà, con le sua grafica leggera e di facile lettura, al classico volantino cartaceo.

Al lancio del sito, curato da Cayenne Digital, è legata un'azione di guerrilla marketing, con la distribuzione di buste adesive a forma inevitabilmente di... pesce; inoltre viene lanciato un concorso on line crea il contatto: si tratta di attaccare l'adesivo nei posti più strani e insoliti e fotografare l'azione e inviare lo scatto al sito. Le cinquanta foto giudicate più belle saranno premiate con buoni acquisto fino a 5.000 euro.

Il sito Mediaworld oggi ha 11 milioni di visitatori l'anno e oltre 95 milioni di pagine visitate. Un impulso al business è stato dato nelle scorse settimane dalla scelta di rendere possibili i pagamenti tramite transazione Sms, bypassando così i pericoli della messa on line dei dati della carta di credito.

Al Vinitaly i vini di Mr. Technogym

Nerio Alessandri patron di Technogym si presenta al Vinitaly con l'etichetta Altavita e lancia Evoca: un Sangiovese di Romagna doc Superiore 2007.
Prodotto con la guida tecnica di Enrico Giunchi e Maurizio Fiuzzi, e il coordinamento di Lorenzo Tersi, esperto del vino, insieme a Nerio Alessandri.

Evoca sintetizza un mosaico di situazioni che esprimono il particolare territorio romagnolo. Le uve con le quali è stato prodotto Evoca (che sarà seguito nel prossimo futuro da un Sangiovese di Romagna doc Riserva: Tempora, sottoposto a rapido passaggio in barrique) provengono infatti da diverse piccole aziende esistenti associate al progetto, per un totale, per ora, di 20 ettari vitati.

La conduzione è biologica, le rese bassissime (fino a 30 quintali per ettaro), con potature selezionate, un'attenta gestione della chioma delle vigne (con la 'scacchiatura', cioè l'eliminazione mirata di certi germogli, oltre che le normali spollonatura e potatura verde), i diradamenti plurimi, la vendemmia manuale in più passaggi con selezione dei grappoli.

Il vino, 13,5 gradi, esibisce profumo tipico varietale di viola arricchito da piccoli frutti rossi come ciliegia e marasca.
La vinificazione è tutta in acciaio.
Il prezzo in enoteca è di 9,50 euro.

Con Ecopoint, Crai vuole risparmiare oltre un milione di confezioni

Per contrastare l’emergenza rifiuti in Campania, il Gruppo Nocera, associato Crai ha deciso di sviluppare nella regione la formula EcoPoint, vale a dire la soluzione self service -lanciata per la prima volta a fine 2004- che permette ai consumatori di acquistare solo la quantità desiderata di prodotto, contenuto in erogatori in policarbonato trasparente, utilizzando sacchetti compostabili e biodegradabili (il cui materiale è stato certificato), che possono essere usati per ulteriori acquisti (oltre che essere smaltiti senza impatto ambientale).

Dopo questa prima apertura di fine marzo, il Gruppo Nocera prevede di aprire altri 20 pdv entro il prossimo anno, contribuendo in questo modo alla riduzione dello smaltimento dei rifiuti. Infatti, sulla base dell’esperienza finora realizzata dagli altri 12 EcoPoint aperti in tutta Italia, in un anno possono essere risparmiate oltre 750.000 tonnellate di confezioni in anno. Quindi, il pdv di Melito dovrebbe garantire un risparmio di 60.000 tonnellate, cifra destinata ad aumentare a circa 1,2 milioni di tonnellate, quando saranno attivi tutti i 20 pdv previsti in apertura nei prossimi 12 mesi.

Effetto fidelizzazione

La scelta di inserire questi spazi garantisce anche un aumento della fidelizzazione al pdv. Secondo una recente ricerca del gruppo, infatti, gli acquisti effettuati presso l’EcoPoint fidelizzano i consumatori nel 94% dei casi, non solo per la salvaguardia dell’ambiente, ma anche per la sua convenienza, grazie a prezzi che costano una percentuale compresa tra il 20 e il 70% in meno.
Gruppo Nocera, che nel 2007 ha realizzato un fatturato alle casse di circa 50 mio € con 50 pdv, prevede di aprire entro il 2009 100 pdv in affiliazione e 6 di proprietà. Entro il prossimo mese di aprile, sarà attivo un nuovo Cedi di 10.000 mq coperti a Cerreto (Ce).

`s Baggers, il servizio viaggia sui binari

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Kinokuniya, libreria made in Japan

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Urban Rustic, store a Km Zero

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Gdoweek 429 | 31/03/2008 |

Retail italiano confinato nella nicchia

Cosa sta succedendo al retail italiano in relazione a quanto avviene a livello internazionale? Alcune indicazioni interessanti emergono dal consueto rapporto annuale Deloitte, che nell'edizione di gennaio 2008 conclude l'analisi dell'esercizio finanziario 2006. Un'annata positiva, vissuta al traino di economie sparse omogeneamente nel mondo: Argentina, Canada, Cina, Germania, India, Russia, Regno Unito, Stati Uniti; che ha lasciato un segno positivo nelle vendite di gran parte dei 250 top retailer inseriti in graduatoria, per un incasso complessivo di 3.250 miliardi di dollari. Nell'analisi fra entrate e uscite nella graduatoria, poco cambia per l'Italia. Si ripropongono i 6 gruppi già presenti, con una conferma delle posizioni. Coop, Conad ed Esselunga nel primo terzetto; Luxottica, Pam e Finiper nel secondo. Al di là della posizione in classifica, si tratta di insegne inserite solo marginalmente nelle dinamiche che caratterizzano i protagonisti di riferimento dei mercati mondiali: siano essi europei, americani o del resto del mondo. Questi si dividono in due macrogruppi, fra chi punta decisamente a sfruttare il mercato domestico e chi, per contro, lavora dettagliatamente all'internazionalizzazione della rete. I primi incamerano incassi più consistenti e realizzano sui giri d'affari tassi di crescita medi elevati (9,8% vs 7,5%) ottimizzando le conoscenze del mercato di casa. Il primatista italiano, pur crescendo, è molto meno rapido dei campioni domestici stranieri. I secondi (quelli attivi in almeno 10 paesi) registrano marginalità medie di assoluto interesse (4,7% vs 3,1%) e valorizzano i costi più bassi dello sviluppo in mercati oltreconfine.

L'alimentare italiano e internazionale
Fra i rappresentanti dell'alimentare italiano l'internazionalizzazione è ancora un capitolo non scritto. Posizionarsi al di fuori dei due driver principali del commercio mondiale comporta, allora, questo risultato: 1) prima di veder comparire il leader della penisola, Coop Italia, si mettono in mostra 49 retailer, riconducibili a 12 paesi differenti, dei quali 8 in Europa. Ben 7 mercati inseriscono in quelle 49 posizioni almeno 2 imprese (o più). Da segnalare che prima del leader italiano entrano in classifica 6 società tedesche (nelle prime 30), 6 società francesi (nelle prime 40) e altrettante britanniche (nelle prime 49). C'è anche la Spagna (2 retailer) e, da considerare, il leader islandese; 2) precedono Conad, primo follower italiano, 79 gruppi commerciali riconducibili a 15 paesi, dei quali 9 in Europa. Sono 11 i mercati che vedono attivi ben 2 retailer prima del secondo italiano. Nel frattempo i britannici ne inseriscono altri tre (9), come pure i francesi (9), due i tedeschi (8). Il Canada (30 milioni di cittadini) vanta 5 top retailer; 2 la Svizzera (7,5 milioni di cittadini). Da segnalare come effetto positivo: l'internazionalizzazione di Conad - via Coopernic - ha dato dinamismo al gruppo, che registra infatti un +28,3% nell'anno, un +9,5% nel quinquennio (migliore dell'8,7% medio) che equivale a un balzo di 19 posizioni; 3) davanti a Esselunga si collocano 123 retailer, di 22 paesi differenti, 12 dei quali in Europa. In termini di fatturato sovrastano lo specialista italiano dell'alimentare anche il primatista cinese, la coppia di riferimento finlandese (5 milioni di abitanti), il primo indipendente austriaco e il leader danese.

Conclusioni
Coprire con intensità capillare e qualitativa il mercato di casa oppure proporsi con aggressività in una decina di mercati costituiscono nel 2008 i must dimensionali. L'alternativa risiede nell'eccellenza di nicchia, per lo più familiare: non per niente Superquinn e Tegut non rientrano nelle danze dei top 250. Da assegnare al migliore offerente?

Plus • La conoscenza dei mercati domestici resta un atout fondamentale per tutti (italiani compresi)

Minus • La copertura incompleta in casa richiede, però, un allargamento delle attività all'estero (fattore mancante)

Sant’Orsola piccoli frutti fruttano

Balzo in avanti notevole per i conti di Sant'Orsola, la Cooperativa di Pergine Valsugana (Tn) leader in Italia nella coltivazione e commercializzazione di piccoli frutti. La stagione 2007 si è chiusa con un +36% del fatturato, passando a 56 milioni e 528 mila euro, oltre 12 milioni in più rispetto all'anno precedente.

Il boom di vendite è dovuto principalmente alle esportazioni e anche la politica commerciale, con cui si è garantita la fornitura del prodotto per tutto l'anno, attraverso l'integrazione della produzione dei soci con quella proveniente da fornitori terzi nei mesi invernali. Questo ha consentito di aumentare del 20% la disponbibilità di prodotto e conseguentemente le vendite.

Nata come cooperativa territoriale, a Sant'Orsola oggi conferiscono i prodotti anche coltivatori extra trentini. Sono ad esempio 20 le aziende agricole calabresi associate.

Guardando ai dati della produzione 2007 si segnala l'incremento delle tipologie più pregiate: dalle fragoline (28.919 kg in aumento del 48,29% rispetto al 2006), al mirtillo (683.014 kg, +66,53%), e alle more, cresciute del 7,77% (522.388 kg). Mantengono la loro dimensione quantitativa le fragole (2.856.525 kg; +1,1%) e le ciliegie (845.976 kg; -0,07%) mentre il lampone, il ribes rosso e il ribes bianco si attestano a 630.963, 338.248, e 47.857 kg di prodotto conferito.

Energia pulita per il Salumificio Pedrazzoli

Energia pulita per il Salumificio Pedrazzoli, leader nei salumi biologici, che ha realizzato il più grande sistema solare termico aziendale in Lombardia, con una superficie captante pari a 241,6 mq. Il sistema può produrre in modo ecologico energia pari a 135mila kW, con risparmi energetici su base annua di 16mila mc di gas metano (per produrre la stessa quantità di energia) e una riduzione di 30mila kg di CO2. L'impianto garantisce la produzione di acqua calda (copertura 40% del fabbisogno aziendale) grazie alla tcnologia dei pannelli solari, collocati sulla facciata sud dell'azienda. Gli stessi pannelli fungono, inoltre, da cappotto termico per un miglior funzionamento delle stagionature dei prodotti nelle cantine, garantendo una giusta alternanza di periodi di riscaldamento e raffrescamento. Il sistema capta energia “pulita”, prodotta quotidianamente dall'irraggiamento solare, utilizzandola come fonte energetica che -stoccata nei serbatoi di accumulo (12mila litri)- attraverso centraline e scambiatori di calore produce acqua calda sanitaria utilizzata da Pedrazzoli per la pulizia e sanificazione delle zone di produzione. La restante energia solare viene deviata per riscaldare l'acqua del circuito di riscaldamento delle zone di stagionatura, funzionanti tutto l'anno. L'investimento è stato di 200mila euro, con un contributo regionale del 50% della spesa sostenuta sulla base del d.d.g. n.12453 (9 novembre 2006).

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Nanotecnologie, quali prospettive nell’alimentare?

I Lloyd’s per definizione assicurano di tutto. Ma le loro belle precauzioni se le prendono. Su Internet è disponibile un corposo dossier sulle nanotecnologie dell’emerging risks team della compagnia londinese, che, dopo aver analizzato le prospettive tecnologiche ed economiche, consiglia senza tanti giri di parole di tenersene alla larga. Le compagnie di assicurazione fondano il loro business sul calcolo delle probabilità che un “sinistro” avvenga: però è necessario che il computo sia fattibile.

Un calcolo che prima o poi bisognerà pur fare, dato che la frontiera dell’infinitamente piccolo è destinata a irrompere nella nostra vita quotidiana.

Anzi, in parte ci è già arrivata, dato che il database di nanoproject.org censisce già 580 applicazioni, nella tecnologia, nella medicina, nel tessile, nell’industria meccanica ed elettronica...

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Nanotecnologie, quali prospettive nell’alimentare?
Gdoweek 426 | 11/03/2008 |

Gli italiani sempre più in riserva a fine mese

Forse non era necessario un tale dispiego di dati per dimostrare scientificamente, come ha fatto la Banca d'Italia nella sua recente indagine sul reddito delle famiglie italiane, quello che da un punto di vista empirico i nostri connazionali sanno da tempo: gli stipendi dei lavoratori dipendenti sono rimasti fermi in termini reali dal 2000, mentre i lavoratori autonomi riescono a difendersi meglio dall'inflazione, anche perché -si potrebbe aggiungere maliziosamente- contribuiscono a provocarla...

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Gli italiani sempre più in riserva a fine mese
Dossier | Gdoweek 423 | 26/02/2008 |

I primi piatti pronti hanno tassi di crescita elevati

È uno dei mercati-rivelazione dell'ultimo anno: presenta tassi di crescita elevati (superiori al 40% a valore e al 50% a volume nel 2007, fonte ACNielsen), una forte innovazione di prodotto e un rapido ampliamento dell'offerta da parte di competitor consolidati oppure di marche debuttanti.

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I primi piatti pronti hanno tassi di crescita elevati
Mercati | Gdoweek 423 | 26/02/2008 |

Il valore della frutta secca è proporzionale al servizio

Nel 2007 le vendite della composita categoria della frutta secca/disidratata sono salite di circa 3 punti a valore, ma al tempo stesso sono calate sensibilmente in quantità: -3,4% sul totale Italia, con punte prossime al -6% al Sud (dati IRI, at dicembre 2007).
Un gap dovuto soprattutto ai forti incrementi registrati in tutti i segmenti dai prezzi medi, che secondo gli operatori sono stati provocati dai significativi aumenti alla fonte delle materie prime, specie di importazione.

In questo contesto, spiccano ancora di più le buone performance messe a segno dai segmenti che, grazie al valore aggiunto dato dal contenuto di servizio, hanno saputo trovare un posizionamento più premiante, oltre a dare più visibilità alla marca, con una ricaduta positiva sull’intera offerta dell’azienda.

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Il valore della frutta secca è proporzionale al servizio
Mercati | Gdoweek 425 | 5/03/2008 |

SOMMARIO GDOWEEK/AL 430

Quando le imprese scelgono la multilocalizzazione

Un'impresa che mette l'export fra le sue opzioni di crescita strategiche può arrivare a coprire un gran numero di mercati mondiali e ad ottenere tramite questa via una quota notevole, spesso molto superiore al 50% del suo fatturato. Alcune imprese si trovano, una volta sfruttate appieno tutte le potenzialità offerte dall'export, a dover effettuare una ulteriore mossa strategica: quella del passaggio da una strategia basata sull'export a una basata sul decentramento, spesso definito anche come multilocalizzazione. E' piuttosto difficile stabilire con esattezza il momento in cui si passa dalla prima strategia alla seconda, anche perché varia in funzione delle caratteristiche delle aziende prese in considerazione e dei mercati in cui queste operano. Esistono comunque alcuni criteri per distinguerle.

La strategia basata sull'export
In una strategia export-based, l'impresa tende a mantenere la produzione concentrata negli stabilimenti presenti nel mercato domestico, eventualmente integrandoli con altri dislocati all'estero, solitamente per sfruttare differenze nei costi di produzione. Gli stabilimenti esteri in questo caso sono perlopiù subordinati rispetto a quelli domestici e spesso si limitano alla fabbricazione di alcune linee di prodotto, di componenti e accessori, oppure a operazioni di assemblaggio finale. Le decisioni produttive, così come le produzioni strategiche, vengono mantenute vicine alla casa madre. Allo stesso modo ci si comporta con le decisioni relative alla strategia di prodotto di mercato e di vendita. Le filiali estere si limitano il più delle volte ad eseguire ordini o a mettere in pratica linee strategiche provenienti dalla casa madre, con poca possibilità di modificarle e adattarle in autonomia ai mercati in cui operano. In buona sostanza, si delegano alle filiali unicamente le attività che godono dei vantaggi del decentramento, ovvero il contatto con i clienti finali, che permette un'interazione più rapida e una riduzione dei gap culturali, la logistica che riduce i tempi ed i costi del servizio di consegna, la gestione del post vendita, che permette una migliore qualità e tempestività di risposta. La conseguenza è che le politiche aziendali relative ai vari mercati sono fra loro omogenee o in ogni caso presentano differenze abbastanza contenute.

L'opzione del decentramento
In una strategia di decentramento, invece, l'impresa compie nei vari paesi di suo interesse più attività della catena del valore, in un modo che la casa madre possa svolgere una funzione di coordinamento, ma che le politiche adottate nei singoli mercati risultino fondamentalmente indipendenti le una dalle altre. Una strategia di multilocalizzazione è rappresentabile all'interno di un continuum compreso fra due estremi. Il primo coincide con la forma più estrema di strategia basata sull'export, ovvero nel mantenimento della produzione in un ristretto gruppo di stabilimenti localizzati prevalentemente sul mercato domestico e nel decentramento di tutte le attività a valle nella catena del valore. Il secondo estremo vede l'impresa localizzare una catena del valore completa o quasi completa in ogni paese o gruppo omogeneo di paesi in cui vuole operare. L'elemento comune ai due estremi è la mancanza di interrelazioni significative fra le attività decentrate nei vari paesi, poiché esse dipendono dalle condizioni specifiche dei singoli mercati o gruppi di mercati. La strategia viene quindi strutturata su base nazionale e le unità locali sono dotate, nell'ambito degli obiettivi e delle risorse loro assegnati, di un'ampia autonomia.

Gli elementi della scelta
Gli elementi che influenzano la scelta di un assetto strategico basato sull'export piuttosto che sulla multilocalizzazione sono molteplici. Il primo è costituito dalle risorse e competenze di cui l'impresa dispone. Una politica di multilocalizzazione implica investimenti notevoli e la capacità di attrarre risorse umane qualificate e dotate del know how adatto ai vari mercati coperti. Importante è poi il tipo di settore nel quale l'impresa opera. Alcuni prodotti si prestano meglio di altri a politiche omogenee sui vari mercati mondiali. Infine, sono rilevanti le caratteristiche del contesto di origine dell'impresa. Ad esempio se un'impresa è già abituata ad un livello alto di competizione e di flessibilità sul suo mercato domestico, riuscirà anche ad adottare e realizzare strategie di decentramento con maggior facilità. Date le risorse e competenze dell'azienda è più facile realizzare politiche di decentramento se: 1)Esiste la possibilità di sviluppare nuove risorse e competenze per effetto dell'interazione fra il sistema di offerta dell'azienda ed i mercati locali sui quali l'azienda opera. Oppure, 2)Se si può realizzare un processo di fertilizzazione incrociate fra risorse e competenze presenti in diverse parti del sistema aziendale. 

Esempi di successo
Un esempio del primo caso è dato dalla possibilità di accedere a nuove conoscenze tecniche e scientifiche grazie all'entrata in un nuovo mercato. Pensiamo alle aziende tecnologiche che portano i loro stabilimenti nella Silycon Valley californiana per accedere al vasto stock di conoscenze scientifiche presenti sul territorio. Altro esempio è la possibilità di sviluppare nuovi prodotti e servizi derivanti dal contatto con bisogni del consumatore diversificati; le multinazionali del largo consumo che hanno dovuto sviluppare un forte know how nell'offerta di prodotti monodose per il mercato indiano, dove il consumatore vuole il prodotto di marca ma ha i soldi per acquistarlo solo in piccole quantità. Questo know how viene progressivamente trasferito in altri mercati in via di sviluppo. Il secondo caso è dato dalla possibilità di trasferire le best practices commerciali e produttive maturate in un certo mercato alle business unit di altri paesi. E' questo un metodo utilizzato ad esempio dal gigante svedese Nobia, il leader mondiale nella produzione di cucine.

Espresso in lattina by illy e Coca-Cola

Nasce il caffè in lattina by Illy e Coca-Cola. A pochi mesi dall’annuncio della joint venture a livello globale tra le due aziende, l’accordo si concretizza con il lancio di tre nuovi prodotti ready to drink che saranno proposti sui mercati mondiali a partire dal prossimo mese.

Ilko Coffe International, questo il nome della società nata dalla joint venture, presenterà un espresso in lattina da 150 ml e due varianti al latte: cappuccino e latte macchiato da 200 ml. Per il lancio sono stati prescelti 10 Paesi europei tra cui Austria, Croazia, Grecia e Ucraina, dove i prodotti saranno testati grazie all’accordo tra Ilko e Coca-Cola Hellenic. A seguire, tra la seconda metà del 2008 e i primi mesi del 2009, le lattine saranno commercializzate in Italia, negli altri paesi europei e nel resto del mondo grazie alla rete di The Coca-Cola Company.

La voglia di partnership tra le due aziende nasce dalla considerazione che il mercato del caffè pronto da bere è estremamente profittevole e in continua crescita: il valore globale delle vendite worldwide è infatti stimato in 16 miliardi di dollari l’anno, escludendo dalle stime il ricco mercato giapponese. I prodotti di Ilko si propongono di presidiare la fascia premium del mercato, come è naturale d’altronde per due i due brand che hanno dato vita ai nuovi prodotti.

Illy Espresso Machine: packaging “bello e ben fatto”

Una nuova confezione che interpreta la tecnologia ed il design dell'elettrodomestico che contiene. E' l'ultima novità per le Illy Espresso Machine, dotate di packaging in linea con la filosofia del “bello e ben fatto” che connota il vissuto della marca. Coerentemente con le esigenze di chiarezza legate al contenuto hi-tech, il pack studiato da RobilantAssociati dedica ampio spazio alle informazioni ma non rinuncia alla componente emozionale, garantita dallo stile della rappresentazione del prodotto. Pensata per essere estesa a tutte le macchine attuali e future, la nuova confezione debutta con X7 e X8, le ultime referenze Illy progettate per il Metodo Iperespresso, sistema a capsula chiusa per l'espresso di casa.

Vue Technology & partner per la piattaforma TrueVue

Tracking delle calzature sportive dal centro distribuzione al corporate factory store. E' quanto implementato con successo da New Balance -catena di negozi di atletica- grazie alla piattaforma TrueVue di Vue Technology, combinata con tag di Avery Dennison, reader Rfid mobili e fissi e antenne Motorola.
Obiettivo: migliorare la visibilità nell'inventario a livello item lungo ogni passaggio della supply chain, ossia dal cedi al magazzino del pdv e fino allo scaffale. Ciò permette all'insegna di abbassare i costi del lavoro (per ricevimento e replenishment) e le rotture di stock.

Teleshelf di Garrisonpop testato da Müller

Una rete di sensori elettronici che contano i prodotti presenti a scaffale. I dati di stock e di consumo vengono quindi trasmessi via Sms all'azienda di riferimento, che li può consultare -dalla sede o da cellulare- ed analizzare in remoto o in tempo reale. Queste le proprietà della soluzione Teleshelf di Garrisonpop, verificate “sul campo” da Müller Italia: supporto tecnologicamente avanzato, consente di controllare a distanza gli acquisti presso i pdv ed ottenere una serie di report mirati. Derivandone indicazioni preziose per le scelte aziendali più strategiche.

Sharp: la comunicazione cresce con i display XXL

Le soluzioni visual di nuova generazione qualificano l'immagine del pdv. In tale ottica, per la gdo possono rappresentare un'opzione interessante i display XXL presentati da Sharp in occasione di Euro-Shop 2008, fra i quali il monitor Lcd più grande al mondo per l'e-signage, con diagonale dello schermo da ben 108 pollici. Non solo: la linea accoglie anche schermi da 65 pollici -anche nella versione touch screen per applicazioni interattive- e display piccoli per shelf-labelling. Gli apparecchi garantiscono 50mila ore di durata in funzionamento continuo.

SG Consulting promuove i cartellini intelligenti

I cartellini intelligenti esercitano un grande appeal sulla clientela. Il concetto viene sostenuto con forza da SG Consulting, che propone di impiegarli non solo nel reparto vini -dove già sono state implementate sperimentazioni di successo- ma anche in area pesce e carne freschi confezionati. Le applicazioni sul campo dimostrano, infatti, che grazie alla visualizzazione, direttamente a scaffale, di informazioni mirate circa il consumo del prodotto (come tempo di cottura, quantità a porzione, vino consigliato, indice di digeribilità, ecc.) i clienti sono più inclini al riacquisto ed anche alla prova di nuove proposte.

Motorola + Wincor Nixdorf per la spesa fai da te

Il self-scanning si unisce al self-payment. Coop Estense ha di recente introdotto -in via sperimentale- presso i propri pdv di Modena, Bari e Barletta il servizio Spesa e Via, che combina hardware Motorola per la scansione e hardware/software Wincor Nixdorf per il pagamento. Il sistema comprende postazioni “Salvatempo Più”, dove i soci che hanno utilizzato il self-scanning Salvatempo possono pagare con contanti, carta di credito o bancomat, e punti Scontrino Fai da Te, dove soci e non hanno l'opportunità di effettuare autonomamente la lettura della spesa fino ad un massimo di 15 articoli e saldare l'importo alle casse automatiche.

Motorola lancia lettore a trasmissione VoIP

Un versatile lettore wireless con VoIP per svolgere operazioni di routine in maniera più puntuale e veloce. Il CA50 -novità presentata da Motorola- offre l'opportunità di accedere in tempo reale a informazioni e persone, rispondere con rapidità alle richieste dei clienti nei pdv, eseguire efficacemente il controllo di prezzi e disponibilità di referenze a scaffale; l'apparecchio consente, inoltre, di inviare e ricevere comunicazioni vocali one-to-one e one-to-many. L'unità può essere utilizzata come terminale mobile su cui far convergere le chiamate in arrivo.

Ingenico e Retalix per i punti cassa Pac2000A

La tecnologia ottimizza il regolamento dell'acquisto. Le PinPad i3070 di Ingenico per i pagamenti, con connessione Ethernet e protocollo TCP/IP riducono i tempi operativi ed il numero di dispositivi necessari, comprimendo costi gestionali e rischi di failure. L'interazione con la cassa si realizza solo per lo scambio dell'importo da regolare, mentre la transazione di pagamento viene completamente gestita all'interno del modulo sicuro del terminale. A ciò si aggiunge la soluzione informatica Retalix Everest, che garantisce alta flessibilità in relazione alle svariate esigenze applicative.

Imec lancia tag Rfid di tipo plastico a 64-bit

E' stata presentata alla International Solid State Circuit Conference di San Francisco da parte dell'European Holst Center (fondato da Imec e Tno) una novità interessante nel settore delle applicazioni Rfid a livello item: un tag Rfid passivo di tipo plastico che opera a 13,56 MHz e garantisce un readout di 780 bit/secondo. Tale soluzione va a collocarsi in area etichettatura a basso costo, in cui oggi operano i maggiori produttori e sviluppatori di tag Rfid. Le etichette printed e chipless, in particolare, posseggono tutti i requisiti per conquistare un mercato di vastissime dimensioni.

Ibm supporta il rollout Rfid del gruppo Metro

All'insegna della perfetta tracciabilità. Metro ed Ibm hanno appena concluso il rollout del maggiore progetto Rfid a livello europeo. Tale partnership mette il retailer nelle condizioni di poter tracciare le spedizioni dai fornitori ai propri depositi e cedi e, quindi, a circa 200 pdv e magazzini ubicati in Germania. I lettori Rfid procedono alla raccolta dei dati, che vengono trasmessi in tempo reale ai sistemi di merchandise information di Metro; questi, a loro volta, utilizzano Ibm WebSphere Premises Server per aggregare ed analizzare le informazioni Rfid ottenute.

Italian Food Excellence

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